Ecco perché i talenti Tech vogliono cambiare azienda (e le aziende non trovano candidati) Il motivo? Stipendi troppo bassi 💰 Secondo il report “The Tech Talent Explorer” di HAYS, gli specialisti Tech sono molto richiesti dalle aziende italiane. Il 30% delle richieste totali riguarda figure Tech, con un aumento del 35% rispetto a due anni fa. Ma c’è un problema: il 33% dei lavoratori Tech vuole cambiare azienda e i motivi sono: 1️⃣ Salario basso (57%) 2️⃣ Mancanza di opportunità di sviluppo professionale (52%) 3️⃣ Nessun avanzamento di carriera (42%) E le prospettive non sono delle migliori: solo il 30% dei lavoratori tech italiani prevede un aumento nel 2024, il dato peggiore tra tutti i Paesi EMEA analizzati (media 68%) 📉 Quanto guadagna un professionista Tech in Italia? In media 53.300€ all’anno, che salgono a 66.400€ con oltre 10 anni di esperienza. Le aziende Tech italiane vogliono i migliori talenti ma non sono disposte a pagarli quanto meritano, dimenticando che stipendi bassi e poche prospettive di crescita portano i talenti a cercare altre opportunità. Invece, investire sulle persone è la chiave per innovare e restare competitivi nel settore del Tech. E tu pensi che la tua retribuzione sia adeguata? 💸 Post in collab con Datapizza
Chi siamo
In un mondo sempre più saturo di cattive notizie, le persone utilizzano i social per cercare dei momenti di leggerezza. Quindi cosa c’è di meglio di farsi una risata non appena apri i social? Ecco, per questo ci siamo noi! Con una community da oltre 2.5 milioni di persone, Ugolize è il media brand che porta divertimento e leggerezza nella vita delle persone. Il nostro format ci ha permesso di creare un brand che ormai è riconoscibile ovunque, diventando una delle pagine con l’engagement più alto su LinkedIn. Negli anni abbiamo lavorato con brand nazionali e internazionali, nel 2022 siamo stati nominati da Forbes tra i 100 Under 30 Leader del futuro e siamo qui per rendere LinkedIn un posto più divertente.
- Sito Web
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Link esterno per Ugolize
- Settore
- Servizi di marketing
- Dimensioni dell’azienda
- 2-10 dipendenti
- Sede principale
- Milano, Italia
- Tipo
- Società di persone
- Data di fondazione
- 2016
- Settori di competenza
- New Media, Social Media, Viral Marketing, Meme e vignette
Località
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Principale
Milano, Italia, IT
Dipendenti presso Ugolize
Aggiornamenti
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"Voi giovani non avete proprio voglia di lavorare”. Non ce l’aveva mai detto nessuno 🫠 Purtroppo conosciamo a memoria queste parole. E ormai non contiamo più le volte in cui sentiamo dire che i giovani non si impegnano abbastanza. Risultato: molti giovani si sentono sbagliati, falliti e incompresi. Ma è davvero colpa loro oppure è il mondo del lavoro ad avere qualcosa che non va? Forse il problema non è la mancanza di impegno. La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze vogliono trovare un lavoro, ma spesso non ci riescono. Negli ultimi anni il mondo del lavoro è diventato sempre più competitivo. Spiccare fra gli altri candidati non è semplice. Il problema, però, non è la formazione. I giovani hanno sempre più titoli, attestati, riconoscimenti: in media sono più istruiti rispetto al passato. Ma sembra che non basti. Spesso ai giovani viene chiesta esperienza anche per uno stage. Ma come si fa ad avere esperienza se nessuno ti permette di costruirla? Proprio qui sta il problema. È chiaro, formare una persona presuppone un dispendio di tempo e risorse, ma qualcuno lo deve pur fare. Altrimenti il sistema si inceppa: i giovani non svilupperanno le competenze richieste, i datori di lavoro non troveranno mai qualcuno da assumere. I giovani spesso sentono di non fare e di non essere mai abbastanza, hanno paura di tradire le aspettative degli altri. Forse, però, sono queste stesse attese a non rispecchiare più del tutto la realtà di oggi, che è molto diversa rispetto al passato. Per rinnovare il mercato del lavoro servirebbe un bel corso di aggiornamento. Da affrontare con il massimo impegno, ovviamente... Post in collab con Factanza Media
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Le università sono ripartite e con esse anche il cruccio affitti per gli studenti. L’emergenza abitativa continua a colpire duramente gli studenti fuorisede, con affitti sempre più alti che rendono la vita e lo studio nella stessa città un lusso per molti. Secondo il rapporto “Affitti studenti: cari, senza regole, tutele e benefici fiscali” realizzato dall’Udu, Cgil e Sunia, il 62% degli studenti fuori sede ha difficoltà a trovare una casa, e il costo dell’affitto può assorbire fino all’80% del loro budget. A Milano, per esempio, i prezzi degli affitti vanno dai €400 per un posto letto fino a €700 per una camera singola, mentre a Roma la fascia va dai €300 ai €700. Nel 2024, il costo degli affitti per stanze singole è aumentato del 7% a livello nazionale, con un incremento della domanda del 27%. L’emergenza abitativa non è uniforme in tutta Italia: mentre le grandi città del Nord e del Centro vedono un aumento insostenibile degli affitti, il Sud e le isole stanno diventando sempre più attrattivi per gli studenti. A causa dei costi più bassi, le immatricolazioni nelle università del Sud sono aumentate del 4,2%, mentre nelle metropoli del Nord si registra un calo: -2,5% nel Nord-Ovest e -3,6% nel Centro. La carenza di residenze universitarie è un altro problema. Attualmente ci sono solo 40.000 posti letto disponibili nelle residenze pubbliche per circa 830.000 studenti fuorisede. Il PNRR prevede la creazione di 60.000 nuovi posti letto entro il 2026, ma finora sono stati realizzati meno di 5.000 posti. Come si potrebbe intervenire per alleviare il problema? Dicci la tua nei commenti! Post in collab con Starting Finance
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Ogni volta che si parla di stipendi, in Italia, si tocca un tasto dolente. Nel nostro Paese gli stipendi faticano a crescere e sempre più persone si trovano a fare i conti con un costo della vita che diventa pian piano insostenibile. Tanti imputano la situazione a un problema di produttività cronico, che ormai affligge l’Italia da diversi anni e si riscontra anche nella bassa crescita economica. Negli ultimi 20 anni, infatti, il PIL italiano è rimasto sostanzialmente piatto, impedendo ai redditi di crescere di conseguenza. Quando si parla di produttività si intende il reddito prodotto da ciascun lavoratore e negli ultimi vent’anni in Italia è rimasto più o meno lo stesso, mentre negli altri Paesi UE è aumentato. Nel primo trimestre del 2024 l’Italia è il Paese che ha registrato il maggior calo dei salari reali dal 2019 tra le maggiori economie dell’OCSE: -6,9%, contro una media dei Paesi OCSE del +1,5%. L’organizzazione utilizza i salari reali come indicatore perché tengono conto dell’inflazione e permettono un confronto coerente con il passato, a differenza di quelli nominali. Tra i 35 Paesi presi in considerazione dall’OCSE ci piazziamo sul podio per la gravità del crollo subito; peggio di noi fanno solo la Repubblica Ceca, in cui i salari sono diminuiti del -7,5%, e la Svezia (sempre -7,5%). Con quali misure si può tornare a crescere in Italia? Dicci la tua nei commenti! Il post è stato creato in collaborazione con Starting Finance
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Le mode passano, dire che “i giovani non vogliono lavorare” resta. Per decenni i media e gli imprenditori italiani hanno dipinto i giovani come svogliati e poco propensi a lavorare. Tuttavia, questa visione è smentita dalla realtà, specialmente nel contesto attuale. Secondo un rapporto del Consiglio nazionale dei giovani, il 41% degli under 35 italiani lavora in condizioni precarie. Nel 2023 i nuovi contratti tra gli under 30 risultano precari (a tempo determinato o stagionali) nel 79,8% dei casi e soltanto nel 20,2% sono stabili (a tempo indeterminato o in apprendistato). E poi c’è il tema degli stipendi: nel corso del 2022, la retribuzione lorda media annua dei giovani dipendenti del settore privato (tra i 15 e i 34 anni) era di 15.616 euro, e anche chi ha un contratto stabile percepisce in media una cifra di 20.431 euro. Quella della “poca voglia di lavorare” è soltanto una credenza. Piuttosto, servirebbe parlare di più di un mercato del lavoro sfavorevole, segnato dalla precarietà, che non permette di costruirsi un futuro, e da stipendi troppo bassi, che non permettono di avere una vita dignitosa. Post in collab con Factanza Media