Rick Rubin e la semplice valorizzazione delle idee.

Rick Rubin e la semplice valorizzazione delle idee.

È doveroso partire con un presupposto: l'uomo nella foto qui sopra non è un cosplayer qualsiasi di Babbo Natale.

Detto questo, è altresì giusto avvisare i lettori che in questo articolo si parlerà di un personaggio mitologico, che però abita realmente questo pianeta, da quasi 60 anni. Ed è fatto di carne, ossa e... idee!

Signore e signori, Rick Rubin.

10 marzo 1963. Da una famiglia di origine ebrea polacca, nasce a Long Beach (NYC), Frederick Jay Rubin. Appassionato sin da piccolo di musica e da subito desideroso nell'essere parte attiva dell'ecosistema musicale, fonda già ai tempi del liceo la Def Jam Recordings. Sì, proprio quella Def Jam lì, la storica etichetta discografica a cui si associa un numero spropositato di artisti del mondo rap e non solo: Jay-Z, Rihanna e Justin Bieber sono solo pochissimi nomi di questa fortunata cerchia.

Comunque, non è questa la più grande invenzione di stampo rubiniano. Quanto meno, non è soltanto la Def Jam ciò che renderà immortale il nome di Rick Rubin. E non sono neanche i suoi 10 Grammy award che ha vinto nel corso della la sua lunga carriera. E nemmeno la produzione di centinaia di album o le collaborazioni con i più grandi della storia (Jay-Z appunto, Jovanotti per quanto riguarda il nostro paese, poi i Run DMC, gli Slayer, i Red Hot Chili Peppers, i Metallica, i Linkin Park, gli U2, i System of a Down e altri e altri ancora...).

Rick Rubin è e sarà ricordato come uno dei più grandi produttori musicali della storia, non tanto per quello che ha fatto, ma per quello che, artisticamente ed umanamente, è.

"Non ho alcuna competenza tecnica. E non ne so niente di musica." Parole apparentemente assurde, quelle pronunciate da Rubin qualche settimana fa ai microfoni di 60 minutes, programma della CBS. Parole che possono generare scalpore e che dal punto di vista di una comunicazione di marketing, potrebbero riferirsi a una sorta di ammissione dannosa, una tecnica che può essere usata serenamente solo dai più grandi come lui (considerando il suo "curriculum vitae"). Ma come è stato detto all'inizio, Rick Rubin non è solo carne ed ossa, ma anche e soprattutto idee. Idee che vengono generate, esposte agli artisti che hanno la fortuna di lavorare con lui, trasformate in prodotti concreti ed esaltate infine dai numeri, dai dischi, dai concerti, dagli incassi, dai premi e dai gusti del pubblico.

Perché Rick Rubin riconosce sempre e solo la stessa cosa: ciò che funziona. E questa è la cosa più importante. Stop. Rubin, come nessun altro, scava dentro l'animo dell'artista e spinge il suo potenziale oltre i limiti imposti dall'artista stesso. Sa valorizzare le persone e la musica. Vede cose che i suoi musicisti non hanno ancora visto. Ma che ci sono già, solo che sono ancora dentro, in uno stato embrionale. Spetta a Rick Rubin da Long Beach e dalla Long Beard, il compito di estrarre il prodotto dalla mente, dallo stomaco e dal cuore dell'artista.

