Don't Look Up. Clima, pandemia e comete
Questo articolo non è una recensione e non contiene spoiler. Lascio ai cinefili dilettarsi sul cast stellare, la scrittura della trama, la capacità parodistica di trattare temi complessi, la recitazione impressionante dei protagonisti...oppure del "baco" ad un ora e 28' dall'inizio nel quale si vede per un paio di secondi la troupe che fa le riprese (con tanto di mascherine).
Voglio invece condividerne l'attualità della riflessione che Don't look up sembra volerci trasmettere. Due scienziati scoprono una cometa che entro sei mesi si schianterà sulla terra. Devono convincere politica e media della fondatezza della loro scoperta e muoverli ad agire.
I due ricercatori però, come i virologi a cui siamo quotidianamente abituati, sono ondivaghi, non hanno tutte le certezze che servirebbero e non portano una comune visione sul proseguo. Si barcamenano tra l'intima e fondata convinzione della tesi di fondo (la certezza che la cometa è un problema serio), l'idealismo di chi mette i principi davanti alle soluzioni (rappresentato dalla giovane ricercatrice) e le avance (non solo mediatiche e di potere) alle quali non sa resistere il professore Mindy, interpretato da un superlativo Leonardo Di Caprio. In questo cercare una coerenza, che sapranno trovare solo in ultimo (tranquilli non spoilero), riscontriamo come il mestiere di scienziato non è privo di dubbi ed è naturalmente portatore di errori e difficoltà così come qualsiasi altro.
La scienza ha la capacità di leggere la realtà con grande efficacia, ma non risolve da sola i problemi a cui siamo chiamati. Ha bisogno di altre chiavi di lettura per essere condivisibile. Noi infatti non percepiamo un evento quando si sviluppa vicino a noi analogamente a quando si verifica lontano. Quanti hanno infatti sostenuto all'inizio della pandemia che si trattasse di una semplice influenza fino a quando non sono stati colpiti nei propri affetti o direttamente. Altrettanto abbiamo limiti di comprensione quando il tema di cui si discute è di dimensioni non apprezzabili dai nostri sensi, rispetto a quando possiamo percepirlo. Un virus, una variazione di temperatura media dell'atmosfera così come una cometa nello spazio profondo, non sono caratterizzate da dimensioni leggibili dai nostri sensi. E la scienza invece si muove proprio in questi ambiti. Inventa strumenti che rendono visibile l'invisibile e misurabile l'indeterminato. Per chi non ne conosce le regole, o per chi non dispone degli strumenti di lettura adeguati, richiede "atti di fede" che una parte significativa del grande pubblico non è disposto a fare. Da qui la negazione dell'imminenza e gravità del problema che determina l'urlo di disperazione dei due scienziati. Ma il loro è un urlo come quello di Munch. E' sordo per il mondo, seppure disperato nelle sue ragioni.
L'intervista in diretta TV nella quale il prof. Randall Mindy letteralmente impazzisce non appare diversa dallo sfogo di Greta Thunberg che urla "Mi avete rubato i sogni e l'infanzia" davanti i giornalisti all'ONU, così come analoghe saranno le poche conseguenze di quel gesto.
Ancora peggio fanno la comunicazione e la politica. Pronte ad usare la scienza in totale assenza di una base etica che consenta di assumere su di se la responsabilità dei propri atti e delle proprie inazioni.
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In entrambe i casi è una logica del potere per il potere. Si tratta dunque di mezzi senza fini. Ma la politica non può darsi fini da sola. Dovrebbe essere nel lavoro collettivo guidato da una comune visione della società e del mondo che si determinano i fini ai quali tendere. Su questo la cultura (quella umanistica in particolare) ha un ruolo che invece la società attuale complessivamente pare aver del tutto dimenticato. Nel film nessun personaggio ha uno spessore culturale. Il peggiore è il capo di gabinetto che sembra un personaggio da reality show (qualsiasi riferimento a persone o fatti realmente avvenuti è da parte mia assolutamente voluto).
Le azioni di una leadership politica di fronte ad una minaccia estrema dovrebbero improntarsi all'unione che viene dalla mediazione tra le posizioni (che è frutto della lettura sociologica, filosofica, storica e psicologica) ed all'individuazione del bene comune che da questo discende, e non alla consolidata dinamica politica del "noi contro loro".
La figura della Presidente degli Stati Uniti del film invece in questo è paradigmatica. Il suo slogan arriva a capovolgere quello della scienza (Non guardate sopra) e costruisce la contrapposizione utile a mantenere il potere. Lo scienziato in questo o si fa usare (come si accennava sopra) o si isola sul tetto del suo centro di ricerche guardando le stelle. Nella figura del Presidente, che si dimentica persino del figlio quando si tratta di salvarlo, la metafora della politica che nell'interesse attuale, tralascia senza senso di colpa alcuno quello delle prossime generazioni.
Insomma un film che va visto e forse rivisto per coglierne le numerose sfumature e per sorridere anche di noi stessi e dei nostri tempi. Per poi spegnere il televisore e darsi realmente da fare.
Guardate Sopra !
Responsabile Formazione HSEQ - HSE Learning Senior Manager - Homo Safety - Certified facilitator in the LEGO® SERIOUS PLAY® Method
3 anniBello il film e interessante la tua analisi che condivido, nel grottesco ed esagerato caratterizzare del film rimane lo scienziato e la scienza che non riesce a comunicare con fiducia e la politica che prende decisioni sulla base di elementi che non dovrebbero costituire elementi! per decidere. Poi mi fermo perché non si possono fare spoiler però ne consiglio anch'io vivamente visione e riflessione. #dontlookup