La solitudine dei numero due

La solitudine dei numero due

"Il secondo è il primo dei perdenti” diceva Enzo Ferrari. Facile da dirsi per chi ha raggiunto l’apice delle auto sportive e di lusso e per chi anche in automobilismo, ha vinto tanto. 

Certo che l’ambizione, la sete di performance e la sicurezza  non gli mancavano.  

Oggi voglio parlare di chi ha tentato tanto ma non ce l’ha fatta fino in fondo. Quelli spesso dimenticati.

Avranno tutti avuto la forza di Ferrari? Che incitava piloti e tecnici verso la meta, come un cavallino rampante che vince il proprio palio. 

Iniziamo da qui. 

Quando uno vince avete visto come lo sollevano? Tante mani alzate ti fanno volare in aria, hai tutti vicino, il team, gli amici, il pubblico, quella parte di forza che a volte è proprio quello che ti fa fare lo stacco finale. 

Ma i numero due sono soli, spesso soli con loro stessi e poco più, con un team che pensa di essere performante ma magari non vincente o ancor peggio con un team che pensa di non avere il pilota migliore. Il secondo posto è quella linea sottile tra la felicità e il baratro della solitudine, anche psicologica.

Pensiamo per un attimo alle parole di un grande leader sportivo, Carlo Ancelotti: "Il fallimento è quando non provi a fare qualcosa nel miglior modo possibile. 

Quando cerchi di fare del tuo meglio hai la coscienza a posto e questo non è mai un fallimento, non solo nello sport ma anche nella vita".

Vero, verissimo, ma avere la coscienza pulita e andare sul podio a testa alta è ancora troppo diverso dal vincere. Perché questo è un mondo che continua a pensare che “andarci vicino conta solo a bocce”. 

Arrivare secondi con fierezza è sforzo, soprattutto psicologico, è una grande prova di consapevolezza, ma quante volte vediamo i secondi non mettersi nemmeno la medaglia al collo? Pensando che lo sforzo non ha portato ai risultati aspettati.

E tenete presente che nelle competizioni non sempre troviamo un avversario degno di Emilia Rosatti, che non ha voluto vincere grazie all’infortunio della diretta concorrente, ma ha preferito attendere la fine della competizione. 

https://video.sky.it/sport/altri-sport/scherma/video/gaia-traditi-emilia-rossatti-scherma-news-829081)

Insomma non è poi così facile esser fieri di un secondo posto e nel salutarvi, vi lascio come ci siamo trovati, con una frase di Enzo Ferrari: “La passione permette di sopportare amarezze e rinunce che l’ambizione non giustificherebbe in alcun modo”.

Arrivare secondi non è poi così male.

Solo chi non è mai contento la vede come E. Ferrari. Abbiamo avuto grandi campioni nello sport e nella vita che a volte non hanno raggiunto il gradino più alto del podio. È come dire, nel ns. ambito, se ogni due/tre anni non ottieni una promo significa che non stai performando in maniera soddisfacente. Nelle mie sfide sportive all’inizio dico sempre “che vinca il meno fortunato”, perché nel successo c’è anche una dose di fortuna. Buona riflessione a tutti.

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