Post di Alessandro Montalbini

🥇LA SQUADRA🥇 Sono iniziate da quasi una settimana le #Olimpiadi. Uno spettacolo pazzesco, ricco di colpi di scena e sport mozzafiato. È uno degli eventi dedicati allo #sport per antonomasia (dalla notte dei tempi), dove vediamo due sfumare del gioco: 💪🏻 La forza del singolo 🤝🏻 Il gioco di #squadra La prima, è la bellezza del gesto atletico, la capacità di lottare per un obiettivo e farlo ad ogni costo. La seconda, è la sfumatura della prima. È l’unione dei singoli che porta il successo di tutta la squadra. Ma come fai a vincere? 🗣️ Comunicando efficacemente 🫂 Fiducia nel proprio compagno Forse è proprio in questo caso che ci viene incontro il Rugby, dove la #fiducia per il proprio compagno fa si che i suoi compagni siano pronti a sostenerlo nella sua avanzata verso la meta. Una comunicazione efficace e una fiducia nei mezzi del compagno creano uno dei primi valori del Rugby: il #Sostegno. Questa può sembrare un semplice racconto di sport o una grandissima metafora delle nostre organizzazioni, ma per sapere questo vi toccherà aspettare qualche settimana in piú. P.S. se siete interessati, c’ho scritto un libro in merito all’argomento, si chiama “Rugby, un gioco di squadra”, è disponibile su #Amazon al link qui sotto: https://lnkd.in/d6x75RiT #rugby #olympics #team #comunicazione #fiducia #sostegno

Noi da fuori vediamo solo l’ultimo pezzetto delle storie degli atleti che stanno partecipando alle #Olimpiadi2024. Li vediamo e li ammiriamo al massimo delle loro #capacità, li vediamo competere e vincere mentre migliorano #record e superano i loro stessi #limiti, facendocelo sembrare quasi semplice, come se avvenisse senza sforzo. Eppure, se oggi sono lì a Parigi, è perché seguono un #allenamento ferreo tecnico e mentale tutti i giorni da anni, senza fretta ma senza sosta. Chi li guarda in tv non può neanche immaginare tutto il #lavoro invisibile che c’è dietro. Come un #iceberg, da lontano si vede solo la punta, ma la parte più imponente è sommersa e la vede solo chi ha l’#aperturamentale, il #coraggio e la #determinazione di immergersi e di andare a esplorare in profondità. Alcuni di loro saranno stati motivati e spronati a inseguire il loro sogno, ma quanti altri avranno invece dovuto tapparsi le orecchie per non sentire gli scoraggiamenti più o meno diretti di chi stava loro accanto e non riusciva a credere che sarebbero arrivati tanto in alto? Se una persona ritiene che un’altra non sia in grado di fare qualcosa, spesso è solo perché sta proiettando sulla prima le proprie stesse insicurezze e la propria sfiducia. A volte succede per un senso automatico di #protezione, nei casi meno nobili è per pura #invidia, altre volte invece si tratta di effettiva cecità nel saper vedere oltre l’#ostacolo. Questi, il più delle volte senza neanche saperlo, sono i nostri #sponsor negativi. Non succede solo alle Olimpiadi, succede anche in situazioni molto più comuni e più frequenti che ci riguardano tutti da vicino. Quando mi avvicinai al #trading oltre 15 anni fa, non ci fu una singola persona dalla mia parte, né in famiglia, né tra le amicizie, né tra i miei colleghi di allora. Tra chi non aveva neanche capito di cosa si trattasse, chi temeva che io mi rovinassi, chi aveva paura al contrario che io ce la facessi e che per questo potessi allontanarmi, se avessi dato retta a quelle voci, non avrei fatto niente di quello che ho fatto e mi sarei autolimitata per non deludere implicitamente le #aspettative degli altri e per non entrarci in contrasto. Ma non tutte le #opinioni hanno lo stesso #valore. Chi dice la propria con cognizione di causa e dopo aver dimostrato di avere contenuti di valore in un determinato campo, ha senso che venga ascoltato. Anche le #critiche sono bene accette, ma solo quando sono di spessore e pertinenti. Altrimenti sono solo #chiacchieredabar e vanno bene giusto davanti a un caffè, ma è nostra #responsabilità individuale fare in modo che non interferiscano con la nostra sacrosanta #libertàdiscelta. “Chi dice che è impossibile, non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo” (Elbert Hubbard) #identità #sponsorship #mentalcoach #peakperformance #indipendenzaemotiva #confinisani

