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“Affettività e sessualità nella preadolescenza : divento GRANDE”
di Dott.ssa Olivia Ninotti, Neuropsichiatra Infantile, Psicoterapeuta SISPI, Direttore Sanitario AIAS di Milano Onlus
L’ educazione sessuale è una materia di insegnamento obbligatoria nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea; fanno eccezione alcuni, tra cui l’Italia. Laboratori sulle emozioni o sull’affettività sono ormai progetti consolidati nelle scuole italiane, seppur sempre progetti e non ‘materie’, mentre la sessualità è un argomento ancora poco proposto all’interno delle scuole, se non dopo la primaria secondaria.
Perché è così difficile parlare di sessualità con i bambini?
Eppure a partire dalla nascita i neonati sono principalmente esseri emozionalmente e relazionalmente fisici in cui il contatto con gli adulti è uno dei canali di comunicazione più importanti. La condivisione dell’intimità con l’adulto di riferimento è infatti un linguaggio preverbale fondamentale per lo sviluppo psicofisico del neonato.
I concetti di “pulito” e “sporco”, quello di pudore e la differenza tra maschi e femmine sono altre tappe evolutive che il bambino apprende in famiglie e nella comunità in cui è inserito nel corso del tempo e a contatto con gli altri. Tutto questo non è scisso dai messaggi di affettività che sono appunto intrinseci con l’educazione sessuale fisiologica appresa nella crescita dei primi anni. Ci sono famiglie più fisiche, in cui il contatto è fonte di soddisfazione principale e di risoluzione del conflitto. Ci sono famiglie invece più contenute nelle effusioni corporee e più razionalizzanti rispetto alle emozioni. Ci sono famiglie più ‘pudiche’ e famiglie meno riservate e più istintive nella trasmissione della sessualità a livello consapevole e inconsapevole. Ci sono famiglie un po’ e un po’…ma la maggior parte delle famiglie affronta la tematica della sessualità quando i bambini fanno domande e sempre nella maggior parte dei casi, la domanda del figlio mette in imbarazzo e in dubbio il genitore.
Con la crescita del figlio, infatti, questa variabilità gaussiana nel vivere e parlare di sessualità incide notevolmente sul messaggio implicito che ai bambini passa e cioè che di emozioni e di affetti si può parlare e agire, mentre ciò che riguarda la sessualità si stacca da emozione e affetto e si avvolge di qualcosa di misterioso che va affrontato al limite con i pari e spesso di nascosto.
Il passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria rappresenta un’area critica fisiologica per i bambini, che lasciano l’infanzia scolasticamente e fisicamente e si affacciano in un mondo più complesso nelle dinamiche di relazione, negli apprendimenti e in una corporeità disomogenea, piccola e grande insieme, a volte tempestosa, a volte in ritardo.
Nel corso del mese di marzo 2019 AIAS di Milano Onlus è stata incaricata da I.C.S. MADRE TERESA DI CALCUTTA di svolgere un percorso di formazione all’affettività e alla sessualità in una classe del 5° anno della scuola primaria.
La classe è apparsa subito vivace cognitivamente, con ottime competenze relazionali e affettive e curiosa di partecipare. I 4 incontri hanno avuto una modalità di tipo teorico-pratico con alternanza di momenti più di spiegazione a situazioni interattive che hanno coinvolto gli alunni rendendo quindi gli apprendimenti più consolidati. Attraverso il confronto con l’esperta e tra i compagni, sono state affrontate tematiche che spesso non trovano uno spazio di espressione in altri contesti. E’ emerso come da una parte i bambini di quell’età hanno bisogno di amore, di propri spazi e di sostegno nell’ambiente sociale quotidiano per potersi formare una propria identità sessuale e dall’altra hanno anche bisogno di acquisire determinate conoscenze, determinati atteggiamenti e determinate competenze superando nozioni teoriche vaghe o confusioni anatomiche. Mentre i cambiamenti fisiologici della pubertà sono apparsi come apprendimenti già conosciuti (mestruazioni, caratteri sessuali secondari ..), le reazioni corporee rispetto all’innamoramento, al piacere, all’imbarazzo e alla nudità di sé stessi o degli altri sono sembrate sconosciute ai più, se non in concetti molto confusi e un po’ infantili. Anche la gravidanza è un argomento abbastanza noto, ma non in termine di fatica e di eventuale difficoltà nell’avere un bambino e di portarlo avanti nei nove mesi ‘dentro’ e in quelli ‘fuori’. Il concepimento è poi spostato all’evento “ad un certo punto succede “,come se fosse quasi equivalente alla comparsa del menarca. Le domande spontanee dei bambini sono state spesso indirizzate verso la sessualità degli animali, come per soddisfare una curiosità che difficilmente poteva essere orientata su di loro o sui fantasmi dei loro genitori.
Con il coinvolgimento, le spiegazioni puntuali, anche molto mediche seppur facilitate, il parallelismo con i mammiferi e nello stesso tempo la divergenza con la complessità umana, fatta di sentimenti, di relazioni pregresse e attuali e di attaccamento continuo verso figure di riferimento, i bambini hanno potuto esplorare e comprendere meglio che corpo, relazione e emozione sono strettamente connessi e l’insieme forma il linguaggio comunicativo essenziale di tutte le specie e a maggior ragione di quella umana.
Dott.ssa Olivia Ninotti, Neuropsichiatra Infantile, Psicoterapeuta SISPI, Direttore Sanitario AIAS di Milano Onlus