TUTTO A POSTO, NIENTE IN ORDINE

TUTTO A POSTO, NIENTE IN ORDINE

La solita Gabanelli (insieme a Ravizza) spiega in pochi in minuti la disfunzionalità del rapporto fra assistiti e medici di base (che troppo spesso fanno il loro lavoro su base "volontaria") e anche fra medici e base e organismi di governo regionale, che troppo spesso (per incapacità? per evitare scontri con la categoria?) stringono i cordoni della borsa sulla quantità e chiudono gli occhi sulla qualità del servizio erogato ai cittadini.

I medici di base sono la risorsa più preziosa della sanità pubblica. Contrariamente ad altre categorie governate dal settore pubblico (penso agli insegnanti della scuola dell'obbligo) sono remunerati come professionisti in ogni senso: sia perché guadagnano bene (per esempio in rapporto agli ospedalieri) sia perché operano in regime di libera professione. Anche se, purtroppo, l'assenza di controlli sulla qualità della prestazione erogata concede loro il diritto esimersi dalle proprie responsabilità.

Oggi l'apporto indisciplinato di questa categoria, nonché le responsabilità di chi la governa, emergono in tutta la loro drammaticità a causa dell'emergenza COVID. Abbiamo medici che lavorano con coscienza e dedizione centuplicati dal bisogno drammatico dei propri assistiti, abbiamo governi regionali che alzano la voce pretendendo a buon diritto linee di condotta inflessibili, ma abbiamo anche medici che hanno moltiplicato solo i messaggi in segreteria telefonica e governi che hanno "dimenticato" di pretendere quando dovuto.

Ecco che ancora una volta il problema non è "creare strumenti" o "inventare strategie" ma, molto più prosaicamente, pretendere produttività e competenza.

Ecco perché la sanità pubblica italiana, cui non manca alcuno strumento per rivendicare la propria leadership a livello mondiale, si riduce a spreco monumentale di energie e di risorse.

Ecco che il cambiamento necessario non è "inventare" una nuova sanità ma coordinare e far funzionare il sistema esistente.

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