Passa al contenuto principale

Come Silicon Valley sta isolando la Russia per l'invasione dell'Ucraina

Da Meta a Google e Twitter, azzerati gli strumenti per guadagnare con gli annunci pubblicitari
Come Silicon Valley sta isolando la Russia per l'invasione dell'Ucraina

L'Ucraina chiede aiuto a tutti per fermare l'avanzata dei russi e anche le big del tech tendono una mano applicando limiti e sospensioni ai media russi. Quasi tutte le grandi compagnie hanno risposto alla chiamata di Mykhailo Fedorov, Vice Primo Ministro e Ministro della Trasformazione Digitale ucraino, attivo nel richiamare l'intervento del maggior numero di piattaforme, così da bloccarne il funzionamento in Russia per amplificare lo scetticismo dei cittadini, soprattutto dei più giovani, meno sensibili alla presunta grandezza e intoccabilità di Putin.

Il botta e risposta più efficace è stato quello tra il politico ucraino ed Elon Musk, invitato da Fedorov ad attivare il servizio satellitare a banda larga Starlink nel paese, così da rimediare a eventuali problemi di comunicazione dovuti ai blackout alla linea registrati dopo l'invasione russa, oltre a rappresentare una alternativa efficace per mettersi e restare in contatto in momenti così complicati per chi si trova in Ucraina. “Il servizio Starlink è ora attivo nel paese e altri terminal sono in arrivo”, ha dichiarato Musk su Twitter, in risposta alla richiesta di Fedorov.

Tra i primi a muoversi è stata Google, che ha sospeso la monetizzazione da tutte le sue piattaforme e applicazioni per i media finanziari dalla Russia. Un blocco totale, dunque, per tutti i profili di testate, piattaforme e altri servizi collegati al governo di Mosca. Ciò significa che anche da Youtube non arriveranno più visibilità né soldi alla vasta galassia di canali vicini a Putin. Niente più annunci per ingrassare le tasche aziendali (il ban vale per ogni contenuto, inclusi quelli pubblicati in lingue differenti dal russo), quindi, con un portavoce della società ad aggiungere che Google “continua a monitorare gli sviluppi della situazione e se necessario adotterà ulteriori misure”. Sempre YouTube ha confermato che diversi canali russi (come le agenzie Tass e Ria Novosti) non saranno più accessibili in Ucraina.

Da quasi 48 ore Meta ha bloccato l'acquisto di inserzioni pubblicitarie a vari organi di informazione russi, che anche in questo caso si trovano a non poter ottenere quel flusso di denaro garantito da anni grazie a contenuti di propaganda che hanno un certo seguito anche al di fuori dei confini russi. Non a caso i provvedimenti di Meta valgono a livello internazionale e si sommano a una serie di strumenti di sicurezza messi a disposizione degli utenti ucraini, al fine di proteggere i rispettivi profili di Facebook e Instagram. Per evitare che cresca e si diffonda lo scetticismo attorno all'invasione ucraina, la Russia ha bloccato in parte l'accesso a Facebook, colpevole secondo Mosca di non sospendere il fact checking e la segnalazione di contenuti dei media statali.

Segnalazioni ridotte da utenti esterni alla cerchia dei contatti seguiti anche per Twitter, per evitare la diffusione di contenuti che non rispettano le regole. Come negli altri casi, anche la piattaforma guidata da Parag Agrawal ha interrotto la pubblicità in Russia e Ucraina: “Vogliamo garantire che le informazioni critiche sulla sicurezza pubblica siano elevate e che gli annunci non possano comprometterle”, è l'avviso condiviso da Twitter.

Oltre a Musk, Zuckerberg, Visa, Mastercard, Rakuten, PayPal e Netflix, Fedorov ha incluso tra i suoi destinatari anche Tim Cook. Al numero uno di Apple Fedorov ha inviato una lettera chiedendo che la società interrompa la fornitura di servizi e la vendita di prodotti in Russia, oltre a bloccare l'accesso all’App Store all’intera Federazione russa. La mossa di Fedorov è arrivata all'indomani di un messaggio di preoccupazione e disponibilità ad aiutare il popolo ucraino in termini di aiuti umanitari, condiviso sui social dal Ceo di Apple (che ha aperto un nuovo ufficio operativo a Mosca a inizio febbraio). Al momento in cui scriviamo da Cook non sono arrivate altre repliche all'invito di Fedorov.

Un blocco strategicamente rilevante per Putin è arrivato da Taiwan, con il governo del paese che ha deciso di unirsi alla sanzioni economiche stabilite a livello internazionale contro la Russia. In virtù di tale scelta, quindi, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company Limited (nota come Tsmc), che è la più grande fabbrica di semiconduttori al mondo, ha affermato che adotterà un rigoroso sistema di controllo delle esportazioni per assicurarsi il rispetto delle restrizioni.

Risorse, fino a poco tempo fa impossibili, stanno arrivando al popolo ucraino grazie alle criptovalute, che il governo di Kiev ha legalizzato lo scorso settembre. A giovarsene, grazie alle donazioni (accettate dal 26 febbraio), sono ong e associazioni impegnate sul campo di battaglia come Come Back Alive, che tramite soluzioni come Swift e Fondy ha ottenuto quasi 5 milioni di dollari in meno di 48 ore (da segnalare una donazione anonima superiora alla metà della cifra complessiva).

Scelti per te

Trending su Mashable

  翻译: