Panfile, ovvero l'elogio della pacatezza
Perché mi piace la giraffa? Perché quando il predatore scatena lo sconquasso nella savana e tutti gli animali, colti alla sprovvista, corrono scomposti, lei, anche nella fuga, ha un passo sempre elegante, misurato, mai trafelato. Quindi, per l’intanto mi travesto da giraffa, in attesa di una felice metamorfosi.
E poiché, dai social alle tavolate tra amici, dal Parlamento ai talk show, l’intemperanza, la reazione scomposta, il becero insulto, la facile presa di posizione sulla spinta dell’emotività, l’assolutismo opinionista condito da webonniscienza dilagano, qualche felice riflessione su come frenare, pensare, smussare le nostre reazioni e le nostre prese di posizione può venirci da un passato molto lontano.
Meglio ancora, dalle parole dal passato, e in particolare dalla penna del commediografo greco Menandro che, di misura e temperanza, crea uno splendido esempio nel tratteggiare il personaggio di Panfile, la protagonista di una commedia intitolata Epitrepontes.
Panfile, virgulta ateniese, ha un padre tirchio e molto rigido ed è sposata con Carisio, un uomo facile all’irritazione e vittima di una certa impulsività. La trama è ben poco originale, nel senso che, tra fantasia e realtà, gode di molte repliche anche oggi (anche a sessi invertiti per cui cerchiamo di non farne una questione di genere, mi raccomando, non è questo il tema). Carisio pensa erroneamente che Panfile lo tradisca e per ripicca si fa un’amante con cui, oltre a dilapidare i soldi della dote della moglie, corre voce che abbia avuto un figlio e voglia dare vita a una convivenza. Il padre di Panfile, tal Smicrine, dà di matto e pretende che la figlia abbandoni il tetto coniugale e se ne torni in seno alla famiglia d’origine.
Il dialogo tra padre e figlia, fatto abbastanza raro perché ai tempi non è che fosse tanto concesso alle donne di interloquire con libertà su questioni che le riguardassero, è un trionfo di moderazione e pacatezza da parte della giovane donna.
Panfile, senza giudicare il marito ma neppure indulgere a facili assoluzioni, conduce il padre a considerare vari aspetti della questione e manifesta la sua volontà, anche nella situazione difficile che stanno vivendo, di restare accanto al marito. Questi, intento dietro la porta a origliare, comprende la bontà d’animo e la levatura morale della moglie, si pente e…stile Menandro, tutti vissero felici e contenti.
Perché la Giraffa è affascinata dal comportamento di Panfile?
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Perché Panfile è oltre: oltre la cieca rabbia del padre, che di fatto vorrebbe esercitare la propria autorità sulla figlia ed imporle la propria volontà nell’intimarle di abbandonare il marito; oltre la bassezza del marito, vendicativo e debole, di fatto.
Panfile mantiene equilibrio, misura, si ferma, ascolta il suo cuore e parla con la testa. Ecco perché mi piace questa signora, mi piacciono la sua misura, il resistere all’uniformarsi alla volontà o ai consigli di altri quando preda solo dei loro istinti e di sciatta impulsività.
Panfile leggerebbe un articolo fino in fondo, non si unirebbe ai borbottii dei complottisti da tastiera, ti lascerebbe spazio e direbbe la sua, lasciando a te e a lei l’agio di confrontarsi con pacatezza e profondità.
Mi piacerebbe avere una Panfile a portata di mano, come compagna di conversazione quotidiana. La vedo ascoltarmi, non affrettare giudizi, solleticarmi con le sue domande, ponderare risposte, gestire il suo dissenso con moderazione e puntualità.
Panfile mi regala uno sprazzo, felice, di pacatezza, che nulla ha a che fare con la rassegnazione o l'astenia. Pacatezza: auspicio della Giraffa, che l’ha eletta parola dell’anno 2023.
Ps: come ho conosciuto Panfile e perché sono andata a leggere i versi pervenutici (in italiano) della commedia Epitrepontes ? Grazie alle brillanti pagine di Siamo tutti Greci di Giuseppe Zanetto.
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2 anniBuongiorno! In ritardo di una settimana, recupero questa bella riflessione. Giusto questo fine settimana appena passato son stata impegnata in un corso di formazione per insegnanti di yoga( la mia grande passione e fonte di studio infinito e costante) e si è aprlato come altre volte di reazione a ciò che accade. la pacatezza di Menndro potrei paragonarla al'Equanimità che si ricerca nello yoga e nella meditazione. la giusta misura che, si traduce sempre in gentilezza, eleganza, armonia( ed è anche contagiosa!). Questi dovrebbero essere i modelli a cui ispirarsi, sinonimo di bellezza eterna come quella decantata da Keats in Ode on a Grecian urn.
Management & HR Consultant
2 anniCara Alessandra, a tal proposito mi permetto di segnalare un altro testo di grande ispirazione, La mente innamorata di Vito Mancuso. Un abbraccio, V
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2 anniCara Alessandra, grazie per questo bel post. Amo anch'io il concetto di pacatezza. Che secondo non è affatto antitetico rispetto alla forza, anzi. Secondo me chi è pacato spesso - ma solo quando è realmente necessario - sa anche mettere in campo una forza dirompente. P.S. Ogni riferimento a ................ è puramente casuale :-)
Dipendente dell'Università degli Studi di Milano
2 anniLa pacatezza, mi sembra, ha molto a che fare con il temperamento, esempio il flemmatico. Può essere un modo di interagire acquisito con esercizio e fatica. Comunque il pacato guadagna punti nella capacità di farsi ascoltare.
China and geopolitical analyst, expert in the Oil and gas field
2 anniGrazie