Ripartenza!
Come scrivevo ieri, ho deciso di spostare al lunedì la newsletter settimanale 7 Days, perché mi sembra bello cominciare la settimana ragionando insieme e dando un'occhiata a dove si sia arrivati e come. Oggi, poi, è il 18 maggio 2020, non certo una data come un'altra. E' la ripartenza, è la speranza... buon viaggio, amici!
Lunedì 18 maggio
Il gran giorno, dunque, è arrivato. In bocca lupo a noi tutti, nella consapevolezza che starà proprio a ciascuno portare a casa il risultato più importante, diremmo vitale: non commettere sciocchezze.
Mettere a repentaglio la riapertura e il nostro futuro sarebbe criminale. La data di oggi, sommata a quella del 3 giugno, costituiscono la prima, oggettiva accelerazione dall’inizio della pandemia. Il governo, ma anche le regioni al di là delle comprensibili resistenze legate al terrore della responsabilità, si sono resi conto che il paese può reggere solo nella misura in cui reagirà economicamente.
Gli indicatori, ma ancor di più gli umori, sono spietati. Non c’è spazio per le chiacchiere, bisogna riprendere a lavorare. Assumendosi rischi.
Fra gli indicatori, i grandi numeri del nostro debito sono terrificanti. Inevitabili nella loro accelerazione, ma pur sempre spaventosi. Ecco, allora, quel ‘brivido patrimoniale’ che ha colto tanti ad ascoltare Giuseppe Conte sabato sera. Il riferimento al risparmio privato e lì, scolpito nella pietra o - se preferite - convitato di pietra delle settimane e dei mesi a venire. Ci ricorda quanto il compito sia improbo, per chiunque. Primo o poi, andranno presentate al paese scelte dolorose. Comunque dolorose.
Chi se le intesterà politicamente e non è tutta un’altra storia da scrivere.
Riviviamo, ora, una settimana densa e non facile...
Lunedì 11 maggio
Nei giorni più duri del Lockdown, ci siamo ripetuti che in questo disastro saremmo almeno riusciti a riscoprire il valore della solidarietà reciproca. Del fidarsi e affidarsi all’altro.
Sono bastati pochi giorni di Fase Due, per disintegrare questo auspicio. Nel giro di quarantotto ore, mi limito al weekend appena trascorso, siamo passati dalla ricerca ossessiva dei furbetti del Naviglio e dei parchi, alle ributtanti critiche sulla liberazione e il rientro in patria di Silvia Romano.
Partiamo da queste ultime: volgarità purtroppo scontate, perché il riflesso di un’ignoranza del mondo, di un modo di pensare, in cui un pezzo consistente di questo paese si è crogiolato per anni. Un forma mentis, per nulla scalfita dall’esperienza collettiva degli ultimi mesi.
Proprio la pandemia, poi, che avrebbe dovuto accrescere il senso di appartenenza, sta scatenando anche uno degli istinti più bassi del vivere in comunità: la delazione via social. Guardate il caso Naviglio, poi Caracciolo a Napoli o Mondello a Palermo… Pessimista? Mai.
Neppure struzzo, però.
Martedì 12 maggio
Come scritto ieri, sono fra chi non si è mai particolarmente illuso della possibilità di assistere a un repentino miglioramento collettivo, grazie alla pandemia. Eppure, la violenza delle ultime quarantott’ore sul web mi ha lasciato senza fiato. Siamo riusciti a fare, insomma, un po’ peggio e onestamente non era facile.
Insisto che alla base di tutto ci sia una clamorosa ignoranza. L’ordalia social contro Silvia Romano (domani toccherà a qualcun altro) è la prova provata di quello che ripetiamo da tempo: non leggiamo, non approfondiamo, consideriamo lo studio una cosa da sfigati.
È un’ignoranza ostentata, dopo anni di retorica contro le Elite, un modo per nascondere puro odio sociale e la rivincita dei falliti.
Alimentati da simile propaganda, lo sbocco naturale è inveire orrendamente contro chiunque smascheri queste assurdità. Con la semplice propria esistenza.
Una ragazza che decida di investire nel proprio futuro aiutando gli ultimi e che finisca per questo in mano a dei turpi terroristi, diventa il bersaglio ideale.
Come osa lei, bianca figlia dell’Italia, ricordare a un esercito di assatanati di non aver fatto nulla nella vita. Bisogna distruggerla, come tutto ciò che non si capisca e che minacci la grigia mediocrità di una vita senza un libro.
