E' appena uscito, a cura del Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte e Spettacolo dell'Università di Roma "La Sapienza", il volume "Migrazioni moderne e contemporanee. Un approccio globale". Il testo raccoglie diversi contributi, di docenti universitari e dottorandi, fra cui il mio, dedicati ai fenomeni migratori in età moderna e contemporanea colti in una prospettiva geografia ampia, prendendo in considerazione non soltanto l'Italia, ma anche l'Europa, le Americhe, l'Asia e l'Africa. Una prospettiva che ha voluto evidenziare come le migrazioni non coinvolgano solo l'Europa e soprattutto non siano un fenomeno recentissimo che si possa in qualche modo tenere sotto controllo.
Il mio contributo, nello specifico, vuole riflettere sul fenomeno per cui molti dei nostri emigrati, una volta ritornati ai loro paesi di origine, abbiano contribuito a fondare diverse piccole, isolate ma vitali comunità evangeliche, in un’Italia che viveva un’epoca d’intensa crescita economica e di sviluppo sociale e politico. Facendo opera di proselitismo ma accompagnandola anche con iniziative sociali ed educative che ebbero i maggiori successi nell’ambiente contadino, nelle aree più depresse del Mezzogiorno mai toccate prima di allora dal protestantesimo. E fu proprio l’aggancio con l’emigrazione a costituire il contributo più spiccato dei metodisti a quell’apertura di nuovi orizzonti che caratterizzò l’Italia evangelica nel primo Novecento.
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