IL FATTORE CULTURALE: i reati culturalmente orientati

IL FATTORE CULTURALE: i reati culturalmente orientati

Sono poche le certezze su cui possiamo contare da cittadini del mondo in questo così particolare periodo storico governato dalla globalizzazione. Una costante nel quotidiano è certamente rappresentata dalle differenze. Ricco e povero. Bianco e nero. Conosciuto e sconosciuto. La vita come noi la conosciamo viene plasmata da manovre politiche e nuovi orizzonti economici si spalancano, dando il via a veri e propri flussi umani in partenza dai paesi più svantaggiati, con la speranza di trovare un po' di fortuna altrove.

E fu così che le culture si incontrarono. Si esce di casa la mattina e si ha la possibilità di incontrare persone che parlano una lingua che non comprendiamo, che credono in un Dio che non è il nostro, che da generazioni trasmettono valori che proprio non condividiamo. La società del XXI è a tutti gli effetti una società multiculturale e, con il giusto tempo, si impara a convivere con le differenze. Vengono accolte - sempre con alcune tristi eccezioni - le diverse religioni e le sacre usanze che ne derivano, i diversi modelli familiari, le diverse abitudini alimentari. Nonostante il processo d'integrazione stia efficacemente riuscendo in diverse zone del globo, rimane un fattore che mai verrà accolto, mai verrà accettato: si tratta dei comportamenti violenti culturalmente orientati.

Fra gli studi di carattere scientifico è importante che in quest'epoca venga data maggiore attenzione all'approccio etno-transculturale. Il tema relativo al fattore culturale in ambito criminologico ha acquisito negli anni sempre maggior interesse: le regioni di ciò sono legate fondamentalmente al fatto che la nostra società diviene ogni giorno sempre più multiculturale. L'etno-criminologia nasce, infatti, con lo scopo di analizzare i fatti criminali in relazione a culture ed etnie diverse dalla nostra.


Cos'è il crimine culturalmente orientato?

Si parla di comportamenti di matrice violenta da ricondurre a individui di nazionalità straniera i quali, trovandosi a vivere all'interno di una cultura differente, agiscono secondo le proprie credenze e i propri valori.

Fondamentale è il ruolo del diritto, come spiegano Carlo Longobardo e Raffaele Muzzica sulla Rassegna Italiana di Criminologia.

Il concetto di reato culturalmente orientato, o cultural offense secondo la definizione invalsa nella dottrina anglo- sassone, può essere considerato una manifestazione patologica della relazione biunivoca intercorrente tra diritto e cultura.

Gli esperti, dell'Università Federico II di Napoli, sottolineano inoltre la forte impronta dai valori culturali di appartenenza nella commissione del fatto categorizzato come reato nel paese verso cui è avvenuta la migrazione.

Il medesimo comportamento è tuttavia condonato, accettato come normale, approvato o, in certi casi, imposto dalla cultura di appartenenza del cultural offender, il quale si viene a trovare nel dilemma fra delinquere o seguire le proprie Kulturnormen.

Un individuo, perciò, nel tentativo di seguire quelle che sono le proprie convinzioni valoriali, si va a porre nettamente in contrasto al sistema giuridico del Paese in cui si trova, con la consapevolezza di violarne le leggi.

Per etichettare un reato come "culturale" è necessario, perciò, che siano presenti due caratteristiche:

  1. Un azione culturalmente rilevante per la propria cultura: l'individuo commette il fatto seguendo norme consolidate e condivise dal resto della comunità di appartenenza; in più, tale comportamento è di grande rilevanza per la minoranza culturale;
  2. La simbologia e l'allerta dello Stato di appartenenza: il rilievo dal punto di vista simbolico del fatto e l'alta valenza culturale per il gruppo etnico vanno a minare la sicurezza dal Paese accogliente, il quale si vede costretto ad intervenire e a "punire" il reato in modo da sferzarne la simbolicità.


Come comportarsi di fronte a questo genere di fenomeni?

Quando si vuole aprire un confronto con un comportamento culturalmente orientato è importante tenere ben a mente il fatto che dietro ad ogni azione e ad ogni fenomeno si possono nascondere vissuti, storie, tradizioni e convinzioni che stanno alla base dell'identità sociale di un individuo divenuto migrante. Lo strumento sicuramente più adatto in questo caso è l'ascolto, ponendosi di fronte al soggetto e divenendo pronti ad ascoltarlo cercando di isolare la propria mente da ogni genere di pregiudizio o pensiero critico e ricordando di non utilizzare le proprie basi culturali per analizzare il fatto, rimanendo neutri.


Reati a difesa dell'onore

Quando si introducono i casi riguardanti la commissione di reati culturalmente orientati, purtroppo, si hanno una miriadi di esempi da utilizzare per far meglio comprendere il fenomeno.

Sono davvero tante le situazioni nelle quali il fatto reato viene consumato in nome di convinzioni e valori legati alla sfera familiare e alla sua gestione. Grande rilevanza è quella dei reati a difesa dell'onore: causare la morte della propria moglie, sorella o figlia porta ad una condanna attenuata nel caso in cui l'uccisione viene motivata dalla scoperta di una loro relazione carnale clandestina. Nel 2023 leggere usanze del genere fa certamente storcere il naso, ma ricordiamo che questa disposizione è sopravvissuta fino al 1981 come art.587 del nostro Codice penale sotto il nome di Omicidio e lesione personale a causa di onore. Sono trascorsi solamente 42 anni dall'abolizione di questo barbaro articolo; nonostante ciò, sono diversi i Paesi in cui il delitto d'onore è ancora ben presente fra i codici legislativi, insieme ad altre tragiche usanze come i maltrattamenti o l'imposizione di matrimoni combinati. Uno fra questi è il Pakistan, patria della morte di centinaia di donne ogni anno in nome del mantenimento dell'onore dei capi famiglia in un sistema fortemente patriarcale. Come spiega Caterina Scialla, esperta di diritto penale:

In Pakistan, il delitto d’onore, chiamato karo-kari, è molto diffuso, più che in tutte le altre parti del mondo, secondo la Commissione Diritti Umani del Pakistan, sono centinaia le donne uccise ogni anno nel Paese nel nome dell’onore

Ricordiamo, in questo caso, la triste vicenda di Saman Abbas, la diciottenne di origini pakistane scomparsa a Novellara il 1° maggio 2021. Considerato inizialmente come un caso di allontanamento volontario, dopo poco più di un mese si sostiene la tesi dell'omicidio a causa della confessione del fidanzato sulle continue violenze che Saman subiva dal padre. La ragazza si era rifiutata di sposare uno dei suoi cugini in Pakistan, arrivando a denunciare i suoi stessi genitori per induzione al matrimonio e maltrattamenti solo l'anno prima. Il 19 novembre 2022 viene ritrovato il cadavere in un casolare abbandonato su indicazioni dello zio, il quale viene convinto a confessare dall'Imam. Il padre continua a dichiarare la propria innocenza in aula, mentre lo zio afferma di aver ucciso la nipote con l'aiuto dei cugini e il consenso dei genitori. Le indagini rimangono tutt'ora aperte.


Reati contro la libertà personale

I reati culturalmente motivati possono andare a ledere la libertà di un essere umano, qualsiasi forma essa abbia. Partiamo dai banali - che in realtà così banali non sono - reati contro la libertà di abbigliamento, legati all'abitudine di indossare un certo capo o accessorio per motivi solitamente rituali o religiosi, come il velo delle donne mussulmane. Esse si trovano molte volte a subire una doppia violenza: la prima da parte di individui della cultura del paese di accoglienza che vogliono distogliere le donne a portare un capo d'abbigliamento tanto "strano" nonostante faccia parte della loro cultura; dall'altra parte, al contrario si trovano casi di giovani ragazze di origini mussulmane ormai "occidentalizzate" che non riconoscono più il velo come segno religioso che appartiene alla loro identità, perciò esse vengono obbligate dai padri ad indossarlo ugualmente. In caso di continuo rifiuto, è capitato che finisse in tragedia.

Passiamo, poi, a reati come il rifiuto da parte dei genitori a mandare i figli a scuola a causa di dubbi d'origine prettamente religiosi, come nel recentissimo caso dei genitori di origine straniera che non portavano i bambini in una scuola con i crocifissi appesi alle pareti.

Arriviamo, così, ai reati contro la libertà sessuale - nei quali non viene concesso ai giovani e alle donne in generale di praticare la propria sessualità in modo libero - e ai reati di riduzione in schiavitù a danno di minore - nei quali le brutali abitudini del passato vengono utilizzate come giustificazione per ogni atrocità commessa da un adulto su un minore.

Per arrivare, infine, alle pratiche che per tradizione vengono fisicamente imposte anche in tenera età: si parla, fra le tante, della mutilazione dei genitali femminili, praticata nell'Africa subsahariana e da poco tempo portata anche in Europa e in Italia a causa dei flussi migratori, ma anche di circoncisione dei genitali maschili - come da usanze islamiche - e di tatuaggi o cicatrici a forte valenza culturale - come quelli sfoggiati dai "guerrieri" maori.

Antonella La Morgia

Marketing, comunicazione, copywriting, content creator, creazione e miglioramento contenuti profit e non profit. Formaz. giuridica:mi occupo di carcere, legalità, Costituzione, sono Vicedirettore Riv. Voci di dentro.

11 mesi

Se si diffonde capillarmente, soprattutto tra i giovani, una cultura del profitto, dell’ ostentazione dei beni di lusso o di tendenza, possiamo parlare, come per la cultura patriarcale, di reati culturalmente orientati se i reati sono preordinati ad ottenere quei beni o vantaggi?

Molto interessante!! Bravissima

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