Mercoledì 13 maggio
Svegliateci. Svegliateli.
La vicenda, ormai, ha assunto i toni del grottesco. Qui, non si tratta più di ironizzare sul decreto che fu di aprile e che a metà maggio non ha ancora visto la luce. Non si tratta nemmeno di indignarsi per la manifesta incapacità della politica di prendere atto delle esigenze del paese e del momento.
Qui, si scherza con il fuoco di un cataclisma pari, se non peggiore alla pandemia. Perché il decreto Rilancio non potrà di per sé evitare i disastrosi effetti della crisi economica incombente, ma è parte di quel dovere che chi ha responsabilità di governo dovrebbe sentire. La responsabilità di intervenire con la massima velocità ed efficienza possibile, date le eccezionali condizioni.
Invece, i riti di sempre, le sconcertanti tensioni di queste ore che ricordano molto di più una qualsiasi finanziaria, di un qualsiasi anno, che un provvedimento di assoluta emergenza, nel più grave momento dal dopoguerra ad oggi. Dovremmo festeggiare Crimi o Gualtieri che annunciano ‘l’accordo raggiunto’?
Per farla breve, mai la distanza fra l’entità dei problemi che abbiamo di fronte e la qualità di chi è chiamato a risolverli è apparsa così ampia. Si spera non incolmabile, per il futuro di tutti noi.
Suoniamo la sveglia, perché il tempo è già scaduto.
Giovedì 14 maggio
Sui ritardi del neonato Decreto Rilancio ci siamo già espressi. Il punto resta, anzi raddoppia, considerato che da adesso in avanti saranno vitali i tempi di attuazione. Esempio: è stato lo stesso Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a ricordare che l’80% del bonus per gli autonomi è stato regolarmente erogato. Senza precisare se quel 20% sia costituito da non aventi diritto o anche - come probabile - determinato da ritardi.
Per non parlare degli allucinanti incagli burocratici della CIG.
Ora, però, centrale dovrà essere il rilancio, oltre l’assistenza. Pensate al turismo: sempre il premier è stato perentorio, nel chiedere alla Commissione Europea di evitare un proliferare di accordi bilaterali.
Critica dura, ma anche comprensibile.
Ci sfugge, allora, la ratio del piano bilaterale a cui stanno lavorando i ministri Di Maio e Franceschini. Con Germania, paese dell’Unione Europea, Russia e Cina.
Queste ultime sono vitali per il turismo di fascia alta, ma hanno anche piccole controindicazioni.... Non sono proprio i paesi più cristallini, nel comunicare i dati della pandemia, aspetto non secondario.
Rappresentano, poi, quelle striscianti passioni anti-Usa e Ue. Ricordate gli aiuti strombazzati, se giunti da Pechino e Mosca?
La politica estera si fa anche con il turismo...
Venerdì 15 maggio
Se c’è una sfida in cui non possiamo permetterci di dividerci per confini geografici o, peggio, ideologie è quella che vivremo con le riaperture di lunedì 18 maggio.
Tutti dovremo fare uno sforzo, perché non ne siamo ancora fuori, ma non possiamo più permetterci di mantenere il blocco, senza subire conseguenze irreparabili.
Pensare a una applicazione rigida e uguale per tutti di una distanza fisica o di un’area di competenza del singolo cliente/bagnante/avventore rischia di strozzare interi settori.
Come si potrà mai, dal ristorante ai negozi, dai bar alle spiagge, lavorare con metro e squadra in mano?
Un banale conto economico dell’impatto di queste misure dice che in moltissimi semplicemente non riaprirebbero.
Governo, regioni e rappresentanti di categoria si vedano su Zoom e studino un quadro di regole generali severo, ma applicabile, lasciando ai comparti i protocolli di applicazione.
Evitiamo il proliferare di 20 diversi regolamenti regionali, un caos che alla lunga finirebbe per alimentare sospetti, accuse reciproche e tentazioni di farsi la concorrenza, approfittando del diverso peso della pandemia. Con la crisi in arrivo, potrebbero emergere i peggiori istinti di sopravvivenza.
Sta a tutti noi ragionare da paese, da comunità. Ci salviamo o perdiamo tutti insieme.
