Finalmente!
Finalmente una voce autorevole e chiara che esplicita a livello istituzionale il dubbio che pervade molti di noi avvocati: ossia che si stia perpetrando il tentativo di introdurre, attraverso disposizioni di carattere emergenziale, una riforma del processo, civile e penale, di grandissimo impatto che prevedibilmente avrebbe incontrato forti resistenze se avesse dovuto superare il fisiologico vaglio del Parlamento.
Più esplicitamente con la legge di conversione del decreto Rilancio, e la proroga al 31 ottobre 2020 del termine della legislazione emergenziale in tema di giustizia, “sono state introdotte nuove disposizioni normative da cui traspare chiaramente l’intenzione di elevare a regola generale l’allontanamento degli avvocati dalle aule di giustizia, approfittando di una situazione emergenziale, per sua natura transitoria e temporanea, al fine di modificare stabilmente, in modo surrettizio, le regole processuali vigenti”.
Forse il cittadino comune, non tecnico del diritto, non si rende ben conto di cosa stia succedendo e di quanto il diritto alla sua difesa sia messo a rischio a causa della sempre più diffusa cd. trattazione scritta, quale surrogato della trattazione orale in aula, nei giudizi che attendono di essere decisi dall’autorità giudiziaria e, più in generale, dalla gestione emergenziale del sistema giustizia. Ma alla classe forense non può sfuggire quanto sta accadendo.
Garantire il diritto di difesa non significa favorire la categoria professionale degli avvocati o amplificare il ruolo della giustizia dei tribunali rispetto ai metodi alternativi.
Significa, invece, garantire la premessa indispensabile per mantenere uno stato democratico, un obiettivo ed una responsabilità che riguarda tutti noi ma di cui la classe forense deve essere convinto e primo difensore.
Per questo spero che la voce dell’Ordine degli Avvocati di Firenze non resti isolata e si trasformi presto, “con l’urgenza del caso”, in un coro.