"𝐿𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑢𝑜̀ 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑢𝑟𝑠𝑖 𝑠𝑜𝑙𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑎 𝑖𝑛𝑜𝑝𝑒𝑟𝑜𝑠𝑎. 𝐿𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑛𝑜𝑖. 𝐼𝑙 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑖𝑚𝑝𝑒𝑔𝑛𝑜. 𝐿𝑎 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑡𝑎̀. 𝐿𝑒 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑒 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑒." Queste le parole con cui 𝐒𝐞𝐫𝐠𝐢𝐨 𝐌𝐚𝐭𝐭𝐚𝐫𝐞𝐥𝐥𝐚 ha deciso di concludere il suo discorso di fine anno. Un discorso nel quale il Presidente della Repubblica ha invitato ad "𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑖𝑙 𝑏𝑒𝑛𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑒̀ 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑡𝑟𝑎𝑚𝑎 𝑑𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖, 𝑑𝑖 𝑣𝑎𝑙𝑜𝑟𝑖, 𝑑𝑖 𝑡𝑒𝑛𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑖𝑑𝑒𝑎𝑙𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑙 𝑐ℎ𝑒 𝑡𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑎𝑠𝑠𝑖𝑒𝑚𝑒 𝑙𝑒 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎̀ 𝑒 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑢𝑐𝑒 𝑖𝑛 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑡𝑎̀ 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑐𝑜𝑙𝑙𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛𝑠𝑖𝑒𝑚𝑒 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑢𝑖𝑟𝑒. 𝐸̀ 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑚𝑒𝑑𝑒𝑠𝑖𝑚𝑎 𝑡𝑟𝑎𝑚𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑟𝑎̀ 𝑑𝑖 𝑒𝑣𝑖𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑑𝑖