Il LAGO DI MANTOVA
L' alba sopraggiunge espandendosi furtivamente sui boschi, sugli anfratti, sulla baia protetta, mentre la superficie del lago beneficia della luce del sole che scende, invadente, lasciando una scia rosso-violetto che tinge l’acqua rendendola pastosa, capace di sublimare le irragionevoli mosse dello spirito.
Il lago si estende invasivo e si distende mosso da una forza che si irradia lungo direttrici che inseguono l’illusoria possibilità di varcare i confini di quei monti che saldamente imbrigliano quell’acqua, la comprimono e l’assoggettano a una forza che ostacola la libera mobilità.
L’acqua fluttua dolcemente, sobbalza e si distende mossa da un’inesausta volontà di variazione, variazione di forma, ritmo, lucentezza.
E i monti, sovrani, si ergono maestosi, spinti da uno slancio verticale che segna piani sbalzanti, retti dall’equilibrato ergersi dell’apparire. Ombre allungate disegnano figure che sembrano sprofondare in abissi, voragini capaci di assorbire, inghiottire forme generate nei nostri sogni, fantasmi emergenti dalle nostre mostruose operazioni cerebrali.
Lungo il crinale degradante il tuo sguardo scorre mosso da una curiosità insoddisfatta, sempre alla ricerca di un indizio, di un segno, che possa ergersi come vessillo che porti impresso simboli velati di un messaggio.
Il silenzio è turbativo, inghiotte la vita tumultuosa, la assorbe come carta assorbente e cartina al tornasole per macchiarsi dell’indecifrabile e per virare verso quella tonalità che definisce, qualifica e quantifica.
Il silenzio non è mai vuoto, indistinto, in esso troviamo i segni incompiuti delle nostre azioni, l’effige caricaturale della nostra speranza.
L’aria è impregnata di quiete e una serena armonia divampa bruscamente, leggere gocce di pioggia si abbattono su quei prati isolati e alla fine lasciano una vistosa scia cromatica, segno di benedizione e di preghiera.
La Natura è pervasa da un’emozione sacra che ti assorbe e ti trasporta verso altezze dove il consueto perde la sua pregnante significanza.
Il reale è un’illusione informe e oscura. Qualcosa come un sogno splende sopra di te e da te prende forma, un velo ondeggiante, ora denso ora diafano, attraverso il quale splende il tesoro intatto della felicità.
L’ebbrezza, la leggerezza fluiscono scroscianti verso lontananze invisibili eppure palpabili.
Silenzi rupestri si avvinghiano, rispettano un patto di solidale comunanza e lasciano che lo sbattere d’ali sia una pausa della loro manifestazione e il lago esali un sospiro tenue mentre le sue acquee volteggiano bramose di libere espressività quando si insinuano tra spazi angusti radenti la riva.
La luce morbida, velata, ricopre e avvolge, come fosse una sottile elastica cuticola, tutte le cose cospargendo l’ambiente di striature argentee che lasciano tocchi iridescenti che accendono, sfuggenti, le superfici ruvide plasmate dal disordine degli eventi.
Là, lontano, in prossimità della riva del lago compare un bagliore che si propaga verso l’alto, sembra un’arcana visione, un' improvvisa comparsa, una parvenza che sollecita la tua attenzione.
Ecco si ode un crepitio, uno stridore di suoni che si alternano a silenzi prolungati che riportano quella serenità e quella pace che sospende il tormento oscuro del caos.
Insegui con lo sguardo lo scorrere lento dell'acqua, quel movimento trascina con sé il tuo pensiero, è una zattera abbandonata agli eventi che si producono lungo il suo percorso, una libera produzione che innalza se stessa quale unica forma di libertà.