Il tempo dell'euforia
Forse non sono le paure a produrre ciò che oggi sta muovendo massicciamente consenso. Non è il sentimento depressivo del timore, che facilmente potrebbe essere oltrepassato, poiché le paure nel cuore alla lunga logorano. Forse in realtà quello che sta accadendo, ed è ben più profondo e seduttivo psicologicamente, è l’euforia dell’indisciplina. Non è la paura del nemico che muove e attrae il cuore, ma il gesto euforico, perché privo di controllo e regola, dell’insulto al nemico di turno.
La convivenza sociale ha sempre imposto forme e perimetri a ciò che si poteva dire, ai gesti accettati, ai comportamenti convenienti e appropriati. Il rispetto, i modi adatti erano una grammatica a cui attenersi, a cui costringersi, pena il discredito sociale, il biasimo, la deplorazione. La comunità era anche comuni vincoli e comuni doveri di autocontrollo, di soppressione e autolimitazione di emozioni, aggressività e desideri di prepotenza. Era disciplina di quel che si comunicava.
Ed è accaduto qualcosa di unico. Il dovere è diventato superfluo, la disciplina e la regola sono diventate fastidio e seccatura. Si è sciolta, senza autocensura e autocontrollo, la possibilità di liberare la propria aggressività e la propria ostilità, senza alcun rimprovero e disapprovazione sociale. Le ragioni della comunità e delle sue regole sulle nostre espressioni più istintive e aggressive sono state mortificate al punto renderle solo una vessazione insopportabile. Meglio l’insulto senza sensi di colpa, l’odio a cuor leggero, il disinteresse senza ragioni.
Consentirsi di strappare la propria aggressività dalle catene del dovere e della comunità è un’esperienza che permette l’euforia dell’onnipotenza. Essere costretti a limiti è esperienza umana, faticosa e impegnativa; mentre esser privi di limiti, neppure quello di rispettare la vita altrui, è l’esperienza che più avvicina al potere onnipotente del divino.
Non siamo in un periodo depresso dalla paura, ma nell’euforica libertà e leggerezza dell’onnipotenza di non avere alcun vincolo che regola la manifestazione del nostro stato d’animo. Possiamo comunicare ad alta voce il nostro odio e rimanere indenni, senza più una società che ci piega a una regola di rispetto.
Possiamo però anche chiederci, se queste ali che abbiamo indossato, che ci spingono più su, vicino al sole, non siano le medesime di quelle che Icaro indossò, che ci precipitano in una solitudine sociale fatta solo di rabbia liberata.
Executive, Team & Group Coach
5 anniGrazie Gian Maria per lo spunto interessante. Sento parlale a volte di "nebbia" nella quale le persone sentono di essere costrette a muoversi in quella che loro descrivono come "navigazione a vista" per le mille variabili con cui fare i conti. Ma quello che vedo io intorno a me è una bella "tempesta", spettacolare. Energie sempre più potenti in gioco, ognuna con intenzioni, dal proprio punto di vista, in stragrande maggioranza positive. Quello che servirebbe, su cui lavorare, sarebbe una maggior conoscenza delle proprie profonde motivazioni e risorse. Ci si paleserebbe davanti l'evidenza di un universo di opportunità a disposizione come mai era successo prima!