La Vita che vorrei
Cime innevate, altopiani i cui colori si trasformano lentamente dal bianco candido invernale ai colori sgargianti durante l'estate. Ruscelli d'acqua incontaminata così limpida da renderne difficoltosa la vista all'occhio umano, solo grazie ai suoi giochi con mulinelli, salti, curve e discese, ci permette di riconoscere il suo scorrere a volte lento, a volte vorticoso e frizzante.
A pochi chilometri dal confine con la Svizzera, immersa nelle Alpi Retiche in Lombardia, a nord del Lago di Como, la Valchiavenna mostra i suoi paesaggi di una natura viva e incontaminata. Meta perfetta per evadere dal caos cittadino e godersi l’aria pura di montagna.
Da quando ne ho memoria, sono legata a queste terre. La Valchiavenna e la Val Bregaglia, due splendide valli che si rincorrono a cavallo tra Italia e Svizzera, per me sono e rimarranno sempre "casa", nonostante il mio vivere lontano da esse.
Mi piace leggere novità, eventi e cosa accade nelle Valli che amo, è un po' come poter essere lì nonostante la distanza. Così quando posso dedico qualche ora del mio tempo alla lettura del "Valchiavenna Vacanze Magazine", che a dispetto del nome, non parla solo di opportunità per le nostre vacanze, ma vi si possono trovare tante curiosità, storie affascinanti di artigiani e personaggi storici che caratterizzano paesi e valli, tradizioni eno-gastronomiche e molto altro.
Foto meravigliose accompagnano i vari articoli, opere dei tantissimi fotografi che riescono ad immortalare queste zone con scatti unici e mozzafiato. In poche parole, per me queste letture sono spesso "una boccata d'ossigeno" tra le corse e lo stress quotidiano.
Dicevo. Sfogliando virtualmente le pagine della rivista online, la mia attenzione è stata attratta da quel titolo, così vicino ai miei sogni "Il mio ritiro in quota". Per un attimo la mia mente è volata al silenzio delle alte vette in quei paesaggi che ben conosco. Alla pace e senso di libertà che quel vivere con te stesso ti porta a provare.
Ho letto l'articolo tutto d'un fiato pensando a quanto la mia mente, anima e corpo, mi stiano chiedendo a gran voce un'esperienza simile a questa. Non sarebbe una vita facile, ma sarebbe sicuramente una vita semplice nel rispetto dei tempi che sono nostri da sempre.
Riporto l'articolo, nella speranza possa essere una piacevole lettura come lo è stata per me, fonte di ispirazione per chi vuole provare a seguire i propri sogni o semplicemente una piacevole vista per gli occhi con i bellissimi paesaggi ritratti.
Il mio ritiro in quota.
A cura di Nicola Andrea Rizzi
“Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza [...] e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”.
Coerente con il filosofo americano Henry David Thoreau, ma forte di una motivazione differente, sono salito sul pian dei Cavalli il 27 maggio, con l’idea di viverci per i seguenti due mesi. Virus, Fase-3 e distanziamento sociale sono stati i pretesti per trasferirmi nella baita, ora ristrutturata, che i miei nonni e mio padre abitavano saltuariamente insieme ai pastori, durante la monticazione estiva del bestiame. Sono solo, in compagnia del silenzio e delle marmotte, ma qui fino a metà degli anni ‘80 c’era una piccola comunità montana che abitava tutti i caseggiati ora per lo più abbandonati. La strada, per fortuna, non arriva fin quassù.
Lascio la macchina all’inizio dell’alpeggio di Frondaglio e zaino in spalla trasporto i viveri per le prime due settimane, lungo il percorso che porta fino a Zoccana (2006 m, sentiero C30). C’è ancora la neve, la casa è fredda e non posso stendere il materasso al sole come mi insegnerà un mese più tardi Valentino, il veterano di Tojana, ma trabocco di gioia. La paura del virus è 2000 metri più in basso, lo sguardo vola sulla Valchiavenna e sulle vette che mi circondano. Non si infrange più su un altro palazzo come a Milano.
Le capre arrivano in un paio di settimane. A centinaia! Salgono sul tetto del casello e scampanellano attorno alla fontana. Marmotte vedette fischiano l’arrivo dei rari camminatori o delle aquile che volteggiano nelle correnti d’aria. Passano le settimane, spese in letture, meditazione e lavori manuali.
Il cuore si gonfia nella natura. Se di giorno l’occhio si abbevera di distanze e paesaggi montani, la sera si può perdere nelle profondità del cielo stellato.
Ho portato un telescopio e son contento di essermi caricato quei 15 kg in più. Giove, Saturno, Marte e la cometa Neowise e la Luna. Enorme! Stelle cadenti a grappoli, uno spettacolo che nessun UCI può eguagliare. E’ trascorso un mese, la casa ormai è calda, le giornate scandite da abitudini necessarie come tagliare la legna, aggiustare le parti della baita che più hanno sofferto l’inverno e passeggiate fino al lago Bianco o al Baldiscio.
Il muro a secco che taglia l’alpeggio, Frondaglio da una parte e Tojana dall’altra, mi lascia sempre pieno di ammirazione per lo sforzo di operosità di chi l’ha costruito. Passano altri giorni, la neve è ormai relegata alle cime più alte. Alcuni fiori sfioriscono e altri fioriscono, i colori cambiano e la natura dimostra l’interdipendenza di tutte le cose. Un ciclo potente, ma invisibile nella metropoli. Silenzioso, vitale rimette gli uomini al loro posto.
Sono arrivati i cavalli e le mucche brucano distese di ranuncoli che renderanno il loro latte giallo. La temuta mancanza di bar, ristoranti e aperitivi non c’è mai stata, si dissolve nel quotidiano e sublime spettacolo della natura incontaminata. Sono un semplice osservatore della maestosità della Valchiavenna, che riempie gli occhi e il cuore di un cittadino fortunato. Ma oggi è il 27 luglio, devo tornare alla civiltà, se così dobbiamo chiamarla.
Credit: Il mio ritiro in quota