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L'ex fondatore di WhatsApp è il nuovo Ceo di Signal

Brian Acton guiderà, però, solo provvisoriamente l'app che salvaguarda la privacy degli utenti
L'ex fondatore di WhatsApp è il nuovo Ceo di Signal

Cercasi Ceo per Signal. L’applicazione di messaggistica salita alla ribalta lo scorso anno, in seguito al cambio di termini e condizioni annunciato dalla rivale WhatsApp, ha perso il suo fondatore e amministratore delegato, Moxie Marlinspike, che a sorpresa abbandona il ponte di comando, lasciando il controllo provvisorio del team a Brian Acton.

Acton è a sua volta uno dei fondatori di WhatsApp che, a differenza dell'allora collega Jan Koum, ha abbandonato la popolare app fin dal suo passaggio sotto l’egida di Facebook (criticando più volte le mosse di Mark Zuckerberg), per abbracciare progetti votati alla sicurezza e protezione dei dati. Uno di questi è proprio Signal.

Con circa 40 milioni di utilizzatori su scala globale e una recente crescita dovuta anche alle belle parole spese da Edward Snowden ed Elon Musk, Signal è considerata una delle app di messaggistica più efficaci in termini di privacy poiché, oltre alla crittografia end-to-end che protegge le comunicazioni, non memorizza dati sui server pur restando legata al rispetto del Cloud Act voluto dal governo americano per accedere, in caso di necessità, alle informazioni veicolate dall’app di società sotto la giurisdizione di Washington.

Dopo la nomina provvisoria dell'ex fondatore di Whatsapp, Marlinspike intanto cerca ancora un sostituto permanente per il team da 30 persone e ha aperto a tutti la possibilità di candidarsi alla posizione di ceo. Chissà che alla fine non resti proprio Acton. Siccome Signal è una compagnia no profit, per chi ci sarà la sfida sarà incrementare le donazioni degli utenti.

Marlinspike non ha voluto fornire informazioni sui motivi che lo hanno spinto alle dimissioni. Una fonte a lui vicina ha detto a Techcrunch che la scelta è maturata nei mesi scorsi. In attesa di scoprire come impiegherà il suo tempo, non può passare inosservato il suo interesse verso gli NFT e le criptovalute. Sul suo blog personale ha raccontato un recente esperimento con la creazione di un token, mentre diversi giornalisti americani hanno collegato la dipartita da Signal all’ascesa di MobileCoin, una moneta digitale creata dall’omonima startup di cui Marlinspike è consulente. Il punto della questione è che nei mesi scorsi Signal ha iniziato a integrare MobileCoin per consentire agli utenti di scambiarsi denaro in maniera sicura e istantanea.

Non una novità, considerato che tutte le principali app di messaggistica stanno sperimentando soluzioni simili. MobileCoin, del resto, è una criptovaluta che sta attirando le attenzioni di molti investitori, tanto che dopo un finanziamento da 66 milioni di dollari chiuso la scorsa estate si prepara a un altro record, con una valutazione già superiore al miliardo di dollari.

Numeri altisonanti a parte, l’insidia per Signal è proprio il binomio con la moneta digitale, con voci discordanti e potenziali rischi a livello normativo che si levano dall’interno dello stesso team dell’applicazione.

Va ricordato che realtà più grandi e diffuse come Telegram hanno rivisto i piani sullo sviluppo della propria criptovaluta dopo una prolungata battaglia con la Securities and Exchange Commission, l’ente a stelle e strisce che vigila sui mercati azionari. Anche per questo e per evitare speculazioni sulla sua posizione, è probabile che Marlinspike abbia preferito fare un passo di lato, per il suo bene e quello dell’applicazione che ha fondato.

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