l'avvocato prolisso
un pensiero in libertà per avvocati del terzo millennio:
"utile (ndr: oggi moderno) è quell'avvocato che parla lo stretto necessario, e che scrive chiaro e conciso che non ingombra l'udienza colla sua invadente personalità, che non annoia i giudici colla sua prolissità e non li mette in sospetto colla sua sottigliezza: proprio il contrario, dunque, di quello che certo pubblico intende per "grande avvocato". La brevità delle difese scritte e orali è forse il mezzo più sicuro per vincere le cause"
lo affermava Calamandrei oltre settanta anni fa in "elogio dei giudici scritto da un avvocato"
Ho trovato il richiamo in una rivista alla quale mi sono abbonato:"il giusto processo civile", edizioni scientifiche italiane. Ora; se la sinteticità siccome governata nei protocolli pare necessitata dall'esigenza di sottrarre il meno tempo possibile a disamine ridondanti, rassegne giurisprudenziali e ripetizioni di concetti (che a volte sembrano mirati più a convincere l'estensore piuttosto che il giudice), credo che non si possa eludere il rispetto del diritto di difesa e ad un giusto processo. Le riforme operate sui contenuti (sintetici) dei provvedimenti e quelle di là a venire non sono rassicuranti. neanche per i giudici i quali se privati del momento fondamentale della motivazione,di fatto, vedranno ridotto il loro potere giurisdizionale a favore di quella che si potrà chiamare "ammistrativizzazione " della giustizia.
fabio ronci