Celebre fu la collaborazione con Johnny Cash, The Man in Black. I due si conobbero nel punto più basso della carriera della leggenda country americana: la sua fase finale. Gli ultimi anni della sua vita, Johnny Cash non ha voluto che fossero come quelli di tanti altri artisti, non ha voluto accomodarsi sulla sua stessa vecchiaia e il successo senza precedenti che aveva ottenuto dagli anni '60 in poi. Johnny Cash sentiva il bisogno di dare ancora qualcosa, a se stesso e al suo pubblico. E perché no, anche al "nuovo" pubblico. Ma per un artista la cui vita non è più colorata da giovinezza e freschezza, reinventarsi da solo oppure affidarsi solamente alle solite credenze e ai propri gusti, risulta difficile, se davvero si vuole comunicare qualcosa, ancora una volta e per l'ultima volta, a un pubblico più vasto possibile. Allora qui subentra la fortuna: Johnny Cash conosce Rick Rubin. E la fortuna è reciproca perché Rick Rubin ha il piacere di lavorare con Johnny Cash. "Abbiamo parlato, ma avremmo potuto anche stare zitti e avremmo comunicato lo stesso" così raccontava il produttore, ricordando con gioia ed emozione, il sodalizio artistico che ebbe con The Man in Black. E così, quando Rubin "abbandonò" (solo per un periodo, fortunatamente) il rap e la Def Jam, fondando l'American Recordings, nel '94 cominciò ufficialmente la rinascita della carriera di Cash, attraverso la pubblicazione della serie di album American, 6 progetti (compresi 2 postumi) che consacrarono il nome di Johnny Cash, anche e soprattutto dopo la sua morte. Il segreto di questi capolavori fu il minimalismo. Fu proprio questa l'arma vincente, per volere di re Rick Rubin. Ed ebbe come sempre, ragione. Perché credeva con fermezza che nonostante l'evoluzione tecnologica, l'evoluzione dei generi musicali e i gusti più esigenti del pubblico più giovane, Rubin scelse comunque il minimalismo. Pochi strumenti, zero strafare e tutto puntato sulla voce inconfondibile, immortale, calda, saggia e potente di Johnny Cash. Una voce esaltata da un mood prettamente acustico. E così, tra brani suggeriti dallo stesso produttore, vecchi classici rivisitati e cover di canzoni iconiche, il mondo della musica nella sua completezza, assistette ad un evento storico, di quelli che capitano di rado: un musicista leggendario, la cui vita è forse all'imbrunire ma la cui carriera ha tanto da dire ancora e tanto ha da dirlo bene!

Rick Rubin è un produttore di idee, non di musica. E' un produttore di rapporti umani in primis, poi professionali. Non ti dice quale strumento usare e come usarlo. Non ti dirà mai le parole precise che servono per comporre un testo di successo. Rick Rubin ti guarda negli occhi e capisce subito se hai da dire qualcosa di importante, e se quel qualcosa abbia un senso e un significato, poi il successo commerciale è solo una conseguenza, non l'obiettivo primario.

Rick Rubin non vuole essere un produttore, vuole essere un riduttore. E' così che si autodefinisce perché, semplicemente, gli piace "l'idea di far capire il punto con la minor quantità di informazioni possibile". Ha da poco pubblicato un libro, intitolato L'atto creativo. Questo libro è un lavoro di 7 anni in cui egli rilascia consigli e segreti sull'atto, appunto, creativo. E non c'entra soltanto la musica. Per Rick Rubin alla fine, la musica è il motivo superficiale per cui egli viene maggiormente conosciuto e riconosciuto. È il suo grande amore, senza dubbio. Ma Rubin è un genio a tutto tondo, ecco perché produce musica (a modo suo). Perché di musica, ripetiamo, ne sa poco, dal punto di vista tecnico. Ma per essere grandi, saggi, immortali e chi più ne ha più ne metta, bisogna creare. Ma per creare, bisogna prima esplorare. Bisogna esplorarsi dentro, esplorare gli animi dell'essere umano, con tutte le sue sfaccettature. Esplorare i luoghi, le tradizioni, le culture diverse. Esplorare la storia di un libro o di un film. Esplorare la storia di una donna e di un uomo.

Rick Rubin è un genio perché ha capito sin da subito una cosa. Che per fare musica, non bisogna limitarsi ad essa. Per creare qualsiasi forma d'arte, bisogna conoscere il mondo e l'essere umano. Bisogna conoscere le emozioni e i sentimenti, solo dopo la tecnica.

Rick Rubin è un game changer. Perché non è un produttore musicale. Ha soltanto delle idee. E ha una fortuna: quella di collaborare con delle persone che credono nella potenza incontrastabile delle idee, nient'altro.

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