Uno sguardo sull'arte: Il Tintoretto e la rivoluzione culturale in Laguna
Oggi planiamo idealmente sulla laguna di Venezia per scoprire uno dei più importanti interpreti dell’arte veneta del ‘500 e la sua rivoluzione culturale in laguna, stiamo parlando di Jacopo Robusti detto “Il Tintoretto”.
Essendo molto inclinato da natura al disegno, si diede con gran diligenza à disegnare tutte le cose buone a Vinegia, e fece grande studio sopra le statue rappresentanti Marte, e Nettuno di Jacopo Sansovino, e poscia si prese per principal maestro l’opere del divino Michelagnolo, non riguardando à spesa alcuna per haver formate le sue figure della Sacrestia di San Lorenzo e parimente tutti i buoni modelli delle migliori statue che siano in Firenze […] ma nel colorire dice havere imitato la natura, e poi particolarmente Tiziano”: così scrisse, nel 1584, il letterato e critico d’arte Raffaello Borghini a proposito di Jacopo Robusti detto Tintoretto
I dati biografici del Robusti sono piuttosto scarni. La sua vita trascorsa interamente a Venezia, registra come unico evento la sua ascesa sociale: da figlio di un artigiano (un tintore, da qui appunto il soprannome) a pittore di grande fama. Il periodo della sua formazione si conclude entro il 1539 ma la fase sperimentale della sua attività si protrae per qualche anno oltre quella data. Tintoretto è di una generazione più giovane di Tiziano, artista oramai affermato sulla scena Veneziana. Gli esordi del Robusti sono importanti con la realizzazione della mirabolante tela del “Miracolo di San Marco”, opera che potete ammirare alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. La raffigurazione sviluppa elementi altamente spettacolari volti ad ottenere il massimo coinvolgimento emozionale degli spettatori. Tintoretto per dipingere la scena sulla tela si ispira ad un racconto del libro medioevale Legenda aurea di Iacopo da Varazze. Uno schiavo di fede cristiana viene sottoposto per il suo credo, dal suo padrone, che lo sorprende a pregare sulla tomba di San Marco, a tortura (che prevedeva l’accecamento e la frattura delle gambe). Interviene miracolosamente San Marco, patrono della città, che fa spezzare gli strumenti della tortura e salva lo schiavo. L’azione sembra svolgersi sul palcoscenico di un teatro: la folla è delimitata a sinistra dalle colonne e a destra dall’alta pedana dove siede il padrone. Sopra la folla vi è un pergolato che collega i due edifici che delimitano lo spazio entro cui si svolge il fatto ed a chiudere la scena c’è un fondale che risulta molto piatto, quasi fosse una quinta teatrale, che rappresenta la recinzione in marmo di stile classico di una villa. Di straordinaria innovazione è questa figura del Santo che sembra precipitare dall’alto della tela sugli altri personaggi, un esempio di plasticità e virtuosismo pittorico. Tintoretto balza improvvisamente alla ribalta, e la sua fama giunge addirittura a preoccupare il Tiziano fino ad allora esponente unico del panorama pittorico veneziano.
Facciamo un passo indietro e proviamo ad analizzare insieme i motivi di questo successo e rivoluzione pittorica del Tintoretto nel panorama artistico lagunare. Nel 16 esimo secolo la repubblica veneta è al culmine della sua espansione territoriale. La repubblica veneta promuove il rinnovamento urbanistico della città ridefinendo tre spazi vitali: quello rappresentativo (Piazza San Marco) quello economico (Rialto) e quello militare (l’Arsenale). Pensate a come doveva essere il porto, uno dei principali per volume di traffico a quel tempo, se lo raffrontiamo con la contemporaneità è come parlare oggi di Shangai. Lo sviluppo di una cultura va sempre di pari passo con uno sviluppo economico e commerciale. Venezia è sempre punto di incontro tra il mondo occidentale e orientale . La società era multietnica e aperta ad ogni tipo di cultura. Nasceva una nuova classe dirigente, per lo più formata da commercianti ma anche nobili del entroterra veneto.
