MI AMMALO. QUINDI ESISTO
Potremmo considerare il Coronavirus una sorta di messaggero alieno?
Da mesi viviamo un dramma epocale che ci ha costretti ad una vita di trincea, nella quale affrontiamo un nemico imprevedibile ed ostinato, capace di mutare e rispondere alle difese che elaboriamo, in una battaglia in cui anche il tempo risulta fondamentale.
L'emergenza ci ha costretto a combattere su un unico, desolato e decisivo campo di battaglia: quello biologico. Nel quale le armi sono rappresentate da valutazioni epidemiologiche, contrasto farmacologico e comportamentale, vaccini. Lo "stato maggiore" è rappresentato da "esperti" che quotidianamente emanano bollettini e disegnano strategie. Non è possibile ignorare l' "effetto avverso" costituito da una sorta di "bulimia" comunicativa, da una irresistibile propensione al protagonismo, per il quale lo spazio mediatico è stato occupato spesso impropriamente ( persino i talk show sportivi!!), alimentando in tal modo una strisciante avversione, a sua volta fattore predisponente ad atteggiamenti volti alla negazione, manifestazione letale ed intollerabile di esasperato e istintivo rigetto, rifiuto, insopportazione.
La parola d'ordine, ormai entrata nella consuetudine linguistica, è "DISTANZIAMENTO". Coniugata sovente con "sociale". Tutto ciò che non avviene soggiacendo alla regola del distanziamento, avviene, come si suol dire, IN PRESENZA. Come dire che ciò che contraddistingue la specie umana, l'aggregazione sociale, è stata ridotta ad eccezione. La vita in "presenza" costituisce una pericolosa violazione della regola del distanziamento. In definitiva la scelta appare inesorabile: se è vero che l'essere umano è un ANIMALE SOCIALE, affrontiamo una pandemia come evento strettamente biologico. A tal fine rinunciamo all'aggettivo che ci definisce, "Sociale", riducendoci alla scarna conservazione del sostantivo: ANIMALE.
Questo arroccamento, disperato e miope, attorno all'estrema "ridotta" della preservazione biologica, comporterà, in modo del tutto evidente, conseguenze di gran lunga più rilevanti e proiettate in avanti nel tempo, rispetto all'aggressione virale. Poichè gli "animali" umani, superata la pandemia, dovranno ricostruire la propria dimensione sociale. E non si tratta esclusivamente di dinamiche economiche.
Si pone, quindi, una fondamentale questione, dalla quale potrebbe prendere forma una opportunità, non meno epocale della pandemia. COSA INTENDIAMO PER SALUTE? COME DEFINIAMO LO STATO DI MALATTIA?
Non è possibile concepire nessuna definizione che prescinda da ciò che un essere umano rappresenta. E, a tal merito, non possiamo ignorare l'estrema ed affascinante complessità dell'esistenza. Abbiamo affermato che l'Uomo è un animale. Ma , tra le specie animali, è l'unico capace di astrazione e rappresentazione. Tali prerogative determinano la pulsione socializzante e comunicativa, attraverso la quale le comunità umane progettano e costruiscono il futuro.
In conclusione: si definisce SALUTE la piena capacità di un uomo di sviluppare le proprie innate prerogative. MALATTIA è qualunque condizione, fisica, intellettuale, materiale, economica,sociale, che ne pregiudichi la realizzazione.
Quindi, convergendo su tali principi, deriva ,come conseguenza, quella per la quale tutelare la salute non si risolve più in una asettica pratica amministrativa, nell'erogazione di servizi soggiacenti a regole economiche. La salute diventa il motivo stesso di essere di qualsiasi raggruppamento sociale, diventa il riferimento etico irrinunciabile dello "Stato". Il termine "Salute" assume il valore di sintesi ultima, nella quale vengono raccolte una molteplicità di situazioni definibili come assenza di salute, quindi come "malattia". Ecco, allora, che una moderna concezione di salute dovrà accettare che la povertà sia malattia, la discriminazione, il disagio economico, il mancato accesso alla cultura, la solitudine, la negazione del futuro, l'emarginazione , tutto ciò che preclude alla felicità e alla autorealizzazione, tutto questo, ed altro, sono "Malattia". Preservare la salute, in tale accezione, darà luogo a prospettive e potenzialità inimmaginabili. Infatti, una società costituita da uomini la cui salute sia così "globalmente" definita, potrà reggere a qualsiasi "insulto", che sia biologico, economico, politico, sociale.
Nessuna realtà, per quanto indecifrabile e carica di incognite, può privarci di un pensiero, una visione, di una invincibile propensione al futuro, Non occorrono degli "esperti", per questo: occorrono invece menti prive del vincolo delle certezze, motivate dal dubbio, ma consapevoli della incalcolabile potenza delle idee. Occorrono animali sociali, pensanti ed irriducibili: occorrono Uomini e Donne.