Food safety, ai tempi della pandemia, dal campo alla tavola. Ma come?
Propongo qua di seguito un sunto del webinar BSI 🌶 Food del 16 Giugno 2020 a cui hanno partecipato Luigi Bombardieri (Tecnologo Alimentare, Auditor e Managing Director di CR&S) e Germano Margiotta (Avvocato d’impresa - Studio Legale Margiotta & Partners).
Con un apprezzabile tempismo la World Health Organization ha diffuso notizie confortanti (la linea guida “Potential transmission of COVID-19 via food” è datata 7 Aprile 2020) riguardo alla non trasmissibilità del virus attraverso alimenti e materiali a contatto. Si conviene però che il rischio vada comunque gestito, non per virulenza diretta ma per le implicazioni e l’impatto sulle organizzazioni che operano nel settore.
Anzitutto è davvero necessario modificare il piano di sicurezza alimentare (Food safety plan) in funzione del SarsCov2? La risposta è certamente sì in quanto bisogna dare evidenza di aver considerato il pericolo.
Dopo il comparto sanitario e quello della logistica, il settore alimentare ha registrato un aumento considerevole di domanda similare a quello farmaceutico. E ciò ha innescato una serie di modifiche allo scenario operativo, ma non solo, su cui porre attenzione. Ecco alcune delle complicazioni emerse:
- Possibile diminuzione del personale a disposizione nella produzione;
- Trend generalizzato di diminuzione numero addetti sui turni e conseguente aumento del numero di turni con casi di attivazione delle linee nel fine settimana;
- Rallentamento attività formative e di aggiornamento programmate per il personale;
- Minore capacità di presidiare la tanto cardinale “filiera” data da
- Decremento della pressione da parte di autorità di controllo;
- Maggiori difficoltà di raccolta campioni per contaminanti e di analisi dei laboratori (sono tornati ad operare a livelli standard solo in Giugno).
Risultano invece comportamenti virtuosi per esempio la rinnovata sensibilità alle pratiche igieniche da parte di personale, dei trasportatori, delle cooperative esterne, dei visitatori in generale. Inoltre, si è creata l’opportunità di razionalizzare alcuni flussi di persone e materie prima dando origine a migliorie.
Da non sottovalutare poi i risvolti giuridici nel settore legati all’emergenza sanitaria. Dopo una iniziale remora sulla circolazione delle merci tra stati, la creazione delle cosiddette green line ha consentito la continuità operativa/produttiva nella maggior parte dei casi.
Va menzionata anche la potenziale responsabilità del produttore che è stata resa non applicabile. Abbiamo purtroppo visto emergere casi di pratiche commerciali scorrette relative all’utilizzo del claim “Covid free”, su cui l’autorità per la concorrenza e il mercato europea si è pronunciata smentendo categoricamente il possesso di una tale caratteristica dei prodotti.
L’istituzione di team per la gestione della crisi o la nomina di un “Covid manager” (adeguatamente formati) sono da valutarsi positivamente al pari dell’opportunità di rivalutare piano HACCP. Questo processo ha innescato una revisione più ampia anche degli aspetti di security dei siti produttivi dove è stato riconsiderato il tema degli accesi di lavoratori temporanei, visitatori, ditte subappaltanti di pulizia e facchinaggio.
Si consiglia inoltre di porre una particolare attenzione ai processi di validazione delle etichette in risposta alla possibile necessità di sostituzione ingredienti. Il controllo della bontà delle dichiarazioni in etichetta per esempio su allergeni e paese di origine non vanno tralasciati come anche l’applicazione di etichette secondarie o aggiuntive. Al fine di non incappare in casi gravi di incongruità che possono sfociare nel reato di frode in commercio.
Last but not least non riporre in soffitta i programmi di verifica dei fornitori senza considera opzioni alternative quali gli audit da remoto o anche solo prove di tracciabilità virtuali (facilmente trasformali in più ampi audit verticali) soprattutto per eseguire approvazione di nuove materie prime, nuovi ingredienti o materiali di imballaggio.
Tutte cose giuste ma chi e' certificato e , sulla carta , ha gia' procedure e struttura adeguata (compreso business continuity , food defence) ha una "opportunita" , ovvero valutare come si e' comportata l'azienda in questo periodo , una sorta di stress test vero e non come simulazione . La valutazione poi porta a definire eventuali miglioramenti. Alla fine il giudizio lo dara' il mercato sulla base della capacita' di continuare a fornire alle stesse condizioni di qualita' e prezzo , molti clienti ( quelli grossi ) chiederanno garanzie vere.
Controllo qualità alimentare. Editor e community manager #sostieniilpianeta. LinkedIn Top Voices Ambiente 2021
4 anniGrazie della tua sintesi Paolo Bersighelli, molto simile agli appunti che ho preso ieri durante il Webinar, che è stato molto interessante.