Il nuovo contesto organizzativo tra specificità giuridiche e istituzionali della cooperazione del credito
Abbiamo chiesto a Sergio Gatti DG di Federcasse, di raccontarci del nuovo contesto organizzativo della casa comune del Credito Cooperativo Italiano
Sergio Gatti: il nuovo contesto organizzativo necessita di un presidio costante delle specificità giuridiche e istituzionali della cooperazione di credito
Direttore Gatti, ormai Federcasse con la nascita dei Gruppi Bancari e dell’IPS delle Raiffeisen, è la casa comune del Credito Cooperativo Italiano, sono emerse difficoltà per l’associazione di categoria a portare avanti progetti comuni per la cooperazione di credito italiana?
Federcasse, in quanto associazione nazionale di rappresentanza della mutualità bancaria italiana, è sempre stata la Casa comune del Credito Cooperativo. A maggior ragione dopo l’attuazione della Riforma 2016-2018. L’Associazione, fondata 114 anni fa, svolge un ruolo centrale nella tutela della identità e delle specificità della cooperazione mutualistica di credito, a maggior ragione dopo la nascita dei Gruppi Bancari Cooperativi in forma di Spa (Iccrea e Cassa Centrale Banca) e dell’IPS delle Casse Raiffeisen dell’Alto Adige. Il nuovo contesto organizzativo necessita di un presidio costante delle specificità giuridiche e istituzionali della cooperazione di credito, sia sotto il profilo della interlocuzione con i legislatori e i regolatori italiani ed europei, sia ad esempio nella definizione del contratto nazionale collettivo di lavoro che Federcasse firma con le Organizzazione sindacali e che riguarda gli oltre 36 mila dipendenti dell’intero sistema del Credito Cooperativo. Direi che le diverse realtà del Credito Cooperativo, nello svilupparsi del disegno riformatore, hanno avvertito - contestualmente - la necessità di un luogo dove potersi “ri-conoscere”, ritrovare e prendere decisioni insieme nell’interesse comune.
Contrariamente alle Federazioni locali che con il sistema a Gruppi hanno perso terreno nei confronti delle BCC, Federcasse sembra addirittura aver ampliato le proprie aree d’intervento.
Non è vero che le Federazioni locali con il “sistema a Gruppi” hanno perso terreno nei confronti delle BCC. Sono solo cambiate le attribuzioni, le funzioni e una parte delle attività. La nuova normativa contenuta nel Testo unico bancario affida alle Capogruppo dei Gruppi Bancari Cooperativi funzioni prima delegate alla componente associativa – vedono adesso un ruolo differente, ma non meno centrale, di quest’ultimo. Penso solo all’azione, fondamentale, che di recente le Federazioni Locali hanno svolto nei confronti delle diverse Assemblee legislative o Giunte regionali per sensibilizzarle sul terreno della proporzionalità normativa a favore di tutte le BCC - indipendentemente dal Gruppo bancario di appartenenza - e per contribuire in modo nuovo sollecitare il Governo italiano e il Parlamento europeo ad intervenire nel processo di revisione normativa in atto per recepire nell’Unione Bancaria gli Accordi finali noti come Basilea 3+. Con le dovute proporzioni, resta indispensabile anche a livello locale un luogo di interlocuzione comune sui temi propri della mutualità bancaria. Ma le Federazioni Locali continuano ad assicurare la funzione essenziale della revisione cooperativa sulle singole BCC. Si tratta di un controllo almeno biennale sulla effettività dello scambio mutualistico nelle BCC, previsto dalla Costituzione e affidato al Governo che ha delegato Federcasse e le Federazioni locali a svolgere nel concreto questa delicata attività. Molto importanti anche le attività in materia di Formazione tecnico-identitaria (previsto dal nuovo art. 63 del CCNL) per tutti i dipendenti delle BCC italiane e le iniziative – sempre più strutturate – nel campo della mutualità (con la promozione delle Associazioni mutualistiche a livello di singola BCC, come quella giovanissima della BCC Terra di Lavoro, la S. Vincenzo de’ Paoli, e con la promozione di CreaWelfare nel campo del welfare aziendale e territoriale. Infine non dimenticherei le attività per la promozione delle Associazioni e delle attività formativa a favore dei Giovani soci.