Da Pilato a Sinner, gli sportivi non ci devono nulla | Valerio Moggia https://lnkd.in/dCq_rgpr La reazione dell'ex schermitrice Elisa Di Francisca al commento a fine gara della nuotatrice Benedetta Pilato richiama un vecchio vizio: l’atteggiamento paternalistico e spesso accusatorio nei confronti degli sportivi e delle sportive. Ma se potrebbe quasi essere tollerabile nel momento in cui è espressione esclusiva del tifoso, che di per sé non fa opinione - nonostante nell’epoca dei social i commenti del pubblico abbiano un peso molto maggiore rispetto al passato - è decisamente più grave vedere questo atteggiamento dilagare anche tra chi si occupa d’informazione. Il problema di fondo è quello di credere che gli atleti e le atlete ci debbano in qualche modo qualcosa. Che, in quanto tifosi, siamo custodi di un sport che gentilmente appaltiamo a dei rappresentanti - gli sportivi - che hanno il dovere di onorarlo (ma soprattutto di onorarci) vincendo. Il nostro sguardo di spettatori e tifosi sullo sport andrebbe completamente destrutturato. Ciò che noi vediamo è la prestazione sportiva, che specialmente nel caso dei giochi olimpici si riduce a una manciata di secondi o pochi minuti. Questa è la punta dell’iceberg: alle spalle di tutto questo c’è una grande massa di lavoro e sacrifici che accompagnano la stagione degli sportivi e delle sportive. Le persone che vediamo in campo, in pista, in pedana e in piscina sono il risultato di fatiche, sacrifici, dolori e privazioni a cui noi individui comuni davanti allo schermo spesso non abbiamo non solo esperienza, ma nemmeno una vaga impressione. Valorizziamo gli atleti e le atlete unicamente in base alle vittorie, e pensiamo che la loro eccezionalità - ciò che li distingue dalle persone normali - siano queste ultime, quando in realtà è la capacità di sopportare quei sacrifici nel tempo. Specialmente in uno sport individuale, non essere al meglio in una gara olimpica può significare l’eliminazione, e quindi altri quattro anni di lavoro, nella speranza di arrivare ai prossimi Giochi in condizioni ottimali, cosa tutt’altro che scontata. Questo è un peso enorme, e non è un caso se negli ultimi tempi si stia parlando con sempre maggiore insistenza del problema della salute mentale nello sport, come dimostrano i casi di Simone Biles e Naomi Ōsaka.

Sapete che nelle prossime Olimpiadi di Parigi si raggiungerà una perfetta parità di genere? E cosa significa questo traguardo per il futuro dello sport e della società? 🏅 Ne parlo nel mio nuovo articolo per Webold. Correte a leggerlo! 👇

Due grandi insegnamenti dalle #Olimpiadi di #Parigi2024 Sono, come ogni italiano medio che si rispetti, davanti alla tv ogni volta che posso, per guardare tutte le varie discipline sportive di questi giochi olimpici, con (ovviamente) particolare attenzione quando sono gli azzurri a essere in campo, ancora di più se in odore di medaglia. Ho colto però due importanti lezioni in questi giorni, che potremmo portare anche nelle nostre aziende e nelle nostre strategie di #marketing e commerciali a medio e lungo termine. 💡 Prima lezione: Yusuf Dikec tiratore turco, che fino al giorno prima non conosceva nessuno al di fuori del proprio Paese, ci ha insegnato, che non è sempre vero che del secondo arrivato non si ricorda nessuno e che oggi basta non allinearsi alla massa, per risultare immediatamente riconoscibili e subito dopo virali sui social network. Armand Duplantis ieri, dopo il record del mondo nel salto con l'asta a 6 metri e 25 lo ha persino imitato nella posa (mano in tasca e sguardo tranquillo) a favore dei fotografi. Primi nella mente è sempre meglio di primi sul mercato. Dimostrazione pratica. 💡 Seconda lezione: se c'è la giusta esposizione mediatica e la giusta narrazione, anche gli sport minori guadagnano interesse e attenzioni da parte della massa. Tanti di noi hanno seguito sin questi giorni gare e competizioni, di cui dopo le Olimpiadi ci dimentichiamo quasi del tutto. Il lavoro fatto, per citare i più virtuosi, da Fidal e Federtennis, ci racconta che, coinvolgendo i social e costruendo il giusto storytelling, si può solo fare bene a tutto il movimento, cominciando anche a richiamare i più giovani alle attività di base, per costruire i campioni di domani. Impariamo quindi dagli atleti olimpici: non abbiate paura di essere unici (#PrimiNellaMente) e raccontate la vostra storia in modo coinvolgente (#Storytelling). Con la giusta esposizione e narrazione, anche le #PMI possono diventare delle medaglie d'oro nel loro settore, chiaramente con impegno, programmazione e lavoro continuo.

