La cultura della crisi
In questi mesi si è spesso sentito parlare del “Piano pandemico italiano” non revisionato per molti anni – o meglio copiato di anno in anno, almeno così sembra – personalmente mi sono chiesto molte volte perché coloro che erano pagati e preposti a farlo non hanno fatto bene il loro lavoro.
Forse perché avranno pensato che un’emergenza sanitaria globale come quella che stiamo vivendo, non potesse verificarsi semplicemente perché nell’ultimo secolo non era più “capitata”.
L’indignazione popolare sollevata dalla questione è motivata dall’impatto che questa mancanza ha avuto sulle vite di tutti: il Piano doveva prevedere il cosiddetto “scenario di riferimento” e guidare le istituzioni nel reagire prontamente al manifestarsi del rischio pandemico.
Abbiamo invece vissuto lockdown indiscriminati, con indicazioni poco chiare, DPCM spesso contradditori ed adottati all’ultimo istante che non sono bastati a risolvere l’emergenza.
Continuando nella mia riflessione, mi sono chiesto quante erano le aziende capaci di reagire prontamente perché dotate di un Piano di Business Continuity che prevedesse anche lo scenario pandemico?
Possiamo lamentarci delle nostre istituzioni, tuttavia dobbiamo prendere atto che sono solo lo specchio della nostra società: il sistema economico italiano - come anche quello europeo – si è trovato completamente impreparato non solo alla gestione del rischio pandemico, ma soprattutto alle conseguenze che questo rischio scatena su altri rischi (effetto “di concatenamento”).
Le nostre filiere di fornitura sono andate in crash, l’iniziale approccio allo smart working ha enfatizzato i rischi legati alla scarsa informatizzazione dei processi aziendali e alla cyber security, ecc.
Ma cos’è un Piano di Business Continuity e come costruirne uno adatto alle specifiche esigenze aziendali?
Per prima cosa è necessario introdurre nell’organizzazione uno strumento strategico: il Risk Management.
Una metodologia strutturata e flessibile che consente di individuare tutti i rischi connessi al proprio business, di valutarli in maniera omogenea e di aumentarne la consapevolezza interna, attraverso la creazione di una Mappa che mostri tutte le loro interconnessioni e l’impatto sulle diverse aree aziendali.
Il risultato di questa attività è il Dossier di rischio, un documento oggettivo che contiene gli elementi per disegnare gli scenari dei rischi permettendo quindi la creazione di un piano efficace per far fronte al manifestarsi dei rischi stessi.
Il Risk Management:
- Si adatta ad ogni tipo di impresa, a prescindere dal settore di appartenenza o dal modello di business, perché prevede la possibilità di modulare gli interventi in base alle peculiarità dell’organizzazione, tutelandone il valore creato nel tempo.
- Per una corretta implementazione è necessario un team multidisciplinare di professionisti qualificati come Risk Specialist con comprovata esperienza sia sulla Governance aziendale sia sui trasferimenti possibili di rischio (legali e assicurativi).
Nessun professionista da solo (agente assicurativo, legale, consulente sicurezza ecc.) può avere tutte le competenze per sviluppare un efficace progetto di Risk Management; occorre una figura professionale che comprenda appieno tutte le implicazioni per quella determinata azienda e la accompagni a miscelare tra loro i risultati del singolo lavoro/professionista.
In Italia, a mio avviso, c’è un gap culturale sui temi evidenziati e solo negli ultimi anni sono emerse iniziative formative legate a queste tematiche: rammento cosa disse un saggio “Da un grande male può nascere un grande bene”.
Il contesto in cui ci troviamo è un’occasione per le imprese, ed in primis per chi le governa, per cercare di approfondire le proprie conoscenze in materia di Risk Management, orientandosi verso l’evoluzione insita in questo strumento che permette di valutare diversamente, e con maggior obiettività, quanto fatto finora al loro interno.
Da questo periodo storico, così intensamente condizionato dalla pandemia, possiamo trarre anche un insegnamento positivo: la gestione del rischio non è un optional ma il sistema di tutela che può salvare davvero le nostre imprese.