OPEN INNOVATION – LO SCOUTING
Nel primo articolo dedicato alla Open Innovation secondo Impact Hub Milano, ci siamo occupati, se volete con superficialità ma senza omettere nessuno degli elementi portanti, della fase di generazione di idee e di come questa fase debba essere gestita per essere efficace ed utile all’azienda e alle persone che, in ultima istanza, la compongono.
In questa “puntata”, vorrei fare un passo avanti e focalizzarmi su cosa succede quando abbiamo capito di che tipo di innovazione abbiamo bisogno e di come arrivare ad avere qualcosa di concreto fra le mani.
Perfetto, ma prima di partire vorrei fare una premessa: in questa puntata, anzi chiamiamola “fase” di innovazione, quello che domina non deve essere le slide che si fanno o il pensiero, ma deve dominare l’azione ed il contatto con la realtà locale o di settore che si vive.
Innovazione vuole dire, in ultima istanza, brevetti che funzionano, prototipi che dimostrano il prodotto, modelli di business che prendono valore o ricavi da fonti inusuali fino a ieri ma comuni nel mondo di oggi … significa quindi, cose fisiche o economiche di grande concretezza.
Detto questo, partiamo!
Diciamo che abbiamo individuato il tema o il prodotto che dobbiamo sviluppare.
Qualsiasi esso sia, il primo problema è capire se qualcuno, nel mondo, lo ha già pensato o lo sta già facendo, in modo da capire, studiando (e si qui qualche slide e qualche intervista fuori dal nostro backyard può servire) quello che NON bisogna fare per non imcappare negli stessi errori.
Il valore può del copiare, anzi mutuare, idee altri ed adattarle al proprio contesto, quindi, ben venga questa fase di studio dei concorrenti e delle migliori alternativi presenti sul mercato.
Vi spiego un trucco per fare bene questa fase: non è necessario focalizzarsi solo su prodotti o servizi simili a quello che abbiamo in testa, ma bisogna aprirsi (mentalmente) e capire come il problema del cliente possa essere risolto in giro per il mondo: talvolta, ci sono servizi che fanno quello che farebbe il nostro prodotto e viceversa.
Per questa fase, è fondamentale potersi appoggiare ad un network internazionale, come quello di Impact Hub, che ha antenne nei distretti tecnologici ed industriali più importanti in giro per il mondo.
L’alternativa, soprattutto se si tratta di innovazione molto settoriale e tecnologica, è crearsi una propria rete di hub di innovazione all’interno dei distretti industriali più importanti in tutto il mondo per poter non solo cogliere sempre le migliori innovazioni in ciascun hub, ma anche per portarle intorno al mondo e creare veramente vantaggio competitivi di competenza: esempio migliore di questo modello è Enel, che ha intrapresa un percorso solido, deciso e strategico con importanti investimenti in termini di soldi e di persone per fare sì che questo approccio diventasse parte della struttura e dei processi aziendali.
Non è necessario essere Enel per innovare sistematicamente come Enel.
Ma non è necessario essere Enel per sviluppare questo approccio: l’elemento fondamentale è essere nei distretti industriali giusti, a contatto con la realtà settoriale e tecnologica che ci interessa per il futuro della nostra azienda. Quindi, prima di trasformare questo approccio in organizzazione, è fondamentale avere chiara la strategia di prodotto e di servizio da parte dell’azienda. Altrimenti, il numero di hub che si devono avere nel mondo è pressochè infinito e si arriva ad avere un approccio a pioggia (metodo che porta ovviamente a uno spreco di risorse economiche).
Quindi, questo approccio può essere pratico ed utile per Enel, ma anche per molte altre aziende, diciamo oltre il 1 Mld di fatturato.
Tuttavia, almeno in ambito industriale, se la tua azienda è sotto il 1 Mld di fatturato, allora questo sforzo dovrà essere effettuato da terze parti.
Chi scrive si occupa di Impact Hub Milano: sono certa che altri hub abbiano approcci diversi da quello che andrò a proporre e vi sono sicuramente pro e contro di ciascun approccio.
Tuttavia, per noi di Impact Hub Milano, l’approccio conta solo parzialmente, quello che conta in questo mestiere è la rete e la capacità di selezionare le start-up e le PMI più concrete con gli imprenditori più forti e questo è possibile solo lavorando tutti i giorni con queste categorie di giovani e meno giovani.
Ma procediamo, è necessario fare scouting di progetti, di startup e/o di piccole/medie imprese innovative.
Lo scouting passa attraverso la presenza su una rete formale ed informale di contatti:
● Reti formali sono:
o La rete di Impacthub nel mondo;
o Le start-up in incubazione in IHM;
o Le call4innovation
● Rete informali sono:
o Le start-up o aziende innovative che hanno partecipato ai concorsi sponsorizzata da ImpactHub negli ultimi tre anni
o I contatti che le persone di ImpactHub hanno mantenuto o sviluppato con imprenditori, che, per motivi spesso economici personali, non sono entrati nell’incubatore
o I contatti personali di 25+ anni di lavoro nel mondo industriale da parte di ciascuno dei mentor di IHM
Ma soffermiamoci sulle Call4Innovation.
Che cos’è una call for innovation?
In termini molto semplici, è una attività di marketing (principalmente digitale) con un evento alla fine del periodo di comunicazione.
Quindi, si lancia la call4innovations, e si definisce un ambito di riferimento (che prodotto, che servizio, che stadio di sviluppo, che necessità,…) e tale ambito può essere molto ampio o molto ristretto a seconda del cliente industriale che ci dà il mandato per la call.
Ah, ma allora la possiamo fare tutti! La risposta breve potrebbe essere “anche sì”, ma la realtà è che la maggior parte di noi fallirebbe.
Questo perché per avere un buon seguito per ciascun call4 innovation è fondamentale essere conosciuti nel settore dell’innovazione ed essere riconosciuti come bravi.
Le startup partecipato ad un call per due motivi sostanzialmente: uno, vincere premi per continuare nello sviluppo della propria start-up; due, lavorare in un certo incubatore, dove lavorano mentor riconosciuti come seri e preparati ed attenti al tuo sviluppo.
Se alla prima si può mettere una pezza con un premio, alla seconda solo con [8] un incubatore di provata esperienza e con un portafoglio serio si può pensare di raccogliere qualche forma di successo.
● Esistono incubatori, che in realtà non fanno incubazione, ma solo co-working. E poi chiedono 300 euro al mese per un desk: il modello di business di questi incubatori è legato all’affitto a 300 euro al mese di una scrivania e, sapete cosa, guadagnano anche bene! Ma fare incubazione è diverso e implica il dover entrare nel merito delle scelte imprenditoriali delle start-up o delle PMI innovative, dando loro direzione e spesso velocità.
Tornando alla gestione di queste call, ci sono ormai piattaforme tecnologiche semplici, ma professionalizzate che rendono il tutto anche agevole da un punto di vista pratico, permettendo all’innovation hub di focalizzare 80% delle proprie risorse a capire i business, a conoscere gli imprenditori, a rivedere e valutare i brevetti, etc …. Ovvero solo su risorse e attività a grande valore aggiunto.
Quindi, in essenza, gli innovation hub (ed escludo da questa categoria quelli che fanno solo co-working) di successo devono avere un brand conosciuto nella comunità nazionale come di valore e questo avviene perché il team sottostante è di valore e di grande commitment.
Noi proviamo a fare la differenza in questo modo.
www.lorenzamorandini.com