Una lezione dalla storia
Roma è città sempre capace di sorprendere il visitatore. Pezzi di storia con la esse maiuscola o minuscola sbucano fuori da tutte le parti, all’improvviso, quando uno meno se lo aspetta. Questo pezzettino si trova sopra la piccola Fontana del Facchino, in via Lata, una stradina che passa a fianco di uno dei più bei musei della capitale, la Galleria Doria Pamphili.
Dato che dalla fotografia possono non essere perfettamente leggibili, voglio qui ricopiare le parole incise sulla targa: “D’ordine di Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo Presidente delle strade si proibisce a tutte e singole persone di non fare il mondezzaro in questo sito sotto le pene espresse nell’editto emanato il dì 6 agosto 1748”.
Una piccola cosa che racconta una storia lontana, ma non così tanto, e che fa molto pensare. La prima considerazione è che la targa è di marmo, segno che il problema del “mondezzaro” si trascinava da tempo e che bisognava trovare soluzioni definitive. Non si sa quali pene comminasse l’editto citato, se si trattasse di multe, magari salate, o di qualcosa di più rigoroso. Ai legislatori di quei tempi la fantasia non mancava. Quel che è certo è che da quasi tre secoli la targa parla agli abitanti di Roma e intende prevenire e punire la loro condotta sbagliata.
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E qui vien fuori una domanda: con che cosa facevano il “mondezzaro” i romani di metà Settecento? Sicuramente non buttavano sacchetti delle patatine, carte di caramelle e bottiglie di plastica. È probabile invece che utilizzassero il muro come un “vespasiano” e che riversassero lì cose come stracci, vetri, cocci e qualcos’altro ancora. Se uno vuole, il “mondezzaro” lo può fare con tante cose, anche in un mondo in cui si usavano materiali rinnovabili come il legno, il vento e il cotone, non si bruciavano carbone o petrolio per riscaldare le case e per fertilizzare i campi c'era il letame. Un’economia, a ben guardare, molto più circolare, sostenibile e a chilometri zero della nostra. Ma anche molto più povera e affamata.
Se oggi l'ambiente del nostro pianeta sta soffrendo non diamo tutte le colpe alla modernità e all'industria. Esse ci hanno aiutato a uscire da un passato fatto di privazioni e miserie, molto più di quanto oggi siamo disposti ad ammettere, dando per scontati tanti progressi e conquiste che abbiamo raggiunto. Piuttosto, dovremmo cercare di essere più consapevoli dei vantaggi che abbiamo rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto e sentirci responsabili nel proteggere l'ambiente con comportamenti corretti e con scelte capaci di prevenire la produzione di sprechi e inquinamento.
Perciò, stiamo attenti, tutti e sul serio, a non fare il “mondezzaro”, né a Roma né altrove: il fantasma di Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo Presidente delle strade potrebbe venire a farci una bella multa. Ed è più severo di Greta Thunberg.