Complessità, pensiero sistemico e interpretazione della realtà dei sistemi
La teoria della complessità è un modo di guardare al mondo in termini di reti, circuiti di feedback, auto-organizzazione ed evoluzione. Ci aiuta a comprendere meglio i complessi sistemi che ci circondano.
Uno dei fattori ormai acquisiti è che la società in cui viviamo e siamo parte è un sistema complesso dinamico autoadattivo composto da un aggregato mutevole di sistemi complessi dinamici a sua volta composti di "agenti" (le persone) che sono dotati di razionalità limitata, come ormai più premi nobel hanno illustrato e dimostrato. L'essere umano non è però dotato di quella rappresentazione riduzionistica e semplicistica che lo vuole dotato di razionalità olimpica e quindi di operare scelte perfettamente razionali, quasi una sorta di novello Spock.
Nonostante questo oggi si continua a perseguire scuole di pensiero che immagina di gestire una realtà in cui la società è composta da esseri perfettamente razionali. Fra queste scuole di pensiero una delle più seguite è la scuola neoliberista o neoclassica o marginalista:
" ..... si concentra soprattutto nello studio dell'allocazione efficiente delle risorse all'interno di un mercato a concorrenza perfetta e cioè all'interno di un mercato in cui vi è un'ottima diffusione di informazioni (necessarie affinché gli operatori decidano in modo consapevole); i fattori produttivi hanno la caratteristica della mobilità, nel senso che possono essere facilmente spostati; il mercato è caratterizzato dalla presenza di un elevato numero sia di venditori che di compratori in modo tale da evitare situazioni di oligopolio e monopolio. Lo studio appunto, basato sull'adozione di leggi matematiche, si concentra sull'"efficienza", non considerando aspetti di tipo equitativo o etico. Per la scuola marginalista non è importante capire se si arriva ad un punto di equilibrio "equo", ma "Pareto-efficiente", ovvero dove non vi possa essere una differente allocazione delle risorse, che possa migliorare le condizioni del proprio promotore senza peggiorare quelle degli altri operatori del mercato. Ciò che maggiormente caratterizza la scuola di pensiero marginalista è lo studio dell'economia attraverso un metodo di tipo deduttivo-normativo, attraverso un metodo che prescinde dal considerare aspetti di tipo istituzionale, ma esaminando solo il comportamento razionale del soggetto economico...". (Wikipedia)
La questione della libertà dell’uomo è uno dei temi principali del dibattito filosofico, di ogni tempo e luogo se vediamo una definizione (o meglio ancora una delimitazione) del concetto di libertà per il senso comune, un individuo è libero quando si trova nella condizione di poter scegliere quale azione compiere tra tante.
Dunque, un’azione per essere libera deve essere nella piena disponibilità di scelta di un individuo. A questo punto, però, ci troviamo di fronte a due diverse accezioni di libertà, ossia libertà di agire e libertà di volere. La prima si qualifica come la possibilità di agire senza l’influenza di vincoli fisici o la coercizione di altri individui; la seconda, invece, è una condizione “interiore”, che consiste nella libertà di scegliere tra diverse opzioni secondo, appunto, operando scelte volontarie.
Questa seconda accezione corrisponde al concetto di “libero arbitrio”, che si può riassumere con la formula della “capacità di autodeterminarsi”.
Consigliati da LinkedIn
Si pone un problema, però. Queste infatti sono le condizioni del singolo uomo isolato dal cotesto e in possesso di tutte le informazioni per decide, ma un individuo vive e agisce in un contesto indipendente da lui, ossia il mondo e da questo ne è comunque influenzato. Ma è qui che si pongono i primi elementi di complessità. L'uomo non è un sistema isolato dal suo ambiente e quello che ipotizzo valere, secondo una visione riduzionistica, per il singolo non vale quando questo è invece è correlato con altri .
Sono due le posizioni principali del pensiero che si contrappongono, da un lato il determinismo e dall’altro l’indeterminismo. Entrambe tentano di rispondere alla domanda “l’uomo è libero?”.
Personalmente ritengo che sia sempre preferibile ragionare secondo un approccio sistemico che già di per se ha maggiori gradi di neutralità dai fondamenti della due interpretazioni.
Un aggregato sociale è un sistema complesso di sistemi complessi, dove le componenti, o agenti, sono esseri umani dotati di razionalità limitata come ampiamente spiegato e dimostrato da vari studiosi e premi nobel a cominciare da Simon nel 77'. Ogni agente quindi può operare scelte basate su meccanismi di giudizio inconsci che sono sviluppati attraverso delle euristiche, tali scelte avvengono in pochi millisecondi e solo successivamente il cervello cerca di dare una spiegazione razionale a ciò che gli si è palesata come scelta istintiva. Ovvero si riduce narrativamente a un ipotetico ragionamento che definiamo razionale che giustifichi e spiega una scelta sviluppatasi attraverso processi e filtri cognitivi ove operano formula euristiche.
Ce lo spiegano molto bene anche Kahneman, anche se interpreta in modo negativo tali processi mentali euristici dato che secondo lui generano comportamenti divergenti dalla razionalità, al contrario Gerd Gigerenzer è entrato più a fondo sulle caratteristiche dei processi cognitivi euristici si è reso conto del valore e della potenza di tale approccio e non sono quindi i processi euristici da giudicare negativamente. Quest'ultimo ha infatti dimostrato come processi euristici, di cui si è dotata la nostra specie, abbiano una efficacia non mai inferiore all'80% di correttezza nelle decisioni prese in condizioni di assoluta incertezza anche se raffrontati rispetto a qualsiasi modello di decisione di tipo puramente razionale e probabilistico.