Thomas #Ceccon si unisce alla lista dei giovani e delle giovani atlete azzurre, simbolo di una generazione che ripudia il vecchio modo di concepire il lavoro e la vita. E lo fa in grande stile, come le sue prestazioni alle #Olimpiadi di Parigi 2024, da cui esce con un oro nei 100 metri dorso e un bronzo nei 200 della stessa specialità. "Dopo che vinci una medaglia d'oro hai sbalzi di umore, nel senso che vai tanto su, però rischi anche di andare tanto giù", ha detto il campione 21 enne che ha provato a circostanziare: "Per via delle difficoltà nel villaggio, poi ho fatto anche i 200 dorso... Magari sono calato un po', e si è visto soprattutto nella staffetta dell'ultimo giorno. Sicuramente gli sbalzi d'umore ci sono, non è facile. Però emozioni tantissime". Parole sincere, genuine, capaci di andare oltre le prestazioni sportive così come quelle di altri atleti e atlete azzurre in queste Olimpiadi. Per i più giovani, il lavoro e la vita devono andare di pari passo, non esistono i compartimenti stagni, l'unica via è l'equilibrio. Questo nuovo modo di vivere lo sport, le vittorie e i fallimenti è coerente con le priorità professionali delle nuove #generazioni, per le quali il work-life balance e lavorare in ambienti sani non sono più un dettaglio. Nonostante i "naturali" sbalzi d'umore Ceccon si è goduto il meritato oro, ma perché a volte non siamo in grado di gestire le nostre #emozioni davanti ai trionfi? Perché a volte si va più giù che su, nonostante il raggiungimento di un traguardo atteso settimane, mesi e a volte una vita intera? Qui due possibili risposte: https://lnkd.in/d4CVKTnS

Cosa hanno in comune Luna Rossa e gli allineatori? Niente, anche se il parallelo tra i foil e le precision wings mi ha solleticato la fantasia. In realtà ho fatto questo parallelo leggendo l'intervista a Patrizio Bertelli sul futuro della Coppa America: "[...] A proposito del futuro della Coppa e dei monoscafi foiling, Bertelli ha detto che è diventata un circuito senza riferimenti storici, molto diversa dalle edizioni di Newport o di Auckland e che barche come gli AC40 «sono una grande novità, capaci di avvicinare i giovanissimi a questo sport. Dobbiamo cominciare a pensare che la vela è cambiata ed è inutile fare il paragone con il passato, perché si tratta di due mondi completamente diversi. Sotto questo aspetto non credo si possa più tornare indietro» [...]." Adesso, guardando le nuove tecniche, di cui forse gli allineatori sono l'espressione più evidente, dobbiamo cominciare a pensare che l'ortodonzia "è cambiata ed è inutile fare il paragone con il passato, perché si tratta di due mondi completamente diversi" e che "non si possa più tornare indietro"? Cosa ne pensate? Senza rinnegare affatto il passato e puntando sempre al bene dei nostri pazienti, non è diventato forse inevitabile conoscere a fondo anche le nuove tecniche, studiarle, svilupparle e spremerle fino ad ottenere i risultati e l'affidabilità che negli anni abbiamo sempre cercato con altre tecniche e altri materiali? fonte: https://lnkd.in/dRjDhWJr #ortodonzia #allineatoritrasparenti #evoluzione

Le federazioni sportive solo il più grande veicolo per lo sviluppo del nostro sport. Devono essere sostenute e deve essere implementato al loro interno un sistema di managerialità che garantisca di massimizzare i risultati sportivi ed economici.

