E' passato un anno
E’ passato un anno da questa fotografia: con Mauro Fenoglio Gaddò al volante stavamo andando a ritirare la strumentazione usata al White Show a Milano per l’evento di Pepe Jeans, realizzato come Discovintage…. Si parlava di storie ed eventi con la musica, lontani da ciò che in realtà conteneva questa fotografia.
E’ cambiato infatti il modo di definirla questa fotografia, di leggerla: allora, il giorno stesso, e i primi successivi, era una foto curiosa, quasi impossibile pensare che uscendo dall’autostrada in viale Certosa a Milano ci si potesse ritrovare in una situazione dove Ernesto Calindri avrebbe potuto mettere il tavolo del suo storico Carosello. Oggi la definiamo emblematica, drammatica.
Emblematica perché rappresenta di botto, come un’anteprima, cosa avremmo vissuto poi, cosa in qualche modo stiamo ancora vivendo: in quel tratto di strada c’è il nulla, cosa avremmo trovato poi. C’è lo sbigottimento mio e di Mauro, la sensazione di essere finiti su Marte, landa deserta di un mondo che si è rivelato poi in effetti essere un nuovo mondo, un mondo diverso. Un’immagine da Day After, ma in realtà molto peggio, perché se nulla è intaccato apparentemente, è la vita ad esserlo, come ci accorgeremo.
E’ quindi drammatica perché è l’anticipazione di un dolore diffuso per le tante lapidi con scritto 2020 che si vedono nei cimiteri.
Perché è l’anticipazione di un isolamento, di un allontanamento tra le persone, tra gli amici, i colleghi, nelle famiglie; perché è l’inizio di un anno delle vite di tutti che si è perso, ad eccezione di coloro che si sono trovati a fronteggiare questa marea di sofferenza, anche senza la necessaria preparazione, che, siamo onesti, nessuno avrebbe potuto dare in maniera preventiva.
E comunque un anno è svanito davanti ai nostri occhi, se siamo fortunati e siamo qui a leggere; è svanito in chi è nel pieno della sua gioventù, in chi è di mezza età e in chi è più avanti negli anni.
E soprattutto è svanito per i più piccoli, per chi è bambino, ragazzina, che si affaccia ad una vita che si aspetta sia di movimento, di stare insieme, di giocare, di passeggiare, con gli amici, con i compagni di scuola, con la propria squadra, con chi con loro fa nuoto, danza …. Ed è svanito, perso, non tornerà: un anno di sogni mai fatti, quei sogni da piccolo ad occhi aperti, a cosa sarà il domani, il domani che è proprio domani, e che non vedi l’ora che arrivi il mattino.
Abbiamo tutti un compito, aldilà di cosa sarà e quando arriverà il cosiddetto New Normal: abbiamo il compito di far sì che quell’immagine di dramma annunciato e poi vissuto si cancelli negli occhi e nel cuore dei più giovani. Il compito nei confronti dei ragazzini che in un anno sono stati privati di un bisogno primario della persona che è il socializzare, di aiutarli ad eliminare il più in fretta possibile quel doversi isolare che ci è piombato tra capo e collo, che ci condizionerà ancora, ma che su chi si sta formando come uomo può avere un effetto disastroso, abituando all’essere per sé, mentre noi sappiamo che si è per gli #altri e gli altri sono per noi.
MANAGER - HSE Regulatory Compliance - Engineering Solutions - Energy
4 anniGrazie Renzo, di questa bella riflessione.