L’intervento di maggior rilievo viene realizzato a San Marco da Jacopo Sansovino fuggito da Roma dopo il Sacco e approdato alla laguna con altri transfughi destinati ad avere un peso nella vita culturale della città veneta. Essendo di tradizione romana il classicismo e il modernismo si fondono in un certo gusto pittorico, definiamolo “tonale” nei progetti architettonici derivato con il contatto con l’ambiente veneziano, sempre di natura aperto ed incline alle innovazioni. Altri apporti culturali sono le presenze in laguna di altri artisti come Bartolomeo Ammannati, Francesco Salviati e Giorgio Vasari, tutti protagonisti della diffusione del nuovo linguaggio decorativo romano. Salviati nella sua “Deposizione” per la Chiesa della Beata Vergine del Rosario, porta a Venezia una pittura raffinata ed elegante in cui si coglie la sua attenzione verso schemi compositivi e motivi derivati dall’arte di Raffaello e di Michelangelo. L’apporto degli artisti toscani e romani, la diffusione delle stampe, le richieste dei committenti veneziani sono i fattori che determinano il rinnovamento della tradizione artistica lagunare coinvolgente i nuovi protagonisti tra cui troviamo il Tintoretto. Naturalmente nella formazione artistica del Robusti troviamo la conoscenza della tradizione locale. Quella pittura veneta fatta di naturalismo e realismo, la pittura del Lotto o di Giorgione per intenderci. E grazie all’apporto della scuola romana vediamo echi dello studio delle sculture Michelangiolesche e dei classici antichi. Tintoretto acquisisce in tal modo un forte senso plastico-monumentale che si lega alla sua propensione luministica di intonazione drammatica.
Il tema dell’intervento miracoloso, centrale nell’opera di Tintoretto, è ripreso in alcuni dei più importanti dipinti del decennio seguente, dal San Rocco che cura gli appestati, al Sant’Agostostino risana gli storpi, nei quali l’artista sviluppa la carica suggestiva dei contrasti luministici, rinunciando ad effetti prospettici per accentuare il significato spirituale degli avvenimenti rappresentati. La sua bravura tecnica viene anche dedotta dalle sue note qualità di ritrattista; Il Ritratto di Jacopo Soranzo è un eccellente esempio della sua abilità di ritrattista e della sua tendenza a rappresentare i personaggi colti nell’attimo in cui sul loro volto traspare un’emozione o comunque un elemento rivelatore della loro interiorità. Anche in questa occasione il Tintoretto introduce un cambiamento, non si avvale della tipologia del ritratto ufficiale, ma conferisce al personaggio una intensa vitalità sia grazie al taglio sia attraverso una stesura cromatica estremamente sintetica e dinamica. In parole più semplici, l’uso della luce è fondamentale, lo stesso percorso intrapreso dai Caracci o da Caravaggio per comprendere meglio.
Come tutti i self-made man ovvero le persone che si sono fatte una carriera partendo dal basso, non mancava di carattere e determinazione. Nel 1564 il pittore inizia a lavorare per la sala dell'Albergo della Scuola Grande di San Rocco, a Venezia. Sono questi gli anni in cui la competizione, per l'ottenimento delle committenze più importanti, è più che agguerrita. Tiziano, ad esempio, è uno di quegli artisti che cerca in tutti i modi di osteggiare la fama del rivale Tintoretto. Per sbrogliare la questione, a quanto si legge da alcune fonti e, anche, dalle cronache del Vasari, la Giunta della Scuola di San Rocco ha intenzione di indire un concorso vero e proprio, per l'assegnazione del lavoro dell'ovale di San Rocco in gloria. Così "il furioso", così era nominato dai suoi contemporanei, anziché presentare gli studi dell'opera, come gli altri artisti, presenta direttamente l'opera, con tanto di misure e collocazione ove prestabilito. Con la sua offerta decisamente vantaggiosa, riesce così ad ottenere l'incarico desiderato, nonostante i malcontenti creati tra gli altri pittori. E, l'11 marzo del 1564, come si evince dalle fonti ufficiali, con 85 voti a favore e 19 contrari, Tintoretto viene nominato membro della Scuola e incaricato dell'esecuzione di un ciclo di dipinti incentrati sul tema della "Passione". Entro il 1566 l’artista consegna alla Scuola Grande di San Marco tre teli raffiguranti episodi della vita