L’osservatorio nazionale privilegiato di Federcasse a quali considerazioni complessive sul sistema la conducono?
Il nuovo assetto organizzativo nato dalla riforma del Credito Cooperativo è ormai entrato pienamente a regime e ha consentito passi avanti definitivi, direi, nella stabilità del sistema e delle singole BCC, Casse Rurali e Casse Raiffeisen. I dati nazionali mostrano, non da oggi, numeri che confermano non solo la grande solidità patrimoniale del comparto del Credito Cooperativo, ma anche il loro ruolo essenziale di sostegno a famiglie e imprese. Con dati di crescita superiori a quelli del resto dell’industria bancaria. In tutto, all’interno di una “safety net” originale ed unica nel suo genere (penso ad esempio alla tutela obbligatoria dei singoli depositanti fino a 100 mila euro come previsto dalle regole dell’Unione bancaria). Negli anni più duri della crisi economica, della pandemia e adesso nella fase di incertezza data dalla guerra in Ucraina, le BCC hanno di fatto rappresentato un presidio importante di tenuta del tessuto sociale e di democrazia economica. C’è, oggi forse più che in passato, “voglia” di comunità, di partecipazione, di recuperare un localismo sano e aperto. Ed in questo percorso ci sono, in prima fila, proprio le BCC.
È pregevole l’enorme lavoro fatto negli ultimi anni da Federcasse nel recuperare l’enorme patrimonio valoriale della cooperazione di credito. Si riesce ancora a penetrare il mercato con valori e principi improntati al bene comune?
L’esperienza di questi ultimi anni molto duri dal punto di vista sociale ed economico ci ha detto che è sempre più avvertita l’esigenza di “paradigmi” diversi in economia, un nuovo approccio che mette al centro il bene comune restituendo alle persone il senso del vivere, del lavorare, del fare impresa, del contribuire alla “felicità pubblica” dei territori. Temi estranei alla logica del puro profitto individuale. Le BCC si concentrano sulla ricerca di quel ben-essere che, in ultima analisi, è esso stesso un fattore economico (laddove crea le condizioni perché le persone e le società si sviluppino in armonia). Il momento storico, se non verrà sprecato nella scorciatoia di riproporre dogmi e regole che hanno mostrato tutta la loro inefficacia, è propizio ad avviare, e in alcuni casi proseguire, il percorso verso uno sviluppo integrale come recita da 140 anni lo Statuto delle BCC all’art. 2. È un percorso non facile, lungo nel tempo, ma crediamo non ci si debba mai stancare di proporlo. Oggi più che in passato.
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La Scuola di Economia Civile è ormai una consolidata realtà che vede tra i promotori di prima istanza Federcasse. Come vede il futuro di questa importante realtà ed i benefici sul Credito Cooperativo?
La grande intuizione dei promotori della Scuola di Economia Civile che ha sede in Valdarno - su tutti il professor Stefano Zamagni - è stata quella di creare un luogo dove poter recuperare, studiare, attualizzare ed applicare le intuizioni del campano Antonio Genovesi e di altri esponenti di una scuola di pensiero, adesso finalmente riscoperta, di cui il nostro Paese deve essere orgoglioso. Si badi bene, alla SEC – questo l’acronimo della Scuola - non si studia una “lingua fuori corso”, bensì un messaggio di fortissima attualità e concretezza. Sono migliaia, già oggi, Italia le buone pratiche di imprese, enti locali, e di tantissimi giovani, che ogni anno - in settembre - presentiamo a Firenze in occasione del Festival Nazionale dell’Economia Civile e che hanno, tutte, l’obiettivo del ben-essere delle comunità.
I benefici che già oggi la SEC produce a favore del sistema BCC sono tanti e tangibili. Non credo ci sia alcuna BCC che non sappia cosa si intenda per Economia civile e Finanza Civile e cosa implichi “ragionare” secondo i suoi principi. In aggiunta, Federcasse sviluppa insieme ad altre realtà di sistema, come la Fondazione Tertio Millennio, programmi di alfabetizzazione finanziaria cooperativa e mutualistica, rivolta ai giovani degli istituti secondari superiori, nei quali l’economia civile ha uno spazio centrale.
