Covid-19: i farmaci in sperimentazione
In Italia come ogni giorno, alle 18 in punto, c’è la Conferenza stampa della Protezione Civile. Il bollettino sanitario dell’emergenza coronavirus, anzi per precisione dei danni che di giorno in giorno Covid-19 arreca alla popolazione italiana. Il bollettino letto da Angelo Borrelli ieri 18 marzo va analizzato. Ecco che cosa ci dice: sono 35.713 i casi totali, 28.710 le persone attualmente positive, 2.978 i morti e 4.025 i guariti. I numeri ancora ci penalizzano, ma quello dei guariti è in aumento ed è un segnale di buon auspicio. Perché ora cominciano a esserci farmaci che sembrano salvare la vita e che si sperimentano soprattutto nel nostro Paese e in Cina. Peraltro, vi sono farmaci abitualmente usati in altre patologie che sembrano favorire il virus. E su questo c’è molto dibattito sui social.
In attesa di un vaccino, questa volta sembrano funzionare farmaci già disponibili: non sono farmaci da prevenzione o da sintomi lievi, parlo di farmaci che devono usare solo i medici in un reparto ospedaliero e solo per portare un paziente da grave a guarito. Perchè è un'ottima notizia?
Perché per pandemie passate questa situazione non si era mai creata. Per semplificare, grazie alla grande sperimentazione sul campo fatta dai medici cinesi a Wuhan, l'OMS ora sa che hanno funzionato: un vecchio farmaco anti-malaria abbinato ad antibiotici, un anti-coagulante già noto e in commercio, un farmaco biologico per l'artrite reumatoide, quello anti-Hiv e una molecola in sperimentazione per il virus Ebola e la Sars. Ottimo segno se funziona su Covid-19. Il primo guarito, Covid-19 free, in Italia. Negli altri casi si sono annullati i sintomi mortali e si è riportato il paziente infettato fuori terapia intensiva e poi alla guarigione.
E quando un vaccino?
Più di una ventina allo studio, ma ad essere ottimisti, il primo potrebbe essere autorizzato nel 2021. Possono arrivare tardi i vaccini, come nel caso dell’Ebola. Ma qui siamo avvantaggiati dalla ricerca per la Sars e ci sono persone che il farmaco vincente ce lo hanno già in mano. Adesso si tratta di fare le sperimentazioni. Con uso off label per l’uso di molecole già autorizzate per altre patologie, con uso compassionevole per quei farmaci ancora non approvati. È il caso del medicinale per Ebola.
Di solito quando si parla di vaccini però si scatenano gli oppositori?
Per ora c’è un risvolto positivo nel Covid-19 ed è il silenzio dei No Vax. Consapevoli probabilmente della gravità della situazione. Di certo se tutte le persone fossero state vaccinate per l’influenza stagionale in questa fase l’organizzazione sanitaria avrebbe tratto vantaggi nell’individuare prima chi aveva sintomi realmente sospetti da chi aveva un’influenza stagionale. Soprattutto si sarebbero evitati i casi sommatori delle due patologie infettive, con rischio di complicanze più alto.
C’è un primo guarito in Italia con un farmaco sperimentale. Quale?
Il remdesivir. Il primario della clinica di Malattie infettive del San Martino di Genova, Matteo Bassetti, lo annuncia con due parole: “Ha funzionato”. Usato per curare la febbre emorragica Ebola, la sua sperimentazione è stata appena approvata anche per il Covid-19. Il paziente curato ha 79 anni. “Abbiamo il primo vero guarito trattato con il farmaco sperimentale remdesivir - dichiara Bassetti -. Il paziente ha già avuto due tamponi negativi, dopo il trattamento iniziato il 7 marzo. Tornerà presto nella sua casa in Lombardia e questo ci ha fatto esultare. Abbiamo altri pazienti attualmente in trattamento”. E spiega: “Secondo il protocollo regionale, stiamo usando farmaci per l’Hiv come la coppia lopinavir/ritonavir (che ha guarito dei malati in Tailandia) e la clorochina (“vecchio” antimalarico). Si tratta di medicinali che abbiamo utilizzato fin dal principio. Poi abbiamo attivato per alcuni pazienti la sperimentazione dell’antivirale remdevsivir”.
Altro farmaco. Dalla Cina sono arrivate interessanti evidenze sulla possibile efficacia di enoxaparina nella lotta al Covid-19. Ma è un anticoagulante?