Sabato 16 maggio
Ieri, invocavamo misure razionali, per permettere la ripartenza del 18 maggio. Le preghiere sono state esaudite, non senza tensioni governo-regioni e FRA regioni.
Alla fine, i 4 m² sono spariti, sostituiti dal vecchio, caro metro lineare. È la distanza che verrà adottata in ristoranti, bar, negozi. 1.5 sulle spiagge. Misura molto più gestibile, una soluzione ragionevole, che lascia a proprietari e gestori di esercizi commerciali la speranza di salvare il salvabile.
Eppure, quel metro pesa come un macigno. Solo una condotta esemplare come comunità ci permetterà di gestirlo. Alle prime avvisaglie di un ‘liberi tutti’, bisognerebbe intervenire con rapidità e severità, per non ripiombare nell’incubo.
Sta a noi, come non so più quante volte abbiamo scritto. Siamo stati bravi e ci siamo meritati il 18 maggio e il 3 giugno, due step nella nuova libertà. Vediamo di continuare a meritarcele.
Resta, però, tutta la strisciante e pericolosa tensione tra regioni e governatori. Che nessuno si illuda di guadagnare dalle disgrazie altrui. Che nessuno coltivi inconfessabili desideri di rivalsa, contro il Nord, la Lombardia e Milano in particolare. Non sopravviveremmo all’autarchia regionale.
Domenica 17 maggio
La scuola, dimenticata. Una colpa grave.
Referente Clienti Alleanza - sede operativa Legnano, Via Cavallotti 14
4 anniEh già, siamo ripartiti, consapevoli del presente e fiduciosi nel futuro ma, con ancora il freno a mano tirato purtroppo. Un segnale manca ancora, importante, tangibile, economico, da chi deve risollevare l'Italia in più fronti: lavoro e istruzione, tanto per citarne due. Buona giornata 🤗
Titolare Attività Commerciale
4 anniOggi è il giorno della ripartenza per tutti. Purtroppo c'è la dovremmo cavare sempre da soli, dal governo (soprattutto) e dall'Europa non otterremo niente di eclatante e in tempi brevissimi. Il governo ha paura di fare debito pur che grandi economisti e imprenditori/politici dicono che è meglio farlo ora che a fine anno che nessuno vorrà i nostri titoli. Quindi avanti tutta popolo per riportare l'Italia dove merita di stare.
Key Account Manager presso WinTime Spa
4 anniPer me sarà ripresa solo quando torneranno i turisti stranieri. Il mio pensiero va a tutti gli esercenti delle nostre meravigliose città d'arte che vedono i loro sacrifici di una vita sciogliersi come neve al sole
Economaio che studia l'Economia dei Consumi
4 anniFARE… NON DEF ICERE La maggioranza, nella bozza della risoluzione al DEF al voto nella Camera dei deputati, impegna il governo "ad agevolare gli investimenti orientati a promuovere un nuovo modello di sviluppo produttivo ed industriale, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitivo, orientato alla crescita, all'innovazione tecnologica e alla creazione di lavoro; a promuovere lo sviluppo del capitale umano". Tal generica disposizione d’animo, dei maggiorenti la maggioranza, fa voler bene ai suddetti. Talmente bene che vien voglia di dare una mano: la proposizione principale sta nel voler “agevolare gli investimenti”? No, non si dica sia poco, di questi tempi… a poterlo fare. Dunque, un nuovo modello di sviluppo produttivo ed industriale. Modello che, per quanto nuovo potrà essere, dovrà – temo - ancor dover funzionare facendo la spesa per generare la ricchezza. Bene investimenti allora, all’uopo orditi, per poterla fare! Vorranno investire le Imprese se non avranno la certezza di poter vendere quel sovrappiù che proprio quegli investimenti avranno consentito di poter produrre? Lo Stato, già indebitato oltre misura, potrà investire per migliorare la produttività generale del paese, ancor più privato dei ristori fiscali che incassa dallo scambio economico? I Consumatori avranno da investire per fare la spesa, smaltire il prodotto, spronare le Imprese ad investire e, tenendo attivo il ciclo, pure lo Stato a fare lo stesso? Alfin… mi voglio rovinare, sempre con quella maledetta spesa, poter creare pure il lavoro poi remunerarlo? Per quel che riguarda lo sviluppo del capitale umano, non scalmanatevi; tra i giovani ce n’è a sufficienza, per lo più sottoutilizzato e malpagato. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA