Viaggio nel tempo

Viaggio nel tempo

Dopo aver analizzato nell’ultimo articolo quanto la musica colta faccia parte, anche inconsapevolmente, della nostra quotidianità, ho deciso di portarvi di nuovo a spasso nel tempo. Sarà un viaggio nei sogni, dove la musica può diventare parte integrante del nostro inconscio e addirittura una sorta di metronomo onirico.

Allacciatevi le cinture che si parte.


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Il tutto inizia nel 1956 anno in cui viene composta la canzone “Non, je ne regrette rien”, Il titolo molto probabilmente non vi dirà niente, ma appena la sentirete le vostre facce saranno quelle di chi ha udito la cosa più ovvia di questo mondo. Ad interpretare e rendere la canzone, tra le più famose al mondo, fu Edith Piaf nel 1960. Parliamo di una donna che ha riempito la sua vita di musica e di arte, diventando grazie al suo coraggio, uno dei simboli della Francia che cambiava. Il singolo è presente in numerose colonne sonore ed ha viaggiato nel tempo fino ad arrivare nel 2010 ad essere parte integrante di uno dei tanti capolavori di Christopher Nolan. Per chi non avesse ancora capito, parlo proprio del film “Inception” che con un Cast stellare si è portato a casa ben quattro premi Oscar. Il gioco con il tempo è una peculiarità di questa pellicola. Nolan costruisce universi paralleli portando lo spettatore a spasso in mondi onirici da lui creati ed incastrati uno nell’altro come matrioske. È un viaggio nel subconscio che si raggiunge attraverso strati sempre più profondi del sogno. Più si va in profondità più il tempo si dilata e poche ore diventano mesi e addirittura anni.

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Questo stratagemma del tempo viene utilizzato anche nella composizione delle musiche che caratterizzano il film. Qui entra in gioco la genialità di Hans Zimmer che ancora una volta riesce a prendere spunto da una musica esistente e attraverso accurate modifiche renderla moderna e parte integrante di numerose scene. “Non, je ne regrette rien diventa quasi una sorta di “leitmotiv”, che sentiamo ogni volta che i personaggi subiscono il calcio, ossia quel espediente utilizzato per farli uscire dal sogno facendogli provare la sensazione di vuoto che si ha quando si sta cadendo. Inoltre Zimmer crea un qualcosa di incredibile, non ci crederai, ma una volta finito di leggere l’articolo ti fionderai ad ascoltare la colonna sonora per la curiosità.

Lui stesso al New York times afferma che tutta la colonna sonora è suddivisione e moltiplicazione del tempo del brano di Edith Piaf. Infatti la famosa ballata francese è presente ovunque, anche se non facilmente riconoscibile. Il compositore tedesco in maniera brillante non fa altro che rallentare il brano sovrapponendolo alle sue creazioni elettroniche. Dal tema del trombone in forte espansione alle successive linee del terrore crescente, diventando parte fondamentale dell’intera creazione musicale.

Grazie alla sua maestria, la musica elettronica si fonde perfettamente con quella orchestrale, creando un’atmosfera cupa e misteriosa che riesce ad attrarre in maniera magnetica lo spettatore.

Per quanto la musica colta possa essere un patrimonio che va continuamente preservato ed esplorato per poter godere della sua bellezza, non bisogna perdere di vista composizioni un po' più vicine a noi. Il mio obiettivo da amante della musica è quello di proporre sempre nuovi esempi che possano avvicinare tutti al mondo dei suoni, rendendo l’ascolto più consapevole.

Ed ora per chi si fosse perso questo capolavoro si metta comodo e si goda le 2 ore e 28 minuti di film. Ecco forse un’altra trovata geniale del fantastico connubio Nolan-Zimmer. , "Non, Je ne regrette rien" dura perfettamente 2 minuti e 28 secondi, sarà un caso? A voi l’ardita sentenza.


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