"Non c'è niente di male a seguire una moda, a patto che sia supportata dall'autenticità." – Adam Lee
Negli ultimi mesi, Adam Lee, co-fondatore di Siduri Wines e produttore di Pinot Nero, ha fatto parlare di sé criticando il contenuto zuccherino del Meiomi Pinot Noir, di Constellation Brands, un vino famoso per il suo stile fruttato e accessibile. Meiomi ha avuto un enorme successo tra i consumatori più giovani, ma secondo Lee questo risultato ha un prezzo: un alto livello di zucchero. In un post sui social, Lee ha dichiarato che una bottiglia di Meiomi contiene più zucchero di ben 32 bottiglie del suo Dial Tone Pinot Noir. Secondo un'analisi, Meiomi contiene 19,4 g/l di zucchero, contro solo 0,6 g/l nel Dial Tone di Lee.
Questo confronto ha acceso un dibattito importante, non solo per il suo carattere provocatorio, ma perché tocca un tema cruciale nella produzione vinicola e nell’educazione dei consumatori: il livello di zucchero nei vini. In un momento in cui i consumatori sono sempre più attenti alla salute e agli ingredienti, i produttori di vino sono chiamati a rispondere a domande sempre più frequenti su ciò che mettono in bottiglia.
Va detto che lo zucchero nel vino non è necessariamente "negativo". Anzi, per molti neofiti del vino, una leggera dolcezza può essere ciò che rende il vino più piacevole e accessibile. Il successo commerciale di Meiomi dimostra che esiste un mercato per vini che attraggono consumatori alle prime armi. Tuttavia, la questione centrale resta: non sarebbe giusto rendere più trasparente il contenuto di zucchero? Lee pensa di sì e io non posso che essere d'accordo.
Questo dibattito solleva due punti fondamentali:
Trasparenza nel settore vinicolo: Così come per le bevande analcoliche, anche il vino dovrebbe indicare chiaramente in etichetta il contenuto di zucchero. Questo permetterebbe ai consumatori di fare scelte consapevoli e di confrontare i prodotti in maniera più equa. È una questione di rispetto per il cliente e per la sua possibilità di scegliere.
Evoluzione del gusto dei consumatori: Se il contenuto zuccherino aiuta a rendere il vino più accessibile ai neofiti, spetta poi al produttore accompagnare il consumatore lungo un percorso che lo porti, se lo desidera, a scoprire vini più complessi e bilanciati man mano che il suo gusto si affina.
Pensando al panorama europeo, e in particolare a quello italiano, non posso non riflettere sul grande potenziale ancora inespresso dell’ #Oltrepò Pavese. C’è un’enorme opportunità per educare i consumatori sui diversi stili di vino e posizionare i nostri prodotti come accessibili ma autentici.
Mentre Lee attende una risposta da Constellation Brands alla sua richiesta di trasparenza, è tempo di riflettere: il contenuto zuccherino nei vini dovrebbe essere trattato con la stessa attenzione riservata ad altre bevande? E soprattutto, come può contribuire il settore a educare i consumatori nel lungo periodo?
#Wine #trasparenza #marketing #pinotnoir
In my recent story for The Press Democrat, winemaker Adam Lee shares the story behind his (now) infamous social media post that accused Meiomi Pinot Noir of having “32 times more sugar” than his Dial Tone Pinot Noir. https://lnkd.in/gS4mEGDT
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