Dovere e Piacere
“Prima dovere e poi il piacere” disse qualcuno. “Fai un lavoro che ti piace e non lavorerai un solo giorno nella tua vita” pensò qualcun altro. Non mi piace né l’una né l’altra frase, perché da Project Manager so bene che bisogna fare prima quello che va fatto prima (che ti piaccia o no) e, pur amando il mio lavoro, è pieno di attività poco affascinanti che a volte non avrei proprio voglia di fare (e che spesso son proprio quelle che fanno la differenza!).
Il lavoro occupa una porzione significativa delle nostre giornate, e siamo perennemente alle prese con la sua dualità intrinseca: da un lato il dovere di adempiere alle proprie responsabilità e raggiungere obiettivi, dall’altro il piacere derivante dal sentirsi realizzati e appagati in ciò che si fa. Trovare un equilibrio tra questi due poli è la sfida cruciale per garantirci il benessere personale e indirizzarci al meglio verso il successo professionale.
Il dovere è percepito come una forza necessaria ma gravosa. È la componente razionale del lavoro, che ci spinge a rispettare scadenze, mantenere impegni e soddisfare aspettative. Per molti, il dovere si traduce in una routine che può sembrare ripetitiva o priva di stimoli, ma che è indispensabile per mantenere l’equilibrio e trovare la stabilità finanziaria e sociale. Ma è vero che un approccio al lavoro basato esclusivamente sul dovere si trasforma alla lunga in una fonte di stress e alienazione.
Le responsabilità legate al dovere, soprattutto in contesti lavorativi competitivi, generano un senso di pressione costante. Accade soprattutto quando il lavoro diventa un mezzo per soddisfare esigenze esterne (il bisogno di approvazione, la paura di fallire, il desiderio di avanzamento, ecc.) a discapito di una soddisfazione intrinseca e molto personale.
Al contrario, il piacere rappresenta la componente emozionale e appagante del lavoro. È ciò che ci fa sentire vivi, creativi e coinvolti in ciò che facciamo. Lavorare con passione significa vedere il proprio ruolo come una fonte di significato personale, non solo come un obbligo. Il piacere al lavoro può derivare da situazioni diverse e soggettive: la possibilità di risolvere problemi complessi, collaborare con persone stimolanti, apprendere nuove competenze, contribuire a un obiettivo più grande e tante altre. Solo a scriverle mi sento già meglio.
Eppure, inseguire esclusivamente il piacere è anch’essa una strategia insostenibile. Un lavoro guidato unicamente dalla passione può portare a ignorare i limiti personali, a prendere direzioni che si rivelano poi inadatte a sfruttare il nostro potenziale, a ignorare vie inizialmente complicate che però ci porterebbero molto più lontano. Senza dimenticare che il piacere per qualcosa è destinato a svanire o modificarsi dopo anni, soprattutto per chi tende a cercare di progredire, migliorare e cambiare.
La sfida difficile che ci accompagnerà sempre è proprio la ricerca di un punto di incontro ed equilibrio tra il dovere e il piacere. Questo equilibrio è fondamentale non solo per il benessere individuale, ma anche per le performance, l’efficacia e la sostenibilità del lavoro nel lungo termine. Per raggiungerlo potrei individuare una serie di azioni:
Il lavoro non può essere una scelta binaria tra obblighi e passioni, ma deve diventare un campo in cui queste due dimensioni possano coesistere in maniera efficace e produttiva. Trovare un equilibrio tra dovere e piacere è un percorso continuo di auto-consapevolezza e adattamento, e i benefici di una vita lavorativa appagante e sostenibile valgono ogni sforzo.
Esercizio. Che equilibrio hai oggi tra dovere e piacere nel lavoro? E nella vita? Cosa vorresti invece che succedesse nel futuro? Crea il tuo piano e individua, oltre ai suggerimenti dell’articolo, altri metodi per trovare il tuo personale equilibrio tra dovere e piacere, quello che ti porterà a raggiungere risultati con soddisfazione personale. Buon lavoro.
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Ingegnere iscritto all'Albo Professionale con competenze nelle energie rinnovabili
3 mesiTrovo sempre molto interessanti gli approfondimenti di Walter Romano perchè danno spunti su cui riflettere riguardo l’approccio al lavoro. Gli faccio i miei complimenti.