Le sfide aperte per sostenere il presente e il futuro dell’infermieristica italiana
Sono molte le sfide aperte per sostenere il presente e il futuro dell’infermieristica italiana, a garanzia della sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.
Il lavoro di questi anni, dopo il vissuto dell’emergenza sanitaria, ha rafforzato la consapevolezza, semmai ce ne fosse stato bisogno, della necessaria condivisione di competenze multiprofessionali per erogare cure di qualità, sicure e umane. Nello specifico, occorre riflettere su tre temi: la valorizzazione del capitale umano, la prossimità e la digitalizzazione del sistema salute. E proprio su questi bisogna investire risorse, innovando e adattando i modelli organizzativi, anche per l’attuazione delle missioni del PNRR e degli standard del DM77.
Gli infermieri credono nella scienza. E per fare questo occorre prima di tutto comprendere la “causa delle cose”, come si legge nella Stanza della Segnatura decorata da Raffaello, analizzando la letteratura scientifica, il contesto e i mutamenti socio-demografici. La guerra e le risorse limitate influiscono oggi sul sistema salute, a fronte di maggiore fragilità, cronicità e invecchiamento della popolazione. Emergono nuovi bisogni assistenziali e la povertà pesa sull’accesso alle cure e sulla prevenzione. I ritmi frenetici peggiorano gli stili di vita con conseguente aumento dell’obesità, della sedentarietà e degli altri fattori di rischio.
E questo avviene anche all’interno della professione infermieristica: i dati e gli studi oggi certificano una “gobba pensionistica” allarmante, descrivono il fenomeno dell’intention to leave, correlato a carichi di lavoro elevati, a una mancanza di opportunità di crescita professionale così come a un mancato riconoscimento economico. Proprio per questo, i giovani non sono più attratti dall’infermieristica e, in generale, verso le professioni sanitarie, scegliendo altri corsi di studio offerti dal mondo accademico. Gli scritti (e i fatti) rimangono, le parole volano, come insegna un antico discorso di Caio Tito al Senato romano. Proprio per questo l’infermieristica oggi deve cogliere la sfida della sanità digitale, della tele-asssitenza, della “connected care”, dell’informatizzazione, per documentare e monitorare i Nursing Sensitive Outcomes.
Oggi, per andare avanti, verso il futuro con più consapevolezza e appropriatezza, occorre misurare indicatori di processo e di esito nelle organizzazioni sanitarie, oltre al riconoscimento di nomenclatori specifici infermieristici, capaci di mettere in luce il lavoro infermieristico quotidiano nella clinica e nell’assistenza, per arrivare tra qualche anno - forse, se la politica ci sosterrà - a garantire specifici LEA assistenziali in tutto il territorio nazionale. Conditio sine qua non è la diffusione di un linguaggio standardizzato, codificato, su tutto il territorio nazionale, derivante dalla documentazione infermieristica e in particolare dal processo di nursing, che permetta di condurre studi multicentrici, attraverso l’analisi di milioni di dati (Big data analytics).
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Gli infermieri devono poter enunciare diagnosi infermieristiche e le aziende sanitarie devono fare scelte coraggiose e lungimiranti nel facilitare sviluppi informatici che permettano tali registrazioni. Tutto questo a garanzia di uno sviluppo professionale, ma in primis per ragioni etiche e legali, rafforzando il patto di fiducia infermiere-cittadino. Preme ricordare che “come tutti gli operatori di una struttura sanitaria l’infermiere è ex lege portatore di una posizione di garanzia, espressione dell’obbligo di solidarietà, costituzionalmente imposto dagli artt. 2 e 32 Cost., nei confronti dei pazienti/degenti, la cui salute egli deve tutelare contro qualsivoglia pericolo che ne minacci l’integrità” (Cassazione).
Un appello alla politica: investite nella nostra professione. Kroger nel suo modello descrive le variabili per ottenere un cambiamento sostenibile, e fra queste oltre alle necessarie risorse servono vision condivise e skills certificate. Gli infermieri non devono cedere alla demotivazione: la professione è cambiata molto negli ultimi venti anni. La formazione universitaria, con i percorsi di specializzazione in ambito clinico, darà la possibilità di abilitare i nostri professionisti a funzioni ad oggi precluse, come la prescrizione infermieristica, per la gestione della cronicità a domicilio, mettendo il cittadino al centro del sistema salute. «Tutti gli uomini per natura tendono al sapere» e gli infermieri in questi anni ne hanno dato prova e lo faranno in futuro.
Lettera pubblicata l'8 luglio 2024 su Quotidiano Sanità a firma di Luca Fialdini (Infermiere in Terapia Intensiva e Presidente Opi Massa Carrara)
Infermiere Specialista in Vulnologia presso Fondazione Conte Franco Cella di Rivara. Ordine Infermieri di Pavia n° 2707
8 mesiGli errori della nostra categoria, mai supportata da un ORDINE giusto "de iure",è stata quella di non lottare per l'esclusività dell'assistenza, che si traduce semplicemente in TIMBRO E FIRMA. Tutto lì,lo STIPENDIO è solo una diretta conseguenza. Volete sapere come finirà? Elevazione di figure intermedie come OSS con formazione Complementare, importazione di infermieri dal 3° mondo con riconoscimento del valore legale dei titoli in tempi record. L'ordine che doveva vigilare e tutelare i professionisti che gli pagano la quota obbligatoria di iscrizione annuale, ha fallito miseramente.
Infermiere Specialista in Vulnologia presso Fondazione Conte Franco Cella di Rivara. Ordine Infermieri di Pavia n° 2707
8 mesiNella destrutturazione della sanità italiana, quella infermieristica è una professione finita, che pochissimi tra i giovani al termine di una qualsiasi scuola superiore, ha intenzione di intraprendere, e NESSUNO che esca da un liceo scientifico o classico. Le origini del male vanno ricercate a monte di una professione che con la 739/94 delineava il profilo dell'infermiere come UNICA figura RESPONSABILE DEL PROCESSO ASSISTENZIALE,supportata dalla legge 42/99 che definisce la Professione Sanitaria, e sancita dalla legge 251/2000 sulla disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche. Ancora oggi in Italia, qualsiasi decisione sull'assistenza al paziente dev'essere vidimata dal medico, tant'è vero che non esiste possibilità di prescrizione per i presidi per l'assistenza( materassi antidecubito, letti articolati etc.necessitano di prescrizione medica). Nelle aziende sanitarie territoriali, qualsiasi richiesta riguardante ad es. presidi per l'incontinenza devono essere prescritti da un medico e non da un infermiere prescrittore, tanto meno parlando ad es. di MEDICAZIONI AVANZATE per noi specialisti in wound care.
INFERMIERE
8 mesiC'è un contratto nazionale in discussione, se non erro. Queste tematiche sono da portare a quel tavolo per un maggiore riconoscimento di questa nostra professione: Parlo di riconoscimento morale, professionale, umano, olistico. Troppe volte agli infermieri viene chiesto, che sia un sacrificio di tempo, di empatia, di ascolto, di aggiornamento, di pazienza, di vita e poche volte, troppe poche volte, viene riconosciuto se non come ovvietà quanto profuso al paziente, al caregiver, all'unità famigliare... I riconoscimenti possono essere svariati, ma ovviamente senza lesinare in quelli economici. Facevo l'impiegato, senza sostanziali responsabilità penali e ora faccio l'infermiere con responsabilità personali, morali, professionali... E' possibile che io debba farmi bastare la passione, prendendo OGGI una busta paga inferiore a quella di quell'impiegato che fui, ormai 17 anni orsono? Da impiegato avevo anche una 14esima, per esempio. Da professionista, invece? Ok, scherzavo... Mi faccio bastare la passione e il sorriso dei paziente che assisto!
Infermiere
8 mesi"Cara FNOPI" ogni tanto torna con un po' di sano realismo e pragmatismo ad affrontare le più grandi ed importanti sfide della Categoria Infemieristica : condizioni di lavoro meno gravose, stipendi più dignitosi, lotta al demansionamento dilagante, riconoscimento lavoro usurante, prospettive di carriera (ad oggi inesistenti), varie ed eventuali...