Vorreste insegnare filosofia morale in università? Studiate il colonialismo nello Zimbabwe
di Paola Premoli De Marchi
A gennaio la Statale di Milano ha bandito una selezione per assegnare un contratto di insegnamento di filosofia morale nella laurea triennale in filosofia. Dato che ho ottenuto l'abilitazione scientifica nazionale per ordinario e associato e ho sulle spalle 17 anni di insegnamento in sei atenei italici, per un totale di 29 corsi, tutti del settore a bando, ho presentato domanda. Pochi giorni prima dell'inizio del semestre arriva l'esito. Sono arrivata terza. Il vincitore è un neo-dottorato con una manciata di pubblicazioni, per la maggior parte non di filosofia morale, e con un’esperienza di insegnamento nella materia pari a zero. Presenta però una monografia sul colonialismo in Zimbabwe. Dato che non riesco a frenare la mia curiosità per scoprire come mai sia stato considerato come il più qualificato a ricoprire l'incarico a bando, invio una richiesta informale alla commissione. Essa risponde dopo una settimana con qualche gentile considerazione sulla mia produzione scientifica, ma senza dire nulla sulle ragioni per cui il vincitore è stato giudicato come di gran lunga migliore degli altri. Insoddisfatta, invio una richiesta di accesso agli atti. Di quanto per l'Ateneo milanese sia prioritario garantire la qualità dei docenti che vanno in aula è rivelatore il fatto che per tre settimane non ottengo risposta. Decido allora di presentare lo stesso un'istanza di riesame al rettore. Dopo dodici ore (compresa una notte) arriva la risposta alla mia richiesta di accesso agli atti: per modici 450 euro mi possono inviare i documenti per posta elettronica, altrimenti mi devo recare in loco (ma se voglio delle copie cartacee devo sborsare la stessa cifra). Vado a consultare pubblicazioni e curriculum, sotto lo sguardo implacabile di una solerte impiegata che sembra temere che io possa rubare segreti militari tramite il terminale del suo ufficio, ottengo la conferma del fatto che il candidato non ha scritto quasi nulla di filosofia morale e predispongo un'integrazione all’istanza. Dopo un altro mese arriva la risposta: sono stata così sbadata da non notare che ormai il semestre è iniziato da diverse settimane, perciò la mia richiesta non ha più senso. Ma, a dimostrazione della buona volontà dell'Ateneo, seguono alcune pagine in cui in sostanza si dice che il giudizio della commissione è insindacabile. Non posso sostenere che le pubblicazioni del candidato sono incongruenti con l'insegnamento a bando né che la loro pessima valutazione sulle mie pubblicazioni andrebbe motivata. (Ingenuamente, pensavo che non fosse troppo difficile farlo, tutti ci ricordiamo i motivi per cui diamo valutazioni pessime, quando ci capita di farlo). Alla mia osservazione della scarsa considerazione dedicata al possesso dell'abilitazione (nonostante fosse stato inserito tra i criteri “preferenziali” dalla commissione) si replica che tale titolo non dimostra le capacità didattiche. Inutile chiedersi da che cosa hanno dedotto tali abilità riguardo al candidato vincitore, visto che non ha nessuna esperienza di insegnamento. In breve, è la loro parola contro la mia. Punto. Conclusione: se volete insegnare filosofia morale in Statale a Milano, basta che studiate il colonialismo in Zimbabwe. Visto che siamo tra filosofi morali, non osiamo pensare che avere in commissione il docente che ha diretto la propria tesi di dottorato conti. Giammai.
Titolare di Performando, partner per lo sviluppo delle persone e delle aziende, professore a contratto presso l'Università di Padova
10 mesiNon ho parole!
Founder & CEO Smiling - Innovation for Brands
11 mesiio segnalerei questa pessima vicenda a un po' di giornalisti
Licenza in Filosofia-diploma Feldenkrais- diploma in psicocinetica-Scienze Motorie-Magistero in Scienze religiose
11 mesiQuesta è la spudoratezza di alcuni manipolatori italiani che cultura non fanno ma solo informazione. Inoltre mi chiedo, visto l'etica riguarda la vita, l'azione, se chi ha valutato il tutto sia un etico o se pensi di esserlo. Personalmente non mi fermerei, non so come siano le procedure ma cercherei di arrivare al Ministero o altro perchè qui non si tratta solo di posti di lavoro nei quali, ognuno vuole arrivare ed ha diritto ad un trattamento giusto (parte dell'etica), ma del bene e della formazione degli studenti, che chi insegna questa materia deve, non dico dovrebbe avere come primo obiettivo (non mettiamo fine perchè sembra diventato per molti una parola obsoleta) primo pensiero di un vero professionista. Grazie per averci fatto partecipi!
Office manager e Amministrazione
11 mesiIndecente
Dipendente dell'Università degli Studi di Milano
11 mesiMi sento particolarmente coinvolta perché lavoro in Statale. Si sono svolte da pochissimo le elezioni del nuovo Rettore e ha vinto la prof.sa Marina Brambilla. Proverò a contattarla, nella prospettiva che quanto ha scritto ( e non ha scritto) nel suo programma elettorale possa avere un paragone stimolante. Coraggio!