L’assenza di un metodo di scelta nella nomina dei Direttori Generali in sanità può mortificarne la professionalità

L’assenza di un metodo di scelta nella nomina dei Direttori Generali in sanità può mortificarne la professionalità

Sono stati nominati i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie della Lombardia ed in diverse Regioni d’Italia sono in corso le scelte. Ai miei ex colleghi vanno i miei migliori in bocca al lupo per il mandato che si apprestano ad affrontare in un contesto che sarà molto complicato da diversi punti di vista.

Lo faccio con sincerità e slancio considerando che con molti di loro sono legato dall’esperienza della gestione del Covid che insieme siamo riusciti a fronteggiare a testa alta con quello spirito di condivisione e di squadra che si forma solo nelle condizioni più estreme.

Ad agosto mi ero già intrattenuto sui temi di metodo di valutazione dei direttori generali suggerendo una serie di miglioramenti di processo e di individuazione di parametri se non oggettivi almeno oggettivabili.

Lo faccio nuovamente ora perché mi sembra che in questa tornata, più che in altre, si sia assistito, almeno leggendo le cronache sui giornali, ad un susseguirsi di indicazioni che poco avevano a che fare con il valore ed il merito dei professionisti da selezionare, in una mortificante sequela di associazioni tra nomi e partiti politici. Scordandosi completamente che si tratta di professionisti appunto e che per gestire aziende di quel tipo e per averle gestite soprattutto nel periodo del Covid è necessario avere sulla plancia di comando persone di elevato livello morale e tecnico.

Mi permetto queste considerazioni con rispetto nei confronti dei decisori ma anche in virtù della mia storia professionale durante la quale ho ricoperto incarichi di vertice dirigenziale nel privato, in Italia ed all’Estero, e nel pubblico, compresi 4 incarichi di direttore generale di aziende sanitarie anche in Regioni che avevano giunte di colore politico diverso.

Un punto di vista che se da un lato mi pone in una condizione di sicuro comune a quella dei miei colleghi, da un altro mi consente di fare considerazioni di respiro non solo domestico o regionale.

Bisogna considerare senza equivoci ed ipocrisie che quando viene individuato un incarico di vertice aziendale, sia esso un CEO di una azienda privata o un direttore generale di una azienda pubblica, è l’azionista di maggioranza che ha l’onere e la responsabilità di individuare i cosiddetti top managers.

Nel privato l’azionista è chi detiene la maggioranza societaria, e la nomina dell’amministratore delegato va poi ratificata nel Consiglio di Amministrazione, nel pubblico l’azionista di maggioranza è la giunta che ha il diritto ed il dovere di farlo. 

Pertanto stupirsi che sia la politica a nominare i direttori generali della sanità è assolutamente sbagliato se non ridicolo. Il tema non riguarda chi abbia la responsabilità della nomina ma come questa grande responsabilità venga esercitata.

Allora ritorniamo alle questioni di metodo che tanto mi sono care sia nella programmazione e gestione sanitaria ma che devono essere utilizzate anche nella scelta dei top managers.

Dobbiamo ricordare nuovamente che la scelta avviene a valle della presenza dei manager sanitari, che ambiscono a diventare direttori generali, in un albo nazionale che detta precisi criteri di definizione dei requisiti professionali e di esperienze e titoli ed ai quali vengono associati punteggi di valutazione con soglie minime per accreditarsi rispetto ad un massimo di 100.

Questa condizione, non in base al punteggio, ma al fatto di essere o meno presente nella lista nazionale, viene ulteriormente “setacciata” dalle selezioni regionali che hanno il compito di formare ulteriori liste di idonei partendo da candidati presenti nell’albo nazionale, attraverso colloqui effettuati con saggi nominati dalle giunte regionali. Quello che manca a mio parere è un altro ulteriore passaggio finale, ovvero definire dei criteri di selezione per passare da queste lista regionali alle nomine finali.