Un altro tema che sappiamo le sta particolarmente a cuore sono i Giovani. Avete promosso tanti incontri con le Associazioni Giovani Soci delle BCC cosa pensa andrebbe maggiormente promosso nei confronti delle nuove generazioni?
Occorre far conoscere i vantaggi della cooperazione mutualistica di credito sapendo utilizzare non solo gli strumenti che oggi la digitalizzazione mette a disposizione (penso agli innumerevoli sviluppi delle applicazioni social, e non solo), ma anche suscitando un interesse che va al di là della “offerta di un servizio”. La grande opportunità che il Credito Cooperativo può offrire ai giovani è quella di poter diventare soci, e quindi “com-proprietari” di una banca di comunità partecipando attivamente alla sua attività e, nei casi di giovani soci ed amministratori, anche alla sua gestione. Sono impegni che implicano formazione, consapevolezza, grandi responsabilità e per questo con un “appeal” potenzialmente dirompente nei confronti di persone – i giovani di oggi – spesso considerati cittadini di serie B e tendenzialmente poco responsabilizzati, ma che in questo modo possono mettersi in gioco. Anche il tema della formazione è centrale: Federcasse promuove attraverso la Scuola Cooperativa attività formative dedicate in particolare ai giovani soci, ai giovani amministratori ed a quella che chiamiamo formazione tecnico-identitaria. Per capire appieno le specificità di una banca locale cooperativa, tematica sconosciuta agli attuali percorsi di studio superiore ed universitario. Anche in questo caso, stiamo investendo molto perché alcuni dei principali Atenei italiani possano iniziare a proporre corsi curriculari e post-laurea, espressamente dedicati alla cooperazione di credito.
Federcasse da sempre è promotrice o partecipa ad iniziative di beneficenza che spesso varcano i confini nazionali. Quale il motivo di un impegno sempre più ampio in questa direzione?
Promuovere la solidarietà, economica e non solo, è nel Dna delle banche di comunità ed è da sempre uno dei caratteri distintivi del Credito Cooperativo. Federcasse per questo – laddove se ne ravvisa la necessità – promuove convintamente iniziative di raccolta fondi in collaborazione con le Capogruppo dei Gruppi Bancari Cooperativi e la Federazione Raiffeisen e che vedono la partecipazione di soci, amministratori, dipendenti, come anche spesso semplici clienti. Le ultime in ordine di tempo sono state sviluppate con la Caritas Italiana. Mi riferisco al sostegno degli adolescenti costretti a lasciare l’Ucraina dopo l’invasione russa, alla iniziativa “Fratelli tutti, per un Natale di solidarietà” per le famiglie italiane con difficoltà ad arrivare alla fine del mese e per il recente terremoto in Turchia e Siria. Ma ricordo anche il lavoro comune per la ricostruzione dei territori del Centro Italia colpiti dal sisma del 2016. Il nostro obiettivo è di poter dare il nostro contributo alle grandi emergenze del nostro tempo, mettendo a disposizione un sistema che muove numeri importanti e che, pertanto, può fare la sua parte. Sempre individuando una platea di destinatari ben precisa, attività caratterizzate e partner seri ed efficaci.
Brevemente, le istanze ora all’esame del trilogo europeo, possono portare a buoni risultati per le BCC italiane?
L’attività del “trilogo” ossia il confronto tra Parlamento, Commissione e Consiglio europeo sull’approvazione del “pacchetto bancario 2021” e l’adozione dei nuovi parametri di Basilea 3+, dopo l’importante inserimento di un emendamento sulla proporzionalità promosso da Federcasse nella “Posizione negoziale” del Parlamento europeo lo scorso gennaio, si è iniziato il 9 marzo. Il nostro auspicio è che, alla fine di questo percorso, possano trovare applicazione norme ispirate a quel principio di “proporzionalità strutturale” che Federcasse, insieme alle banche cooperative europee, chiede da tempo. E’ davvero il momento di superare quei vincoli di legge, pensati per le grandi banche capitalistiche a valenza transnazionale, per riconoscere alle banche cooperative di comunità una “funzione obiettivo” diversa dalla sola massimizzazione del profitto individuale e, pertanto, alleggerendole di oneri impropri che ne indeboliscono la capacità di svolgere al meglio il proprio ruolo.