IL CIELO IN UNA STANZA
Ieri sera, all'Ordine degli Architetti PPC di Milano, si è svolto un incontro sul tema: "Cos'è oggi una rivista di Architettura" con Michele De Lucchi (architetto/designer ora nuovo direttore DOMUS per l'anno 2018), Walter Mariotti (il nuovo direttore editoriale della rivista e responsabile del progetto di sviluppo della testata), Franco Raggi (architetto e massimo esponente di riferimento culturale dell'Ordine).
Il progetto è ambizioso, decennale e vedrà l'alternarsi di 10 direttori artistici (li definirei proprio così anche se può sembrare riduttivo visto l'impoverimento della valenza culturale nella parola Arte) ciascuno portatore di temi, esperienza, de-codifiche, capaci di arricchire il complesso universo dell'architettura e la sua condivisione. Sì, perché l'informazione - come giustamente precisava Mariotti - è lo scambio di notizie e dati verificabili; la comunicazione è la trasmissione di messaggi che hanno lo scopo di orientare il pubblico; ma il condividere è l'utilizzo comune, produttivo, di una risorsa o di uno spazio e francamente trovo rispecchi molto meglio il fine ultimo di una rivista di Architettura, da sempre fonte di in-formazione, conoscenza e raccolta di studio.
Scorrendo questo primo numero dentro il quale il mondo degli oggetti significanti (architettura compresa) caratterizza la vita dell'uomo in quanto faber - De Lucchi ne è convinto - si estende un discorso che collega antropologia, archeologia, economia, arte, poesia, progetto... dando un senso compiuto a una difficile operazione dialettica tanto importante quanto necessaria sia ai professionisti impegnati nei molteplici territori dell'abitare, sia a tutti coloro che coltivano un interesse lato, non più appannaggio di una ferrea divisione specialistica. È tempo forse di rimettere mano alla visione globale dell'operato dell'uomo su questa terra e riunire, tramite le recenti possibilità di connessione, quel sapere confluito in drammatica frammentazione. Non tanto di inevitabili competenze ma quanto di intenti poco lungimiranti, di false priorità legate a benesseri fittizi settoriali, di semplificazioni cieche o dannose.
Mi piace intravedere in un prodotto cartaceo, simbolo materico di storia e pregio da conservare, un condensato di relazioni e potenzialità senza limiti. Certo da fruitrice onnivora l'ideale sarebbe poter accedere a possibili approfondimenti e fonti tramite hyperlink come il digitale consente. Gli strumenti non veicolano unicamente contenuti, li connettono, li esaltano. Danno nuovi stimoli alle idee, promuovono il pensiero. Ben venga un oggetto parlante ma non lasciamolo solo a riempire un vuoto.
Laura Bonaguro
Diploma di geometra presso istituto tecnico A.Pacinotti
11 mesiWOW... COMPLIMENTONI !! Bellissimo!