PIETRO BENVENUTI
Pietro Benvenuti nasce ad Arezzo l'8 gennaio 1769. Come egli stesso dichiara nell'elencare le sue opere, studiò pittura presso Giovanni Cimica. Nel 1781, essendosi creata la fama di enfant prodige, fu inviato all'Accademia delle Belle Arti di Firenze, istituita proprio in quell'anno; fu posto sotto la protezione del direttore, Pietro Pedroni, e seguì i corsi di Giuseppe Piattoli e Sante Pacini, pittori di soggetto neoclassico.
All’accademia fiorentina il Benvenuti ottiene tutti i premi istituiti dalla scuola, riuscendo primo anche nel soggetto d'invenzione, con “Enea che fugge da Troia” (che fu poi donato al gen. Dupont durante l'occupazione francese).
Grazie all’aiuto dell’aretino G. Bonfiglioli, Pietro Benvenuti ebbe la possibilità di continuare gli studi di pittura a Roma, nella quale si reca nel 1792. Grazie a gli studi, nel 1794 realizzò, su incarico del vescovo di Arezzo Niccolò Marcacci, il “Martirio di San Donato”, con drammatici scorci luministici, secondo la tecnica barocca.
Dalla pittura barocca, Pietro Benvenuti passa presto a quella neoclassica che si stava nel frattempo affermando, diventando uno dei pittori italiani più ossequienti a quei concetti: vi si era assuefatto con facilità, dato che egli aveva cominciato come attento artigiano a riprodurre le "belle e perfette" opere antiche.
La fama del Benvenuti continua a crescere e in ciò c’è la testimonianza del Canova: egli si fermò appositamente ad Arezzo per salire al duomo ad ammirare la tela immensa della “Giuditta” (1803), anch’essa commissionata da mons. Marcacci. Mentre era a Roma, Pietro Benvenuti strinse amicizia con Vincenzo Camuccini e con il danese Asmus Jacob Carstens, entrambi pittori.
Il Benvenuti, durante la sua permanenza a Roma, compie qualche viaggio a Napoli e ad Arezzo. Viene eletto accademico di San Luca e nel 1803 fu nominato direttore dell'Accademia delle Belle Arti di Firenze. Nella città toscana giunse il 1° giugno 1804, dopo aver esposto nel Pantheon a Roma gli ultimi due quadri eseguiti: una copia della “Giuditta”, ora al Museo e Real Bosco Capodimonte di Napoli, e il “Martirio del Beato Signoretto Aghata” (1802) che ti trova nel duomo di Pisa, e dopo aver contratto matrimonio con Vittoria Monti, figlia dell'avvocato fiscale del Campidoglio. A Firenze Pietro Benvenuti era un chiaro sostenitore del neoclassicismo e con ciò ricevette numerose commissioni di ritratti di personaggi nobili e borghesi, e di grandi tele a soggetto sacro e storico.
Il Benvenuti, convinto che l'artista dovesse basarsi nel suo lavoro sulle sicure regole tramandate dagli antichi, era molto minuzioso e preciso nella preparazione dei suoi dipinti: per mezzo del disegno e del chiaroscuro metteva molto in evidenza ogni dettaglio delle figure, trascurando invece l'ambiente dello sfondo. Applicava il colore solo in seguito. Questo procedimento è di tradizione toscana, ma nelle opere di Pietro Benvenuti è indice di una certa freddezza di ispirazione, quella che impressionò negativamente il giovane Francesco Hayez quando visitò la sua bottega.
Tuttavia, anche nelle sue composizioni più scenografiche e "ufficiali", Pietro Benvenuto ogni tanto realizzava tempi di libera invenzione ed ispirazione.
Quando Maria Luisa di Borbone fu costretta a cedere il governo della Toscana a Maria Luisa (detta Elisa) Bonaparte Baciocchi, Pietro Benvenuti era ancora tra i consiglieri municipali, insieme a Raffaello Morghen (del quale fece almeno due ritratti). Con la concessione ad Elisa Bonaparte del titolo di granduchessa, ci fu una nuova corte a Firenze, per cui il Benvenuti venne incaricato di ritrarne i personaggi.
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Il Benvenuti, durante il periodo napoleonico, fu a Parigi nel 1809 per qualche mese, dove conobbe Jacques-Louis David. Rientrato a Firenze, si accinse nel 1812 ad eseguire il famoso dipinto raffigurante “Il giuramento dei Sassoni a Napoleone”, che si trova a Firenze, presso la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti; tale dipinto fu commissionato dallo stesso imperatore francese: è generalmente in stile in neoclassico, anche se i guizzi di luce agitano la scena. Più interessante, per i ritratti che vi compaiono e per la finezza della composizione, è il dipinto rappresentante “Elisa Baciocchi e la sua corte”, del 1812-13, che si trova nel Museo della Reggia di Versailles: in tale dipinto ben ventiquattro personaggi stanno intorno al trono della granduchessa e del consorte, in una scena che occupa sedici metri quadrati di tela. Sotto la statua di Napoleone in costume romano sono dignitari e artisti: lo scultore Giovanni Antonio Santarelli, il Morghen, Carlo Lasinio, François-Xavier Fabre, lo stesso Benvenuti, che sulla pedana del trono disegna la granduchessa, Antonio Canova, che mostra al principe Baciocchi il ritratto di Elisa da lui scolpito.
L'autoritratto di Pietro Benvenuti, che si trova nella Galleria degli Uffizi a Firenze, conferma l'immagine di uomo tranquillo e dignitoso data dai biografi. Nel 1815 ritornò a Parigi per perorare la restituzione delle opere d'arte italiane asportate dai francesi.
Fra le sue numerose opere citiamo “Cristo tra i fanciulli” (Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze), “La morte di Priamo” (Palazzo Corsini, Firenze), “Ettore che rimprovera Paride” (Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze), “La morte del conte Ugolino” (1813, Palazzo della Gherardesca, Firenze).
Nel 1829 il Benvenuti realizzata tramite affresco quindici storie di Ercole, tra le quali dominano “Le nozze di Ercole ed Ebe” per il salone di Ercole a Palazzo Pitti a Firenze. Tra il 1827 e il 1836 decorò a fresco la cupola della cappella Medici in San Lorenzo (sempre a Firenze), con storie dell'Antico e Nuovo Testamento.
Negli ultimi anni di vita, i ritratti pittorici di Pietro Benvenuti rivelano una maggiore naturalezza.
Nel 1818 Nicolò Palmerini è promotore di una associazione avente lo scopo della riproduzione delle opere principali del Benvenuti, tramite incisione, tutte riviste personalmente dallo stesso pittore: solo dodici delle sue opere sono state realizzate da noti incisori dell’epoca.
Pietro Benvenuti muore a Firenze il 3 febbraio 1844.
In foto Ritratto di Eleonora Pandolfini Nencini, olio su tela, Collezione privata.