Genitorialità a portata di click #5 - la reciproca okness
Il benessere psicologico di ogni individuo è fortemente determinato dall’ambiente circostante, in particolare dalle persone. L’uomo è un “animale sociale”, le relazioni risultano quindi indispensabili. Frequentemente possono causare frustrazione e malessere.
La reciproca okness
Le relazioni risultano positive e appaganti quando i protagonisti hanno un atteggiamento ottimistico nei confronti della vita. Quando vedono l’altra persona con cui sono in rapporto come una risorsa da accettare, valorizzare e con cui collaborare.
In una buona relazione non si colpevolizza se stessi né si scaricano responsabilità sull’altro per quello che non è andato a buon fine. Ci si sente simmetrici, paritari, in reciproca okness. Io sono ok come te che, seppur diverso da me, sei ok. Questi rapporti sono caratterizzati da ascolto autentico, è importante comprendere il punto di vista dell’altro per cercare un punto di incontro.
Le caratteristiche delle persone con relazioni di valore
Gli individui con solida autostima, che non giudicano ma accettano gli altri, generalmente riescono a sviluppare relazioni appaganti. Si tratta di persone comprensive, disponibili, in contatto con le proprie emozioni, assertive e fiduciose.
Inoltre manifestano due caratteristiche distintive: la capacità di elaborare le giuste domande e di ascoltarne le risposte.
Porre le giuste domande: una capacità stimolante
Utilizzare quesiti e domande è uno dei modi principali che abbiamo a disposizione per conoscere l’altro. Domandare è il verbo della curiosità buona, dell’interesse vivo.
Porre le domande opportune ci consente di imparare dall’altro, di aiutarlo e di conoscerlo. Esiste una correlazione positiva tra la capacità di porre interrogativi e l’intelligenza emotiva. I giusti interrogativi sono anche l’impalcatura della corretta comunicazione.
Le domande efficaci sono quelle che vanno diritte al punto e che sospendono il giudizio, mettendo l’altro a proprio agio. Sono quesiti chiari e semplici a cui segue un ascolto attivo.
Ascoltare: un’abilità preziosa
Ascoltare è un’arte complessa. Non si ascolta semplicemente facendo silenzio, si ascolta tenendo lo sguardo vivo e presente di fronte all’altro.
Ascoltare significa molto: prestare attenzione, rispettare, osservare, percepire e sentire.
È un’abilità che si impara con la pratica e con il tempo. Si basa sulla creazione di un silenzio sia esterno che interno. Cioè adottando un approccio empatico che dimostri un interesse sincero.
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È inoltre fondamentale osservare attentamente l’altro per coglierne emozioni e sentimenti, ponendo quindi attenzione alla comunicazione non verbale. Infine è necessario sviluppare un ascolto attivo che colga le emozioni dell'altro senza esprimere un giudizio.
L’okness con figli adolescenti e preadolescenti
I ragazzi hanno numerosi bisogni, tra i quali quello di essere ascoltati e compresi.
I genitori di oggi dedicano sicuramente più tempo all’ascolto dei propri figli rispetto alle generazioni precedenti. Si tratta però spesso di un dialogo asimmetrico orientato a insegnare ai ragazzi quello che dovrebbero provare e raccontare.
È positivo dedicare al giovane un ascolto empatico in cui l’adulto non assuma una posizione di superiorità, ma si metta allo stesso livello.
Il genitore, o l’adulto di riferimento, è così chiamato a ingaggiare una posizione esistenziale di reciproca okness: io vado bene e tu va bene.
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Le persone, adolescenti e preadolescenti compresi, necessitano di essere viste e comprese.
Possiamo stimolare il dialogo nei più giovani offrendo domande giocose alternate ad altre più profonde.
Ecco alcuni esempi: quali sono i tuoi valori guida nella vita? Qual è il tuo numero di scarpe? Cosa significa per te avere successo? Qual è il luogo più lontano che hai visitato? Come ti immagini di essere tra cinque anni?
Questa newsletter è stata scritta in collaborazione con la dott.ssa Mariagrazia Banfi.
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Ci rileggiamo il prossimo mese con il sesto numero di “Genitorialità a portata di click”!
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