La nuova eterogeneità nello scouting alla MASIA: il potenziamento del recruitment in Africa
Da anni ormai seguo con grande interesse tutto il settore giovanile del Barcellona - compresa la squadra B in primera federàcion - e ho notato che in quest'ultimo periodo qualcosa sta cambiando nello scouting e nello sviluppo dei giocatori, soprattutto nei gruppi più piccoli, già a partire dagli Under 14 e Under 15.
Negli ultimi anni gli unici canterani che si sono affermati ad alti livelli - dopo Xavi, Iniesta, Busquets, S. Roberto e Messi - sono stati Alejandro Balde (terzino sinistro del 2003), Fermín López (2003), Gavi (2004) e Pedri (sebbene arrivi dal Las Palmas), mentre solo in questa stagione stiamo assistendo a un ritorno evidente della valorizzazione interna, come dimostrano gli ultimi crack prodotti dalla Masia, ossia i classe 2006 Marc Guiu, Hector Fort, Pau Prim, i classe 2007 Lamine Yamal, Pau Cubarsí Paredes, Andres Cuenca, Marc Bernal e tra i 2008 di altissima prospettiva Guillermo Fernandez Casino, eccellente trequartista perimetrale chance creator, che ha debuttato in Youth League e ha partecipato a uno stage con la nazionale U18 (ben 2 anni sottoleva).
Una possibile motivazione è che nel recente passato l’area sportiva ha abbandonato in parte i princìpi tattici cruyffiani in favore di un "gioco" diverso, quasi un mix tra il metodo posizionale e la verticalità transizionale che ha, giocoforza, obbligato a valutare diversamente i giocatori di sistema tipici della cantera blaugrana.
Oggi, cioè, alla Masia – oltre ai giocatori cresciuti all'interno dell'academy che continuano nel percorso formativo, secondo il bagaglio tecnico diciamo naturale e storico - si sta andando verso un reclutamento esterno di ragazzi che abbinano la tecnica individuale applicata con la potenza fisica e atletica. E' quindi cambiata la profilazione in senso stretto, andando sempre di più a sviluppare scouting nei mercati esteri con l’entrata di giocatori europei (vedi Noah Darvich, trequartista di 1.84 mt classe 2006, prelevato l'anno scorso dal Friburgo), ma soprattutto di giocatori africani.
In questo senso, la nuova strategia di Joan Laporta prevede, appunto, un potenziamento strutturale al fine di esercitare un'influenza maggiore nell'identificazione di talenti emergenti provenienti da paesi strategicamente importanti come Mali, Ghana, Nigeria, Gambia e Senegal. Un ruolo chiave e centrale in questa nuova prospettiva lo sta assumendo Sergi Burjan - ex giocatore del Barcellona e allenatore della squadra riserve (oltre che alla guida della prima squadra dopo l'esonero di Ronald Koeman) - che lavora in coordinamento con il dipartimento di scouting guidato da Paulo Araujo.
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Nell'ambito di questo piano globale, proprio recentemente due giovani talenti africani sono stati sottoposti a trials in questa stagione. Il primo, Ibrahim Diarra, è un attaccante maliano che già durante la Coppa d'Africa U17 mi aveva impressionato e che poi ha confermato il suo talento nel recente Mondiale U17 (tra l'altro è appena stato convocato nella nazionale maggiore). L'altro è David Oduro, terzino sinistro ghanese che gioca da diversi mesi nella Premier League del suo paese con gli Accra Lions (si è allenato con la Juvenil B sotto Pol Planas).
All'interno della Masia, invece, sono ormai moltissimi i ragazzi di origine africana che rappresentano la chiara e visibile testimonianza di come le direttive del player trading siano cambiate. Il lavoro di setacciamento è divenuto multidimensionale, ricalibrando così la tipologia del talento da ricercare puntando anche su una combinazione elettrica di fisicità e atletismo, in linea con l’evoluzione del calcio moderno.
Avendoli visti live in molte partite, segnalo in ordine sparso: