Il capitale umano
Se a dirlo è chi fa formazione, può passare per un Cicero qualsiasi che parla pro domo sua. Il punto è che sono molte le voci che si alzano di questi tempi a perorare la causa della formazione. Per ultima, al momento, quella del rettore del Politecnico di Milano, che riprende qui la proposta-invito di Ferruccio de Bortoli per una convergenza di azione di pubblico e privato, con un ragionamento come sempre di grande spessore, per cui rinvio al "Corriere" di oggi.
Qui a me sta a cuore, in particolare, il tema della formazione dei formatori in ambito scolastico. I docenti si trovano oggi a dover affrontare, spesso senza una adeguata preparazione, le sfide non solo e non tanto della didattica a distanza (DAD), che in queste forme è destinata comunque a finire; ma sono chiamati a svolgere la loro funzione in un mondo che è destinato ulteriormente ad evolvere, con studenti che richiedono, che hanno bisogno, di competenze identiche nella loro essenza rispetto al passato, ma diverse nella loro manifestazione concreta. Se è sempre stata necessaria la capacità di creare connessioni, di "unire i puntini" come disse Steve Jobs, è evidente che oggi questa capacità si manifesta con altre modalità, non solo con altri mezzi, rispetto al passato.
I cambiamenti in atto nella cosiddetta "infosfera" incidono sulla percezione dei due parametri fondamentali del tempo e dello spazio: l'hic et nunc non è più quello di vent'anni fa. E in questo nuovo mondo il sistema formativo, università compresa, corre il rischio di essere fatalmente in ritardo. Occorre riprogettare le modalità di trasmissione di saperi e valori, di competenze tecniche e personali. Non è qui il luogo per entrare nel dettaglio: però qui voglio rimarcare ciò che hanno scritto Ferruccio Resta e De Bortoli, cioè il bisogno di una alleanza di tutti gli attori sociali, sia pubblici che privati.
Lo Stato, in tutte le sue diramazioni centrali e periferiche, non può non essere lento, per molti e (non sempre) buoni motivi; il privato dal canto suo non può agire solo per fini astrattamente filantropici. Ma c'è un terreno comune, ed è lo sviluppo armonico della nostra comunità nazionale, in cui lo Stato, il Pubblico accetti la sfida della modernizzazione che dal Privato viene molto forte; il Privato dal canto suo mette a disposizione il meglio di sé per contribuire al benessere collettivo.
Esistono certo già esempi virtuosi, ma occorre elevare a sistema questa collaborazione: cito, solo per esempio, il progetto Generazione d'Industria che vede coinvolti da dieci anni l'Unione industriali di Varese e molte scuole del territorio, specialmente tecniche. Occorre portare nelle scuole, specie nei licei, quel tanto di concretezza e pragmatismo che non sembra esserci. Da ricordare che su quest'obiettivo si era speso una ventina d'anni fa l'allora ministro Luigi Berlinguer, e per questo fu ampiamente osteggiato e perfino deriso.
Il momento è propizio per dare una svolta. Nel nostro piccolo ci proviamo anche noi di Palestra della Scrittura, con corsi dedicati proprio ai docenti in modo da offrire loro una formazione coerente con i bisogni, ma capace di portare il meglio dell'esperienza formativa, comunicativa, linguistica che viene dal mondo delle professioni, delle aziende, della ricerca.
Cambiare si può, non per cambiare, ma per dare un avvenire solido alle nuove generazioni.
Communication Manager - Co-Founder Indigomedia - Sommelier AIS - Associata FERPI - Federazione italiana relazioni pubbliche
4 anniGrazie Lorenzo Carpanè condivido la tua analisi. Mi resta solo un po' di amaro in bocca per la scarsa fiducia nel Pubblico e la sua volontà di evolvere... ma spero sia solo per la mia personale esperienza...