Diventare genitori
Gli psicoterapeuti che lavorano con le famiglie hanno imparato che uno dei momenti in cui la coppia rischia di più la separazione è la nascita del primo figlio. E’ questo un passaggio maturativo ma faticoso e in parte doloroso, tanto che alcune coppie scelgono di non affrontarlo mai. Prima si era in due e si poteva vivere l’uno per l’altro, appagando reciprocamente i bisogni rimasti irrisolti nei rapporti con i genitori, originarie figure di riferimento. Ciascuno poteva essere al tempo stesso il genitore e il bambino dell’altro, amare e coccolare il partner sapendo di essere ricambiato. La nascita del bambino vero, anche se fortemente desiderata, altera questo equilibrio. L’accudimento del bambino richiede infatti non solo un forte sforzo fisico ma anche psicologico.
E non si tratta solo di resistere, senza andare in tilt, alle notti in bianco, alle sedute con il biberon o con i pannolini ma di rinunciare, all’inizio quasi totalmente, poi in misura minore ma per lungo tempo, ai bisogni del bambino che è in ciascuno di noi. Il bambino reale, insomma, deve avere la precedenza: le sue necessità, i suoi ritmi, condizionano le possibilità della coppia di stare insieme come prima: uscire, viaggiare, persino fare l’amore. Ma bisogna anche abituarsi all’idea che l’altro (il proprio partner) può in quel momento non essere disponibile per te perché è impegnato con un altro (il bambino). Insomma, bisogna tollerare non solo un certo grado di frustrazione delle proprie necessità in favore di quelle di un altro ma anche il sentimento di esclusione (mentre due sono insieme, il terzo rimane fuori). Questo è vero anche per il bambino che, gradualmente, dovrà essere aiutato a tollerare di stare solo quando i genitori vivono il loro spazio.
Naturalmente, la solitudine e l’esclusione sono relative: ciascuno dei partner sa bene che l’altro lo tiene in mente anche se non è fisicamente con lui; anzi, che si sta dedicando al bambino come ad una parte importante del progetto comune di fare famiglia. Infatti, di solito questo processo di privilegiare i bisogni del bambino, collaborando nell’accudirlo, per poi gradualmente confrontarlo con l’esistenza di una coppia che ha le sue necessità, si sviluppa in modo armonico, con qualche momento fisiologico di crisi e di tensione. Alcune volte, purtroppo, le cose sono più complicate: nella famiglia si sviluppano sentimenti di gelosia, invidia e i relativi conflitti:
Essere in tre, uniti ma distinti, risulta troppo faticoso e impercorribile. Così ci sono tentativi disfunzionali di risolvere i problemi: ad esempio, uno dei partner si attacca morbosamente al bambino, chiedendogli di soddisfare tutti i propri bisogni affettivi, anche quelli che dovrebbero invece essere soddisfatti dal compagno/a. Oppure il figlio si piazza nel letto dei genitori, andando ad occupare, concretamente e simbolicamente, lo spazio della coppia. Naturalmente l’occupazione è facilitata dal permissivismo dei genitori, così disorientati dalle emozioni in gioco nella coppia da vivere il loro rapporto soprattutto in funzione del figlio, delegandogli involontariamente il compito di stabilizzare l’equilibrio. Altre volte uno dei partner inizia una relazione extraconiugale, che ha il compito di consolarlo per le difficoltà incontrate in famiglia. Infine, l’intimità con il partner diventato genitore può rievocare gli antichi sentimenti di esclusione vissuti nella propria famiglia di origine. “Sei egoista come mio padre, e dire che ti avevo scelto proprio perché eri diverso da lui!”; “E tu sei come mia madre, parli sempre e non ascolti mai!”.
Ho l’impressione che oggi la difficoltà di fare i figli abbia origine non solo nelle indubbie difficoltà economiche delle famiglie e in un senso di incertezza relativo al futuro ma anche nelle difficoltà di affrontare dei compiti evolutivi complessi e faticosi, che il sostegno della comunità e, talvolta, di un esperto potrebbe rendere più agevoli.
Psicoterapeuta del bambino, dell'adolescente e della coppia
5 anniChiaro ed essenziale