del Santo. Il ritrovamento del corpo di San Marco ( lo potete ammirare a Milano alla Pinacoteca di Brera) presenta, mirabilmente fusi, brani di grande virtuosismo pittorico nello scorcio del corpo disteso e nella fuga in diagonale degli archi della navata e teatrale nella gestualità concitata dei personaggi che indirizzano lo spettatore verso il luogo del ritrovamento, quasi a coinvolgerlo nel miracolo e poi nella successiva rocambolesca fuga. Protagonista della rappresentazione è la luce miracolosa e irreale, che investe architettura e figure conferendo alla rappresentazione irresistibile forza di coinvolgimento emozionale. Con queste opere il Tintoretto mostra di saper dominare vaste superfici senza ricorrere alla tradizionale strutturazione prospettica dello spazio, ma riprendendo spunti dalle tarde opere michelangiolesche, come per esempio il Giudizio Universale della Cappella Sistina o ancora più verosimilmente la Conversione di San Paolo, l’affresco della Cappella Paolina. In quest’ultima opera infatti troviamo angeli in sospensione diciamo che donano all’opera quegli effetti di taglio e drammaticità che troviamo nelle opere tarde di Tintoretto. Come già detto precedentemente Venezia è in continuo fermento sia sull’aspetto economico che sull’ aspetto culturale. Le grandi famiglie mercantilizie che compongono l’oligarchia dominante, desiderano in quel momento ristrutturare il Palazzo Ducale devastate da incendi nel 1574 e del 1577. Chiamato con altri artisti veneti del tempo, ma in posizione di protagonista, il Tintoretto dipinge le allegorie mitologiche per le pareti dell’Atrio Quadrato, tele per il soffitto della Sala delle Quattro Porte, per la Scala del Senato e per il Soffitto della Sala del Gran Consiglio il centro decisionale della repubblica veneta. L’esecuzione di tutte quest’opere che coprono un intero ventennio furono per lo più affidati agli allievi sotto la sua direzione. L’impegno del Maestro rimane per lo più circoscritto all’invenzioni delle composizioni.
Continua i lavori alla Sala inferiore della Scuola di San Rocco, in particolare nelle visionarie raffigurazioni di scene dell’Antico e del nuovo Testamento raggiungendo il massimo di intensità espressiva. L’ambientazione paesistica prende il sopravvento con toni più intimi e insieme misteriosi e nella natura lussureggiante. Un’orchestrazione luministica di straordinaria ricchezza e potenza suggestiva domina tutta la tarda attività dell’artista fino alle due grandi tele per il presbiterio di San Giorgio Maggiore raffiguranti la Caduta della Manna e l’Ultima Cena terminate nel 1594 l’anno stesso della morte, autentico testamento pittorico del Maestro. Ambizioso e impaziente, sempre desideroso di lavorare in grande. Pennellate audaci e plateali con cui definisce le forme. Fenomenale velocità di esecuzione, massima abilità nella scorciatura. Visionario e virtuoso è questo il lascito del Robusti alle future generazioni, Per la sua energia fenomenale nella pittura è stato soprannominato Il furioso o il terribile come lo definì il Vasari per il suo carattere forte, ed il suo uso drammatico della prospettiva e della luce. Di fatto ha veicolato la pittura veneta dal Magnerismo al Barocco. Con la sua morte cala definitivamente il sipario sul Rinascimento l’epoca dell’espressione immediata dei sentimenti. Anche oggi abbiamo viaggiato idealmente alla scoperta di opere e di un grande artista del nostro patrimonio culturale. Spero di non avervi annoiato ma anzi, di avervi fatto venire una certa voglia di prendere un treno e raggiungere la città lagunare di Venezia, una piccola città in confronto a Milano, Roma e Firenze, ma talmente carica di storia e cultura tanto da rappresentare un unicum a livello mondiale. Se avrete l’occasione andate e visitate i vari luoghi conosciuti Piazza San Marco, Palazzo Ducale o il Ponte di Rialto. Dopo questo abbandonate questi luoghi affollati di turisti e perdetevi nel dedalo delle calle (le anguste vie veneziane) o nei campielli le strette piazze, fermatevi ad ascoltare il rumore di una città senza macchine e traffico. Forse tra quei vicoli tra piccole taverne e botteghe con luci soffuse potrete ancora vedere la figura di un tintore che si aggira ancora tra quei luoghi.