INNOVAZIONE 4.0
Quest’oggi prendo spunto da una domanda che mi ero posto in un mio precedente post nel quale raccontavo quanto di buono è stato fatto dal carcere di Opera e dal suo Direttore in tema di innovazione, engagement e motivazione. Soprattutto cercavo di concentrare l’attenzione sulle possibilità che una PA riesca ad eccellere con scarse risorse, in un contesto complesso, ottenendo grandi risultati e divenendo un esempio.
Bene cerco di ripartire da quel post per allargare l’orizzonte del mio pensiero e guardare oltre la PA. Spesso l’innovazione viene associata, corrispondendo in parte a verità, a grandi investimenti fatti da multinazionali per migliorare le performance e per essere competitivi su un mercato sempre più globalizzato e difficile da interpretare.
Basti pensare all’innovativo progetto chiamato Industria 4.0, del quale tanto si parla, che sta comportando ingentissimi investimenti in termini di robotica e tecnologie avanzate e che sarà probabilmente nel prossimo futuro alla base di una vera e propria rivoluzione industriale: la quarta per la precisione.
Se ci limitiamo a guardare gli investimenti fatti dalle multinazionali, si può pensare che tutti coloro che non hanno la possibilità di investire risorse, non potranno mai fare sviluppo ed innovazione e saranno progressivamente destinati all’oblio dell’imprenditoria.
Niente di più sbagliato. Leggendo su internet ho letto numerose esperienze interessanti legate alla possibilità di fare innovazione a “prezzi contenuti”.
Al di là di esempi interessanti come le incubatrici per neonati da 20 dollari, divenuta successivamente una start-up, o l’impiego dei furgoni delle poste francesi utilizzati vuoti come mezzi per il recupero di cartacce e cartucce di stampanti, ciò che mi ha colpito di più è come si possa parlare di innovazione rivolgendosi alle aziende avendo come guida la corretta ottimizzazione delle risorse economiche, ma anche del talento delle persone che lavorano a questi progetti ed alle esigenze dei mercati.
Ciò significa essere capaci di adattarsi come persone e come organizzazioni ad una realtà esterna che può essere essa stessa elemento di sviluppo. Adattarsi alla realtà significa utilizzare al meglio le risorse che si hanno a disposizione unite a capacità e competenze senza dimenticare una parte del nostro essere ancora ampiamente poco sfruttata che è la capacità creativa.
La creatività associata ad uno sguardo concreto sul mondo nel quale oggi si opera, consente di aprire veramente nuovi mercati e guardare all’innovazione, oggi considerata prevalentemente tecnologica, da un punto di vista completamente diverso. Sta cambiando la mentalità e si ritiene possibile raggiungere nuovi modelli nell’interpretazione dei mercati, che oltre a chiedere innovazioni tecnologiche chiedono anche interventi molto più semplici ed apparentemente banali.
Partendo dall’esperienza che ho raccontato nel mio precedente post, oggi richiamo l’attenzione sulla possibilità che si ha nel fare della scarsità di risorse e della difficoltà una grande opportunità di sviluppo, come molti periodi storici hanno insegnato. Da qui credo sia possibile ricondurre il termine innovazione al suo significato più profondo.
Roberto Turchetti