𝗠𝗼𝗿𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗣𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗲 𝗙𝗶𝗹𝗶𝗽𝗽𝗼
“𝗟𝗮 𝗥𝗲𝗴𝗶𝗻𝗮 𝗵𝗮 𝗮𝗻𝗻𝘂𝗻𝗰𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗼𝗺𝗽𝗮𝗿𝘀𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝘂𝗼 𝗮𝗺𝗮𝘁𝗼 𝗺𝗮𝗿𝗶𝘁𝗼”
𝗔𝘃𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗶𝘂𝘁𝗼 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗶𝗹 𝗱𝗶𝗲𝗰𝗶 𝗴𝗶𝘂𝗴𝗻𝗼 𝟮𝟬𝟮𝟭. 𝗜𝗹 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗮𝘀𝗮 𝗥𝗲𝗮𝗹𝗲
“È con grande dolore che sua Maestà la Regina ha annunciato la morte del suo amato marito. Sua Altezza Reale il principe Filippo, Duca di Edimburgo”, recita il comunicato comparso sull’account Instagram ufficiale dei Reali inglesi. “Sua Altezza Reale è spirato pacificamente questa mattina al Castello di Windsor. La Famiglia Reale si unisce al lutto di tutte le persone in ogni parte del mondo”.
Per oltre sessant’anni Filippo è stato l’ombra discreta e onnipresente della regina. “Il primo uomo di cui si è innamorata e l’ultimo”, come ha scritto un biografo. La chiamava “Lilibet”, vezzeggiativo di Elisabeth, e a un certo punto, deceduti i parenti più anziani, era rimasto l’unico che poteva permettersi una simile confidenza. Era anche il solo capace di rimproverare la sovrana, se non di mandarla a quel paese. Una volta che durante un viaggio in auto lei continuava a rimbrottarlo perché andava troppo forte, lui dopo lungo silenzio rispose: “Se non chiudi il becco, ti faccio scendere”. Elisabetta II non profferì parola. La testimone dell’episodio, un’aristocratica che anni dopo riferì l’aneddoto, in seguito domandò alla regina per quale motivo avesse obbedito. “Perché altrimenti mi avrebbe fatto scendere”, fu la secca risposta.
Ci sono stati solo due principi consorti negli ultimi 300 anni di storia della Gran Bretagna: Albert, marito della regina Vittoria, e Filippo, marito di Elisabetta. È di Filippo il record di durata: nessuno ha resistito più a lungo nell’incarico, merito della longevità oltre che dell’armonia della coppia, che nel 2018 ha festeggiato settant’anni di matrimonio. Ma che incarico era il suo? Nessun potere effettivo. Trecento manifestazioni pubbliche l’anno, parate militari, onorificenze, strette di mano, spesso accanto alla moglie, anzi un passo indietro. Non era facile, un ruolo così secondario, per un uomo che amava i cavalli, la caccia e – si dice – le donne: non è chiaro se attorno a lui non siano scoppiati scandali perché rinunciò ai flirt, una volta sposata la regina, o perché è stato l’unico membro della famiglia reale a non farsi scoprire in flagrante dai tabloid. Soltanto voci, rilanciate a decenni di distanza dal serial “The Crown”.
Si conoscevano fin da bambini. In effetti sono cugini, sia pure di lontanissimo grado. Vittoria. Figlio del principe Andrea di Grecia e Danimarca e, per parte di madre, discendente di un nobile casato tedesco, nel luglio 1939, alla vigilia della seconda guerra mondiale, Filippo era un cadetto 18enne al Royal Navy College, quando re Giorgio VI venne a visitare la sua accademia militare portando con sé Elisabetta. Giocarono insieme a croquet, parlarono, si accese una scintilla. Lei gli scrisse durante gli anni della guerra, in cui lui si distinse in battaglie navali nel Mediterraneo. Terminato il conflitto, il re approvò le nozze. Ma Filippo dovette convertirsi dalla religione greco-ortodossa a quella anglicana; essere naturalizzato britannico, adottando il cognome Mountbatten; rinunciare ai diritti al trono ellenico, da cui era stato deposto suo zio Costantino; e ricevere il titolo di duca, ma non di principe che gli sarebbe stato assegnato solo dieci anni più tardi. A parte sua madre, nessun membro della famiglia di Filippo fu invitato al matrimonio. Comprensibilmente: le sorelle erano sposate con nobili tedeschi simpatizzanti del nazismo. Alla regina madre, mamma di Elisabetta, non era mai piaciuto: in privato lo chiamava l’Unno. Partirono in viaggio di nozze per Malta, dove lui fu assegnato come ufficiale di Marina e dove restarono fino al febbraio 1952, quando la morte improvvisa di Giorgio VI richiamò a Londra la principessa e cambiò le loro vite.
Gli eventi memorabili dei decenni successivi sono stati, per Filippo, tutti privati. Quattro figli: Carlo, Anna, Andrea, Edoardo. I divorzi di tre di loro, incluso quello tragico tra il primogenito e Diana. Filippo era un padre burbero, severo (tranne con Anna, la prediletta), all’antica. È stato accusato a lungo, dai fautori della teoria del complotto, di essere il mandante dell’omicidio di Diana. In realtà una serie di lettere, pubblicate dopo i fatti, hanno rivelato che tra i due c’era una certa simpatia. “Non potrò mai capire”, scrisse una volta lui a Carlo, “come un uomo possa lasciare Diana per innamorarsi di Camilla”.
Di memorabili ci sono le gaffes, che gli hanno guadagnato la reputazione di uomo insensibile. All’inaugurazione di una mostra sullo spazio, rivolto a un bimbo che esprimeva il sogno di fare l’astronauta: “Dovrai dimagrire, ciccio bello, se vuoi arrivare in cielo”. In visita a una tribù di aborigeni: “Vi tirate ancora le frecce?” E a un parlamentare nero: “Del parlamento di quale paese è membro?”, per sentirsi rispondere, “Regno Unito, Altezza”. Chi lo conosce sostiene che non si trattava di cattiveria né di razzismo, bensì di un cervello un po’ svampito e dell’abitudine (insolita nella famiglia reale) a dire ciò che pensava. Forse il suo perverso umorismo gli è servito ad estraniarsi dai dolori, la madre ricoverata per schizofrenia, o è stato un antidoto alla noia, un modo di non prendere troppo sul serio il ruolo di principe consorte. “Ah, lei era corrispondente a Mosca”, disse a chi scrive queste righe al termine di un banchetto a Buckingham Palace. “Ci sono stato anch’io per le Olimpiadi e mi sono divertito un mondo”.
Gli acciacchi degli ultimi anni lo hanno costretto a ritirarsi dall’attività pubblica, smettere di guidare (dopo avere investito una famiglia) e infine a vivere praticamente separato dalla moglie, nella residenza di campagna del Norfolk dove la royal family passa il Natale. Così come dietro ogni grande uomo si dice ci sia una donna ancora più grande, se Elisabetta ha regnato bene, una parte di merito deve andare anche all’uomo che le è stato alle spalle. L’unico che le ha sempre parlato come se fosse una donna normale. Perfino sentirsi dire ogni tanto “chiudi il becco”, deve essere stata un’emozione per la regina, in un’esistenza dettata da inchini, protocollo e ipocrisie.