Medaglia d'oro a Luigino Bruni per questo articolo sulle #Olimpiadi (nel primo commento il link), di cui estrapolo un pezzo. 🎯 [...] C’è una coerenza tra uno #sport che vede solo le #medaglie e una #società che vede solo il #PIL. Da sempre le lacrime di gioia dei vincitori hanno avuto bisogno di quelle di tristezza degli sconfitti. Da sempre io posso essere primo solo se esistono i secondi e gli ultimi. Però la dimensione posizionale sta aumentando insieme all’estensione della cultura del #capitalismo fondato sui dogmi della #meritocrazia e della #leadership. Ma il tarlo non si trova nella comunità degli sportivi. La malìa emerge quando prendiamo lo sport e lo facciamo diventare #metafora del mondo; quando il ranking, i vincenti e i medaglieri lasciano gli stadi e le piscine e si espandono in altri campi. Nella cooperazione #economica e #civile non solo non contano i ranking, ma sua logica è radicalmente diversa: uno #scambio tra un grande e un piccolo può essere per entrambi più vantaggioso di uno scambio tra due ‘grandi’. Nelle #imprese e negli #uffici ci sono anche dimensioni posizionali; ma l’economia e la società sono prima e soprattutto #network #cooperativi, dove la mia ‘#vittoria’ non ha bisogno della ‘#sconfitta’ di qualcun altro. Le #medaglie al merito, che purtroppo stanno aumentando nella nostra #società #posizionale, sfilacciano i rapporti lavorativi e peggiorano le ‘performance’ di tutti. foto di Luca Carcano Scuola di Economia Civile

Le #federazioni #sportive #nazionali sono un asset indispensabile per il nostro #paese e la conferma di questo sono le tante medaglie alle ultime #olimpiadi. Sono state fondamentali infatti per l’accompagnamento degli #atleti in un percorso difficilissimo. Ancora più importante è il sistema creatosi che permette, da tante edizioni delle olimpiadi, di vincere medaglie in discipline molto differenti tra loro. All’interno di questo complesso sistema fatto di una governance unica nel nostro paese, si deve calare il controllo di gestione che è un dipartimento fondamentale per ottenere i risultati sperati. Se è vero che il controllo di gestione non allena gli atleti e non organizza tornei e campionati è altrettanto vero che una corretta allocazione delle #risorse economiche permette di massimizzare i risultati. Prima di tutto, per statuto e stabilito dalle norme, una federazione deve preparare un #budget annuale approvato dagli organi dell’ente e trasmesso alle autorità competenti. Questo primo tassello è importante per stabilire le risorse minimali che si avranno a disposizione e i risultati minimi da raggiungere per poter permettere livelli di spesa efficienti sia per l’attività sportiva che il funzionamento. Dopo aver percorso, molto sinteticamente, un processo che coinvolge tutta la struttura federale dobbiamo passare al controllo concomitante che è fondamentale per mantenere l’equilibrio. In tale controllo ci sono dei #regolamenti interni e norme imposte a livello nazionale che permettono di mantenere in equilibrio il sistema. Non è infatti mai possibile superare il budget di spesa senza che ci sia una variazione di budget. Da ultimo c’è il controllo a posteriori. Infatti le chiusure gestionali devono riguardare chiusure periodiche (almeno semestrali come imposto dalle norme) ma soprattutto chiusure che definirei obiettive. Molti eventi si concludono o si avvicinano al risultato massimo già durante l’esercizio, quali ad esempio l’attività sportiva che spesso si conclude in estate o il tesseramento che ha un picco nei primi mesi dell’anno. Infine, il controllo finanziario, spesso trascurato, è essenziale per prevedere i flussi di cassa futuri e mitigare eventuali rischi di liquidità. Abbiamo voluto dare il focus su due aspetti centrali che sono l’importanza di costruire un sistema che coinvolga sia il controllo della #gestione #sportiva, sia della #gestione #associativa e sia della #gestione #economico #finanziaria e l’importanza di avere un sistema di controllo di gestione che in un flusso continuo permetta di monitorare prima, dopo e soprattutto durante la #gestione di una #federazione. Per leggere l'articolo completo: https://lnkd.in/gzuZa9_e Ringraziamo per il contributo David Cioccolo e Vincenzo Culeddu! Alessandra Bucci Fabrizio Cannizzaro Riccardo Villani Federico Amendola Giulio Beronia Paolo Gentili Giorgia Palumbo francesco calabrese Alessandro Piluso