UN BAMBINO SPECIALE

Siamo fatti come le matrioske. Dentro ciascuno di noi vi sono innumerevoli "IO". Ognuno dei quali contiene altri "IO". E altri ancora. All'infinito. Dialogano continuamente. Alcuni di loro più estroversi e loquaci, altri più introversi e ritrosi. Certi "IO" hanno sovente la meglio sugli "IO" più fragili, i quali talvolta alzano la testa e trovano il coraggio di dire la loro, di raccontare la loro storia. Vogliono essere ascoltati. Tra questi, il bambino interiore. E' uno dei molti "IO" e a sua volta è sfaccettato in altrettanti "IO". Non possiamo mettere le mani su uno di essi e dire "Eccolo! Ti ho beccato e adesso mi dici tutto di te". Possiamo solo osservare da spettatori lo scenario interiore: ogni momento c'è uno spettacolo nuovo, non potremo di certo annoiarci. E' il flusso nel suo insieme che può darci il quadro che contiene la traccia verso la consapevolezza di sé.

Quando il bambino interiore fa la sua comparsa, è un momento importante. Non dobbiamo lasciarcelo sfuggire. In quell'istante, richiede la nostra completa attenzione. Allora, possiamo guardarlo e ascoltarlo come non mai. Possiamo essere spettatori ma anche qualcosa in più. Possiamo prenderlo per mano e fargli sentire che ci siamo, per lui. Possiamo dirgli quanto è speciale per noi: "Sei molto particolare per me". Allora si attiverà uno degli "IO" più saggi e protettivi: il genitore interiore. Farà ingresso nello scenario e non potremo non notarlo. Tanto il bambino è piccolo, fragile, delicato e bisognoso di cure e affetto, tanto il genitore è grande, forte, affettuoso e autorevole. Lasciamoli incontrare. Lasciamoli dialogare. Hanno così tanto da dirsi e da darsi.

Come fare? Se il nostro ascolto interiore è totale, se siamo in grado di osservare e basta, senza interferire, senza giudicare, i due "IO" complementari l'un l'altro si incontreranno e comunicheranno. Si riequilibreranno. Ne nasce una grande gioia. Da spettatori ci sentiamo anche noi partecipi. Ogni separazione cade. E' amore incondizionato.