Il welfare a supporto delle sfide e delle opportunità per la professione declinata al femminile
Dedizione per il proprio lavoro, attenzione al cliente, aggiornamento continuo e networking sono tra le componenti essenziali del lavoro di un professionista. Impegni che finiscono per assorbire almeno l’80% delle nostre giornate. E quel restante 20% di tempo, se siamo donne, è spesso già assorbito dalla gestione delle incombenze familiari.
Il ruolo di una donna lavoratrice, e di una professionista in particolare, insomma, non è mai stato semplice, tanto meno in questo periodo di emergenza epidemiologica nel quale tante di noi hanno dovuto fare i conti con le difficoltà della gestione del proprio lavoro da remoto e la necessità di conciliarle con la cura dei familiari o l’affiancamento dei figli nella didattica a distanza.
La conciliazione diventa sempre più, quindi, una componente fondamentale delle strategie di welfare che un ente di previdenza è chiamato a disegnare, ma non l’unica, dal momento che pari importanza va data agli strumenti di rilancio della professionalità al femminile. Così come alla valorizzazione di quelle caratteristiche peculiari che corrispondono, ad esempio, a una spiccata sensibilità e capacità di analisi, e alla gestione strategica del tempo e delle attività in chiave multitasking, grazie a un approccio che da sempre offre un valore aggiunto allo sviluppo della professione.
Proprio da questo scenario nasce l’esigenza di affiancare al forse troppo semplicistico ricorso alle “quote rosa” iniziative che siano in grado di sostenere la crescita professionale e l’empowerment femminile.
Questo perché, come dimostrano anche i dati più recenti, sono sempre di più le donne che affrontano la “sfida” di misurarsi con professioni scientifiche o tecniche come quella del dottore commercialista che, negli ultimi cinque anni, ha visto la componente femminile aumentare del 13,7%, una percentuale più che doppia rispetto al numero di colleghi uomini che tra il 2015 e il 2020 è cresciuta di un decisamente più esiguo 6,4%.
Se è vero che, nello stesso arco di tempo, anche i redditi delle dottoresse commercialiste sono aumentati con maggiore rapidità, segnando un +13% nel reddito e nel volume d’affari medio, a fronte rispettivamente di un +9,7% e +8,7% dei colleghi, molto ancora rimane da fare per appianare quel gender pay gap tra professionisti e professioniste che tuttora permane.
Vanno in questo senso strumenti come il contributo a sostegno della maternità (c.d. “bonus bebé”) o il contributo complementare all’indennità di maternità che Cassa Dottori Commercialisti prevede da quest’anno anche per le neo-mamme iscritte anche ad altri enti di previdenza presso i quali le indennità siano inferiori a quella prevista dalla Cassa, e tutti gli altri strumenti di supporto per i professionisti e per le loro famiglie.
Riteniamo, infatti, sempre più importante lavorare in chiave strategica per sviluppare mezzi e opportunità in grado di supportare le donne nel raggiungimento di una piena soddisfazione professionale e familiare.