Pare che Trump abbia scoperto e forse reso più incisivo (segui i soldi direttamente.....) l' approccio che noi in Italia seguiamo da molto con le molteplici agenzie di indirizzo che abbiamo e che producono eccellenti, chiari ed efficienti documenti di riferimento ed indirizzo per le attività sia della PAC che della PAL. AGID, ACN, Italia DIGITALE, Garante della Privacy e così via fanno uno stupendo lavoro sia teorico che pratico ma dato che le loro direttive non sono esplicitamente dei regolatori di spesa, ci si perde in esercizi di interpretazione. Faccio un esempio: se avessimo una DOGE che dice: devi fare i backup su tutta la linea tecnologica di servizio secondo questa lista di requisiti comprovati e penalmente rilevanti altrimenti il governo, direttamente o indirettamente, non ti paga e si riserva di perseguire tutta la linea decisionale del progetto, sarebbe chiaro e semplice. ora se Musk fa con il governo USA quello che ha fatto con i motori Raptor, allora certo che è il progetto Manhattan deo 21° secolo. https://lnkd.in/epxegh79
Post di Claudio Retico
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Entra nel vivo il toto ministri per la prossima amministrazione Trump. Di nomi ne erano già circolati durante la campagna elettorale, ma ora la rosa dei candidati inizia a stringersi. Dopo aver annunciato la nomina di Elon Musk, in collaborazione con Vivek Ramaswamy, alla guida del nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge), i fari di Wall Street sono ora puntati sui possibili consiglieri in economia, e soprattutto sul posto di Segretario del Tesoro, una posizione chiave del Gabinetto, alla luce della sua vasta influenza sugli affari economici, normativi e internazionali. I mass media statunitensi, e non solo, sono divisi sui favoriti. I nomi in gioco sono essenzialmente quattro, dopo che nelle ultime ore si è sfilato John Paulson. In corsa ci sarebbero anche Larry Kudlow, Robert Lightizer e Howard Lutnick. Iscriviti alla Newsletter per rimanere sempre aggiornato sul mondo dei mercati, dell'economia e della consulenza finanziaria. Iscriviti Compilando il presente form acconsento a ricevere le informazioni relative ai servizi di cui alla presente pagina ai sensi dell'informativa sulla privacy.
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Con l'annuncio di Trump oggi sul ruolo che avrà Musk nella sua amministrazione possiamo dire che siamo ufficialmente entrati nell'era dei broligarchi. Non toccherà a Donald Trump stabilire le nuove regole che governeranno le nostre vite, ma ai vari Peter Thiel, Jeff Bezos ed Elon Musk del mondo, i cosiddetti “tech bro” o “broligarchi”. I magnati della Silicon Valley che oggi festeggiano la vittoria di Trump sono riusciti ad acquisire ricchezze senza precedenti evitando abilmente la regolamentazione governativa. L'ultimo, sismico cambiamento politico è una scossa di assestamento di un cambiamento più grande che sta scuotendo il mondo intero. I "broligarchi" della Silicon Valley non si sono limitati ad accaparrarsi ricchezze incalcolabili, ma hanno creato prodotti di cui nessuno di noi può o vuole fare a meno. Così come l'elettricità ha cambiato il nostro modo di mangiare, dormire e lavorare, l'intelligenza artificiale sta trasformando il tessuto stesso della nostra società. Si basa sulle fondamenta gettate dai social media, che hanno già incrinato l'idea stessa di verità, legittimando e amplificando l'antica caratteristica umana di credere a ciò che vogliamo credere nonostante tutte le prove del contrario. Ora, con la crescita del potere e dell'ubiquità dei servizi digitali, cresce anche il potere degli uomini dietro i monopoli che hanno costruito l'architettura digitale delle nostre vite. Questi uomini, che hanno accumulato una ricchezza senza precedenti, saranno ora in grado di tradurla in un potere politico senza precedenti. E l'hanno ottenuto democraticamente. Thiel, ad esempio, afferma da tempo come democrazia e capitalismo siano incompatibili tra loro. Il recente annuncio di Donald Trump di affidare a Elon Musk e all'ex candidato alle presidenziali dei Repubblicani, Vivek Ramaswamy, la guida del nuovo Dipartimento per l'efficienza del governo conferma questa tendenza. Musk e Ramaswamy - ha detto Trump - "spianeranno la strada alla mia amministrazione per smantellare la burocrazia governativa, tagliare le normative in eccesso, tagliare le spese dispendiose e ristrutturare le agenzie federali". Natalia Antelava
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L’insediamento di Donald Trump porta una nuova promessa di cambiamento radicale nella struttura amministrativa americana, con la creazione del Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE). Due figure di primo piano, Elon Musk e Vivek Ramaswamy, guideranno questo nuovo ente, con l’obiettivo dichiarato di snellire l’apparato burocratico e ridurre le spese governative eccessive. La nomina di Musk era attesa, ma la scelta di Vivek Ramaswamy, ex candidato repubblicano, ha destato sorpresa. In parallelo, Pete Hegseth, volto noto di Fox News e veterano decorato, è stato scelto per la carica di segretario alla Difesa. Un nuovo approccio alla burocrazia Trump ha affidato a Elon Musk e Vivek Ramaswamy un compito ambizioso: trasformare radicalmente il governo federale entro il 4 luglio 2026, una data simbolica per il 250° anniversario degli Stati Uniti. Il Dipartimento per l’Efficienza del Governo, o DOGE, sarà esterno alla struttura governativa tradizionale ma collaborerà strettamente con la Casa Bianca e l’Ufficio di gestione e bilancio, promuovendo una gestione più simile a quella di un’azienda privata. “Un team esterno darà indicazioni sulle riforme per creare un governo più piccolo e moderno,” ha dichiarato Trump. Elon Musk e Vivek Ramaswamy sono due imprenditori che lavoreranno, da oggi in poi, al fianco di Donald Trump. Già durante la campagna elettorale, Elon Musk aveva dimostrato di essere un fedele alleato del Presidente: prima delle elezioni aveva infatti distribuito circa un milione di dollari tramite una lotteria per aumentare consenso, sopratutto nei paesi ancora in bilico. Vivek Ramaswamy, che lavorerà in stretta collaborazione con Musk, è stato tra i candidati alle primarie del Partito Repubblicano e non ha mai mancato di nascondere le sue politiche e idee reazionarie ed estremiste, anche per avvicinarsi al potente Trump. (adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({}); Donald Trump annuncia su Truth l’inserimento a capo del DOGE dei suoi due alleati, rivendicando un’America più grande e più potente. Il suo piano è infatti quello di elaborare nuovamente il “Progetto Manhattan”, cioè il progetto USA per lo sviluppo della prima bomba atomica. Semplificazione e tagli alla burocrazia Nelle intenzioni di Trump, il nuovo Dipartimento, soprannominato DOGE, dovrà ridurre la spesa governativa eccessiva e semplificare la macchina amministrativa. Elon Musk, già noto per le sue posizioni anticonformiste e per il suo contributo alla campagna di Trump, è ora incaricato di portare la propria visione imprenditoriale nel settore pubblico. La struttura opererà come organo consultivo per riforme strutturali, con l’obiettivo di “far risparmiare milioni di dollari ai cittadini americani.” Pete Hegseth al Pentagono Nel panorama delle nomine di alto profilo, il nome di Pete Hegseth ha attirato grande attenzione. Veterano dell’esercito e personalità di punta di Fox News, Hegseth diventa il
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Musk, ricompensa di 47 dollari a chi si iscrive per votare Trump di Marco Galluzzo - Corriere della Sera - 8 Oct 2024 Vedi anche il sito ilcorriereblog.it L’offerta del miliardario vale nei sette Stati in bilico. Ed è ai limiti della legalità Comprare il voto di qualcuno è illegale, in Italia come in America. Negli Stati Uniti, dove può andare alle urne solo chi è iscritto alle liste elettorali, è proibito anche pagare chi si iscrive. Così da ieri gli addetti ai lavori della macchina politica americana si interrogano sulla legittimità dell’ultima trovata di Elon Musk per sostenere la candidatura di Donald Trump: incentivare con un dono di 47 dollari l’iscrizione alle liste elettorali di chi ancora ne è fuori. L’iniziativa di America Pac (la sua organizzazione fiancheggiatrice di Trump che sta investendo decine di milioni per sostenere il candidato repubblicano) è limitata ai 7 Stati in bilico tra democratici e repubblicani (Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, North Carolina, Georgia, Arizona e Nevada) ed è valida fino al 21 ottobre, quando i termini per l’iscrizione alle liste elettorali saranno ormai scaduti. Trovata estemporanea di Musk che ogni tanto esagera e poi fa marcia indietro non senza aver incassato, prima, un dividendo in termini di attenzione dei suoi 200 milioni di follower e di aumento del traffico su X, la sua piattaforma social? O siamo davanti a un’altra di quelle che nel team di Trump chiamano «strategie non tradizionali» (come le mille procedure di voto cambiate