Editor: il lato negativo
Un lavoro avvincente, stimolante e coinvolgente, però nasconde un lato negativo.
Il mio lavoro mi piace tanto, è avvincente, stimolante e coinvolgente però c’è un lato negativo. Quale vi domanderete, ve lo svelo immediatamente: Non riuscire più a leggere “per puro piacere”. La dinamica è molto semplice: in modo automatico la mente passa in modalità “editare” e si mette a evidenziare refusi, espressioni gergali, errori grammaticali… E così qualsiasi romanzo diventa lavoro.
Vi sento già mormorare: ma ci sono così tanti svarioni nei libri?
Purtroppo sì. Oggi è sempre più difficile trovare un romanzo “pulito” che scorra dalla prima pagina all’ultima senza intoppi. E non solo tra gli autopubblicati e nelle pubblicazioni di editori minori, anche autori molto blasonati non sono esenti da refusi, ripetizioni o errori anche più gravi. Quando si tratta di stranieri è molto facile dare la colpa al traduttore, quando lo scrittore è italiano allora non ci sono scuse la responsabilità è da attribuire anche all’editore.
E scrivo editore perché, nella maggior parte dei casi, hanno abolito la figura del correttore di bozze, facendo gravare tutto il peso sulle spalle dell’editor. E i tempi di revisione sono sempre più stretti e quindi la “svista” è sempre in agguato. Per non parlare della retribuzione…
E allora come si fa?
Dal mio punto di vista è evidente, quasi lapalissiano: prima di sottoporre o inviare il testo all’editore, l’autore dovrebbe affidarlo a un editor in modo che arrivi alla casa editrice già “pulito”.
Per quanto riguarda i selfpublishing, questa operazione è indispensabile perché non c’è alcun passaggio prima che il testo arrivi in mano al lettore. E vi assicuro che acquistare un romanzo e trovarlo pieno di refusi e di ripetizioni, non fa solo cancellare per sempre quell’autore ma penalizza anche tutta la categoria degli autopubblicati.