Terra del Fuoco
“una terra ammaliatrice, colei che lancia il suo incantesimo, che ti stringe nelle braccia e non ti lascia più” (B. Chatwin).
Mi avventuro in queste terre per dare una risposta alla sovrumana attrazione che provo per questi popoli ormai estinti, per le descrizioni elaborate da Darwin scaturite dai suoi incontri, rappresentazioni che si rincorrono nella mia mente con forme quasi ossessive, per non parlare delle foto, scattate dal gesuita Martin Gusinde che visse con gli ultimi Yamana tra 1912 e il 1922, che generano un sentimento di tenerezza e di terrore cosmico che provo osservando quegli uomini che danzano con maschere inquietanti sul volto. E ancora non condivo la visione antropologica espressa da Ernesto de Martino che nel libro Il mondo magico, scelse proprio i Selknam come esempio dell'uomo che ancora lotta per affermare il proprio sé contro la Natura, non avendo ancora stabilito con certezza la propria individualità. I Selknam basavano la propria vita sul mare, i boschi, le stelle, sono i loro miti e tra questi luoghi lo spirito continua a muoversi dopo la morte. E' la nostra perdita di spiritualità l'allontanamento dalla Natura che oggi stiamo cercando di recuperare.