Volontà e Profitto
Abbiamo costruito un impero, proseguì. - Un potente impero sotterraneo. Abbiamo inglobato ogni cosa: il mondo della politica, quello della produzione, i mezzi di informazione, la burocrazia, la cultura... non può nemmeno immaginare fin dove si estenda la nostra influenza. Abbiamo fagocitato persino gli elementi che ci erano avversi. Il potere e l'opposizione. Tutto. E il bello è che questa brava gente non si è quasi accorta di quel che succedeva. Perché la nostra è un'organizzazione estremamente sofisticata. Messa su dopo la guerra da un sol uomo: il Maestro. In altre parole, il Maestro ha il totale controllo della gigantesca nave dello Stato. Se fa saltare il tappo, la nave affonda. I passeggeri finiscono in mare prima ancora di capire cosa stia succedendo.
Qui l'uomo fece una pausa per accendersi la sigaretta. Malgrado tutto, l'organizzazione ha un punto debole, - riprese. - La morte eventuale del suo capo. Se muore lui, l'impero va a rotoli. Perché è stato creato e portato avanti dal genio di una sola persona. Cioè è basato su quel misterioso fattore x, se vuole il mio parere. Se il Maestro ci lascia, tutto quanto crolla. Perché la nostra non è un'organizzazione burocratica, ma una macchina perfetta con un unico cervello al vertice. In questo consiste la sua ragione d'essere, e la sua vulnerabilità. O forse dovrei dire «consisteva». Alla morte del Maestro, prima o poi l'organizzazione finirà per sgretolarsi e sprofondare in un mare di mediocrità, come un Valhalla inghiottito dal fuoco. Nessuno può succedere a quell'uomo. L'organizzazione verrà disgregata, come un magnifico palazzo abbattuto per far posto a un moderno complesso residenziale. Per far posto al mondo dell'uniformità e della sicurezza. Un mondo dove la volontà personale non esiste. Può darsi che lei questo lo trovi giusto. Questo disgregamento. Ma ci rifletta su un attimo. Immagini un Giappone senza più monti, coste o laghi, lottizzato in una serie di complessi residenziali uniformi. Secondo lei è auspicabile?
-Non lo so, - risposi. - Non so nemmeno se sia giusta la domanda.
È intelligente, lei, - disse l'uomo incrociando le dita sulle ginocchia, poi muovendole a un ritmo molto lento. - Naturalmente il discorso sui complessi residenziali è soltanto una metafora. Per l'esattezza, l'organizzazione è divisa in due parti essenziali: quella che avanza, e quella che spinge. Ci sono anche altri settori con funzioni diverse, ma non contano quasi niente. La parte che avanza è la Volontà, quella che spinge, il Profitto. Quando la gente parla del Maestro, si riferisce sempre al Profitto. E dopo la sua morte, ciò che tutti si precipiteranno a rincorrere e a dividersi sarà ancora il Profitto. La Volontà non la vorrà nessuno. Perché nessuno la capisce. È questo il significato del disgregamento di cui le parlavo. La Volontà non può essere divisa. O la si accetta tutta intera, o la si rifiuta.
Consulente Inutile • Negoziazione • Leadership • Self Management in Organizzazioni Complesse
2 anniTema interessante, mi piace molto questo brano di Murakami (del resto lui offre una lettura della realtà squisitamente cinica). Il problema, credo, è che molto spesso quando parliamo di imprenditori la "volontà" equivale all'ego. Mi capita spesso di dirlo: molte aziende sono solo un esercizio di stile incredibilmente complesso per far sentre importanti singole persone. Sì, è una manifestazione di volontà, ma non è uno scopo che si possa trasmettere, e infatti parliamo di aziende che, quando viene meno la figura del loro fondatore, si sgretolano, come nella metafora di Murakami. Il problema qui non è trasmettere la volontà, ma essere guidati dalla giusta volontà. E finché non abbandoniamo questa visione "eroica" dell'azienda con un solo cervello, continueremo a cadere in questo errore.