all’ultimo momento e gli eserciti di avvocati già pronti a contestare l’esito del voto) per riconquistare la Casa Bianca? E poi perché proprio 47 dollari? Un riferimento a Trump che sarebbe il 47esimo presidente americano? Ieri la clamorosa iniziativa dell’uomo più ricco del mondo ha faticato a trovare spazio nei notiziari dei media più autorevoli, forse perché tutti stavano cercando di valutare i profili legali della cosa: Musk, infatti, non offre direttamente soldi a chi si iscrive. Si impegna, invece, a premiare chi gli porta una petizione a sostegno del Primo e Secondo emendamento della Costituzione americana (libertà di parola e libertà di armarsi) firmata da elettori registrati in uno dei 7 Stati che decideranno l’esito delle presidenziali. Tecnicamente, dunque, non c’è pagamento della registrazione (può firmare anche chi è registrato da tempo). In teoria anche democratici, visto che pure Kamala ha armi in casa. Ma l’intento dell’iniziativa che punta ad arrivare a un milione di firme, sostenuta in rete da Musk anche con inviti ad approfittare di quest’occasione per incassare «soldi facili», è chiaro. E gli aspetti inquietanti non si fermano all’uso del denaro per procurarsi voti. C’è anche la questione dell’acquisizione dei dati dei premiati: chi partecipa alla petizione, infatti, deve fornire tutti i suoi dati personali (...) Continua la lettura sulla pagina facebook de Il giornale dei giornali
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MUSK E I MONARCHI MEDIEVALI DELL'HI-TECH di Maria Luisa Rodotà - La Stampa – 23 ottobre 2024 È l'elezione degli oligarchi di Big Tech, che danno soldi ai candidati e poi vogliono regnare. I miliardari della destra distopica, tra Silicon Valley e Texas, sembrano interessati a una monarchia medievale digitale con intelligenza artificiale. Agli straricchi per Kamala basta meno, vogliono che da presidente faccia marcia indietro sulle politiche antitrust, sulle cautele, sull'intelligenza artificiale e sulle criptovalute. E sulla capa della Federal Trade Commission Lina Khan, che ha maltrattato Meta, Microsoft e Amazon. Ed Elon Musk, frontman degli oligarchi distopici, che parla di continuo su X, da giorni sta in Pennsylvania, fa comizi come fosse lui il candidato. E Donald Trump, al netto dei discorsi pubblici erratico-fascisti, sembra aver delegato un bel pezzo di campagna elettorale a Musk. Che sta venendo fuori un po' come il capo della Spectre un po' come Achille Lauro, il primo, l'armatore napoletano che dava una scarpa prima del voto e una dopo. Trump, orologi e broligarchi Musk ha donato 75 milioni di dollari alla campagna di Trump, e molto di più al suo – di Musk – political action committee, l'America Pac, finanziato da ex della PayPal Mafia, ora Maga Mafia, come Peter Thiel e David Sacks. Sono loro la nuova "donor class", decisiva e blandita, ora sono più importanti dei banchieri. Sono ovunque, hanno i social network. Hanno scelto loro il candidato vicepresidente, JD Vance. Già circola una teoria complottista secondo cui loro, i broligarchi, oligarchi e bros, se riusciranno a far eleggere Trump lo faranno rapidamente interdire. Grazie al 25esimo emendamento che permette di rimuovere un presidente incapacitato. Vance, da loro protetto, assunto, lanciato, andrebbe alla Casa Bianca per loro. Al netto dei complotti – e lui ne diffonde tanti – Musk è attivo sul territorio. In Pennsylvania, Musk dà 100 dollari a ogni elettore che firma la sua petizione libertaria. È una trovata per avere telefono e mail di possibili elettori repubblicani. Per attirare gli incerti per cui è una cifra poveraccia, dall'altro ieri Musk dà un milione ogni giorno a un firmatario estratto a sorte. Il suo patrimonio è valutato sui 247 miliardi, il milione quotidiano non è un problema. Casomai è un problema la dubbia legalità dello scambio voto-denaro, e non si sa come finirà. Intanto, la campagna del Pac di Musk è tre volte quella di Trump. Che non può più contare sui tanti piccoli finanziatori dall'America profonda come nel 2016, e quest'anno si regge sui super ricchi con tentazioni totalitarie o solo molto contrari alle tasse. Ma Trump si è impegnato, ha fatto televendite di Bibbie di Trump e di orologi d'oro da centomila dollari l'uno, che secondo (...) Continua la lettura sulla pagina facebook de Il giornale dei giornali
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Condivido, con la consapevolezza che in uno Stato di diritto, la sovranità è il primo pilastro su cui si costruiscono tutte le altre regole.
Oggi l’avvocato Giuseppe Iannaccone, amico e collega carissimo, ha scritto una lettera ai principali quotidiani italiani in risposta agli attacchi che Elon Musk ha rivolto ai giudici italiani che si sono occupati della vicenda “immigrazione-Albania”. È uno di quei casi in cui da cittadini certo ma anche da operatori del diritto non si può tacere. Per questo, di seguito, condividendone integralmente il contenuto, la ricopio e la sottoscrivo. Sperando che siano in tanti a condividerla tanto più dopo che si è pronunciata anche la voce più autorevole del Paese e cioè quella del Presidente Mattarella. “Egregi Direttori, oggi non scrivo come avvocato, ma come cittadino italiano. E, come cittadino italiano, non posso accettare il silenzio assordante rispetto agli attacchi di un imprenditore straniero nei confronti dei Magistrati del nostro Paese. Un attacco che Elon Musk ha potuto permettersi di sferrare, perché il terreno gli è stato preparato dalle dichiarazioni scomposte, di questi ultimi tempi, di maggioranza e opposizione. Al di là di come la si possa pensare sulla questione immigrazione, i giudici italiani hanno applicato la legge, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dal nostro Ordinamento. Quegli stessi strumenti che incarnano le più alte garanzie a difesa di ciascuno di noi, approdo di un lungo cammino delle democrazie liberali, che non dovremmo mai dare per scontate. Il nostro sistema giuridico è plasmato su un rigoroso equilibrio tra poteri, che si regge su controlli, interni ed esterni, volti a prevenire ogni possibile abuso, da chiunque sia commesso. Fosse anche un Magistrato. E infatti, come dimostra la cronaca recente, quando un Magistrato si è posto al di fuori della legalità, è stata proprio la Magistratura a reagire per prima, dimostrando di avere gli anticorpi necessari per proteggere la propria integrità e la tenuta democratica del Paese. Difendere la nostra Magistratura significa difendere la nostra democrazia, perché ogni attacco alla dignità delle nostre istituzioni e di chi le rappresenta ferisce il nostro senso di comunità. Ma che fine ha fatto la difesa della Patria? Della nostra Repubblica messa in pericolo dagli stranieri? Davvero, non capisco come sia possibile che nessuno - tra maggioranza e opposizione - abbia mostrato sconcerto di fronte agli attacchi esterni nei confronti della Magistratura. Forse, se ci fosse Pasolini, mi risponderebbe “Io so”; io so, perché nessuna voce si è elevata – né dal Governo né dalle opposizioni – a difesa dei nostri Magistrati, con coraggio e senza ambiguità, rispetto alle dichiarazioni di Elon Musk. E, forse, lo sapete anche voi” Giuseppe Iannaccone
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Se ne sentiva davvero la mancanza: negli Usa, l’Amministrazione Trump istituirà un “Deparment of Government Efficiency” nuovo di zecca, con al vertice Elon Musk. C’è la necessità di eliminare almeno duemila miliardi di dollari di sprechi che si anniderebbero nella spesa federale: come avrebbe detto il Generale de Gaulle, davvero un vasto programma! Sarebbe una novità, quello di controllare i bilanci pubblici se nelle Università americane mancassero i Master in Public Administration, se da decenni non avessero sfornato tecniche raffinatissime di controllo, contrassegnate dai nomi più stravaganti, come il Planning, Programming and Budgeting System (PPBS) o lo Zero-base Budgeting (ZBB): sistemi che una volta producevano più carta di quanta non ne eliminassero e che ora generano più file di controllo e verifica di quanti dati non ne elaborino per raggiungere obiettivi di efficienza e risparmio. Tutto inutile!
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leadership e soprattutto conoscenza dei principi democratici.
Avrete di certo avuto modo di leggere le affermazioni di Musk, proprietario di X su X, relative ai nostri giudici su caso Albania: "devono andarsene". In una rarissima (secondo me di questo genere unica) comunicazione, a rispondergli e non benissimo è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Usò parole simili nei confronti della ministra Laurence Boone nella data cui fa riferimento. La ministra francese disse che avrebbe vigilato sul rispetto dei diritti dopo le nostre elezioni. In particolare: "L’Italia è un grande Paese democratico e (...) particolarmente chi in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni". Mi sento di aggiungere che purtroppo, pur io condividendo appieno il suo messaggio, le prescrizioni anche se non tramite X e quindi visibili a tutti e tutte, ce le impartiscono da un po'. Cosa pensate delle affermazioni di Musk e della risposta di Mattarella? Mariangela
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Donald Trump sarà anche testa a testa con Kamala Harris per la Casa Bianca. E Elon Musk sarà il genio che ha trasformato interi settori tecnologici. Ma sul piano finanziario le loro avventure nei social media sono fonte d’imbarazzo. Perché sia il lancio di Truth Social da parte di Trump che la conquista di X (già Twitter) da parte di Musk contano molto per la campagna del leader repubblicano. Eppure allungano le ombre di sconfitte in affari per entrambi, aprendo una finestra sui loro obiettivi meno visibili. Prendiamo Truth, la piattaforma quotata a Wall Street da Trump a marzo. Truth ha un bilancio da piccola impresa sull’orlo del fallimento. Ai dati più recenti fattura appena 839 mila dollari a trimestre, in calo del 30% rispetto un anno fa e con perdite di 16 milioni. Eppure vale 3,69 miliardi di euro in borsa e cioè, assurdamente, vale un migliaio di volte il fatturato (l’utile non esiste); ciò assegna alla partecipazione di Trump nel capitale il valore teorico di 2,18 miliardi di dollari. Non male per una creatura che poco tempo fa non esisteva e non ha mai guadagnato: vendendo parte del suo 59% di Truth, Trump si pagherebbe i costi da centinaia di milioni in avvocati per i suoi processi. Il tycoon potrà vendere dal 20 settembre. Il problema è che, se lo fa, dimostra sfiducia nel suo futuro politico. Perché Truth sale e scende in borsa non in base ai ricavi e agli utili, ma a come va Trump dei sondaggi: il titolo è balzato del 36% dopo l’attentato, quindi calato del 58% con l’ascesa di Kamala. Se tra due mesi Trump perde la Casa Bianca, le azioni del suo social rischiano di trasformarsi in carta straccia in un minuto. Niente in confronto ai problemi di Musk con X. Lui l’ha strapagata a 44 miliardi di dollari, prendendo 13 miliardi di debiti e lasciandoli da pagare sulle spalle della stessa azienda: un onere semplicemente impossibile. Infatti il valore di X è più che dimezzato (a dir poco), le banche trattano il suo debito come se fosse già in default e inserzionisti pubblicitari come Apple o Disney sono messi in fuga dall’affollamento di contenuti estremisti rilanciati da Musk stesso. Ora lui rischia di dover vendere azioni Tesla per puntellare il social media. Ma c’è una logica. Se Trump vince le elezioni e lui continua ad aiutarlo su X, allora Musk potrà contare su uno sponsor potente per vendere i propri servizi spaziali (SpaceX) e digitali (Starlink) ai governi di tutto il mondo. C’è del metodo in questa follia.
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