Ricordo come nel periodo del Governatore Maroni, nel 2016, penso per la prima volta, il processo di selezione fu impostato con una logica di passaggi successivi. Prima si individuò una long list di circa 400 persone sulla base di titoli ed esperienze e poi si arrivò ad una lista più ristretta a seguito di un test psico attitudinale nel quale ci siamo dovuti confrontare con due prove selettive. Fu un test da molti criticato ma consentiva, a mio parere, di verificare alcune importanti attitudini operative necessarie per quelle posizioni di comando. Fu un momento di grande discontinuità con il passato ed al di là della polemica sulla significatività della prova introdusse appunto l’importanza di prevedere un metodo di individuazione dei top managers.

Dopo il 2016 questa impostazione temo si sia persa ma ritengo che invece vada recuperata. Sono infatti sicuro che i nostri nuovi direttori non avrebbero avuto alcuna difficoltà e sarebbero stati comunque scelti se la selezione fosse avvenuta con un metodo. Immagino quanto possa essere complesso iniziare un mandato con una opinione pubblica locale che è stata informata solo della associazione tra partito e direttore. Che fine hanno fatto tutte le esperienze accumulate ed i traguardi raggiunti da quel direttore se poi quello che viene comunicato è solo l’appartenenza ad un partito o ad un altro? Come potrà quel direttore esercitare la grande responsabilità alla quale viene chiamato nei confronti di stakeholders interni ed esterni se la sua nomina passa per una mera indicazione politica ?

La scelta ricordiamolo spetta al Presidente della Regione su proposta di un assessore e non deve a mio modo di vedere prescindere da un metodo di individuazione della professionalità con la costruzione anche di specifici indicatori di valutazione. Spero che ciò sia avvenuto anche in questa occasione. Ma non è stato sicuramente comunicato né reso evidente. Questa possibilità esiste, è tecnicamente percorribile e verrebbe a sicuro vantaggio dei direttori e di chi li nomina.

Senza metodo di selezione si rischia la mortificazione di una delle professioni più belle e complesse che esistano, un peccato considerata la caratura dei nostri top managers.

Buon lavoro e buone feste ai miei ex colleghi!

Mario Alparone

girolamo sirchia

consultant at ospedale Policlinico

1 anno

A me sembra proprio sbagliato che la regione nomini un direttore generale totipotente. Dovrebbe nominare un amministratore che possa coadiuvare un collegio di direzione e un direttore generale medico da questo nominato. La sanità non può funzionare se chi dirige non conosce né i problemi dei pazienti né quello dei medici. Ho scritto più in dettaglio il mio pensiero nel mio blog. Se si continua come finora si continuerà ad avere al comando persone che pensano più al bilancio che ai malati e al personale sanitario con l invadenza della politica cui assistiamo da decenni e risultati scadenti

Matteo Maria Quarenghi

Direttore di Struttura Complessa di Radiologia - Gavardo / Salò - ASST Garda

1 anno

La tua richiesta di un ritorno a una metodologia di selezione più accurata, che includa test psico-attitudinali e criteri oggettivi, è condivisibile e riflette la tua notevole esperienza in questo campo. Concordo pienamente sulla importanza di evitare che le nomine siano percepite come basate solo su affiliati politici, piuttosto che sul merito professionale. Sono certo che i tuoi suggerimenti siano tenuti in considerazione per garantire un processo di selezione trasparente e basato sulle effettive competenze. Buon anno e buon lavoro.

Parole sagge. .Il miglior Direttore Generale che abbia avuto in 33 anni. Buone feste e un fortissimo abbraccio

Una sintesi competente e molto accurata dello Stato dell'Arte e di come una Mission Pubblica non sia ancora perfettamente in continuità con i criteri di selezione fiduciaria privatie pubblici. Peraltro non si può sottovalutare che è ampiamente noto che le candidature, in ogni caso, ad oggi, necessitino di un preliminare gradimento politico. Dopodichè le scelte fiduciarie sono ulteriormente politiche nella persona del Presidente di Regione. Tutto questo è perfettamente regolare.

Antonio Brambilla

già Direttore Generale presso Ausl Modena e ASL Alessandria

1 anno

Caro Mario, condivido assolutamente il tuo commento. Ricordo anche la selezione che citi, durante il periodo Maroni. Anche per me quella fu l'esperienza migliore di una selezione per Direttori Generali. Un abbraccio e tanti auguri di buon Natale e buone feste

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