Studi in vitro condotti da un gruppo di ricercatori cinesi hanno rivelato che il virus SARS-CoV-2 sembra scomparire a contatto con elevate concentrazioni di enoxaparina sodica, un anticoagulante fra i più utilizzati per la prevenzione del tromboembolismo venoso. Un potente anti-trombi. Dice Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli studi di Milan: “L’interessante scoperta ha indotto gli scienziati cinesi ad avviare studi clinici, somministrando un alto dosaggio del principio attivo a pazienti colpiti da Covid-19, e i risultati preliminari sembrano molto promettenti”. A fronte di queste importanti evidenze scientifiche, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) sta per far partire anche in Italia una sperimentazione clinica, con l’obiettivo di verificare l’efficacia di enoxaparina nell’eliminazione del virus SARS-CoV-2 e testare sul campo i risultati che arrivano dalla Cina. Continua Pregliasco: “I dati suggeriscono un ruolo di questa eparina a basso peso molecolare sul meccanismo stesso di azione del nuovo coronavirus che si legherebbe all’eparina invece di attaccare le cellule dell’organismo”. In Cina, a dosaggi superiori a quelli usati per la profilassi, ha portato alla riduzione dei marker infiammatori e alla negativizzazione dei test per il Covid-19 in diversi pazienti.
Poi c’è il farmaco biologico per l’artrite reumatoide. Quello sperimentato a Napoli portando a guarigione due pazienti gravi. Quando la sperimentazione?
Da giovedì parte un ampio studio su tocilizumab (questa la molecola) per valutare rapidamente il possibile impatto del farmaco sul coronavirus. Lo ha detto il direttore generale dell'Aifa Nicola Magrini: "Saranno coinvolti 330 pazienti, intubati da non oltre 24 ore per valutare efficacia e sicurezza, i dati preliminari sono promettenti". Paolo Ascierto, direttore dell'Unità di immunoterapia oncologica e terapie innovative dell'Istituto tumori Pascale di Napoli, sta utilizzando questo farmaco anti-artrite reumatoide off label contro Covid-19: "Sono stati 11 finora i pazienti con Covid-19 trattati a Napoli con il tocilizumab. In base ai risultati che stiamo registrando permane un cauto ottimismo".
Dopo essere stato più volte accennato come trattamento efficace per combattere le infezioni da Covid 19 utilizzato sia in Cina (con 20 studi su 100 persone in corso) che in Corea, arriva l’annuncio del primo studio europeo sull’efficacia dell’idrossiclorochina.
Il farmaco utilizzato da anni contro la malaria, nel trattamento dei pazienti affetti da infezione di coronavirus che sembra accendere una speranza per la cura immediata anche sui pazienti più gravi. Secondo Didier Raoult, direttore dell’ospedale universitario “Méditerranée Infection” di Marsiglia, che ha presentato i risultati del primo studio concluso su 24 pazienti, il 75% dei pazienti trattati con idrossiclorochina, “dopo sei giorni di trattamento aveva una carica virale negativa”, ovvero non aveva più il virus attivo all’interno del proprio corpo. Non solo. L’idrossiclorochina utilizzata in abbinamento all’antibiotico azitromicina, utilizzato normalmente contro la polmonite batterica, ha portato alla guarigione dei pazienti in una settimana. Anche in Italia la si sta usando.
E veniamo ai farmaci sospettati di favorire l’infezione. Per esempio, l'ibuprofene e l'aspirina se usati nelle persone affette da COVID-19
L'EMA, l’Agenzia del Farmaco Europea, è a conoscenza di segnalazioni, in particolare sui social media, che sollevano dubbi sul fatto che i medicinali antinfiammatori non steroidei (FANS) come l'ibuprofene possano peggiorare la malattia del coronavirus (COVID-19). E dichiara ufficialmente che al momento non ci sono prove scientifiche che stabiliscano un legame tra ibuprofene e peggioramento di COVID 19. L'EMA sta monitorando attentamente la situazione. È il paracetamolo la prima opzione di trattamento per la febbre o il dolore. I consigli attuali prevedono che i FANS vengano utilizzati alla dose minima efficace per il periodo più breve possibile.
E il ruolo di alcuni farmaci per l’ipertensione, per la pressione alta?
Anche in questo caso si sono diffuse notizie che Ace inibitori e Sartani faciliterebbero l’infezione da COVID-19. La Società scientifica dei medici di medicina generale (SIMG) afferma che “si tratta solo di un’ipotesi di ricerca e raccomanda ai pazienti ipertesi di non modificare la terapia antipertensiva per proteggerli dal rischio di gravi complicanze cardiovascolari”, avverte Claudio Cricelli, Presidente SIMG. È quanto afferma anche la Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA).