Suonare a memoria
L’eterno dilemma dei musicisti: meglio suonare a memoria o con la parte?
L’episodio di Myung-Whun Chung in veste di pianista e direttore nel k488 di Mozart in Scala che sbaglia, sorride, fa una battuta al pubblico e ricomincia, ha scatenato una serie di discussioni più o meno interessanti sui social.
A parte i soliti poveretti che lo hanno criticato, alcuni pure musicisti, e ai quali ho già rivolto un pensiero amorevole sulla mia pagina Facebook, l’argomento che è andato per la maggiore è sull’opportunità o meno di suonare a memoria.
Il tema c’entra poco con l’accaduto a Milano, perché non vedo attinenza tra uno sbaglio (che può derivare da mille ragioni, non solo da un vuoto di memoria) e la scelta o meno di mettersi la parte davanti (che non è garanzia di fare percorso netto), ma è un’occasione preziosa per sottolineare quanto il musicista sia letteralmente ossessionato dall’errore, come fosse uno stigma.
Ho ascoltato Richter suonare con la parte e mi sono emozionata, ho ascoltato una 5 di Beethoven diretta a memoria da un giovanissimo Daniele Gatti impressionante come padronanza e controllo, ho suonato diretta da Maazel - e Maazel pure le prove le faceva a memoria - ma anche da Temirkanov che aveva la partitura.
Dunque il problema non è suonare o meno a memoria, il problema è l’intolleranza nei confronti dell’imperfezione e quest'aura di divinità che ammanta il musicista nell’immaginario comune.
Baggio è meno campione perché sbagliò il rigore ai mondiali in USA nel ’94? Qualcuno disse che non doveva più tirarli? No, infatti ne ha segnati 68 in tutta la sua carriera. Se un artista come Chung suona a memoria è perché ritiene di riuscire ad esprimersi al meglio senza leggere, dunque perché dovrebbe snaturarsi e mettersi la parte davanti, per non sbagliare?
Ma chi se ne frega!
Suonate a memoria, suonate con la parte, suonate come vi fa sentire meglio. Poi se sbagliate fate come Chung: sorriso, battuta e continuate. E se qualcuno dopo vi critica invece fate come me: sorriso, battuta e dito medio.
Funziona, giuro.
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Se volete leggere il pensiero amorevole di cui parlo nell'articolo rivolto a chi ha criticato Chung e partecipare all'animato dibattito (dove ci sono perle notevoli eh, vi avverto) potete farlo andando sulla mia pagina Facebook.
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Presidente della Fondazione La Nuova Musica e delle Ricordi Music School. Esperta nella progettazione di innovativi sistemi formativi in ambito artistico.
9 mesiCondivido a pieno le tue osservazione Tiziana. E aggiungo…. Come pianista e Direzione didattica di tanti docenti di strumento vorrei che questo concetto del “sentirsi bene” mentre si suona entri prima di tutto nell’insegnamento. Suonare a memoria per bambini e ragazzi è’ spesso la strada più naturale e normale per esprimersi. Sono poi i docenti che hanno paura dei loro errori… e dicono la fatidica frase “ per sicurezza tieni lo spartito”. Se dicessero “se sbagli sorridi e riparti”… sarebbe tanto meglio!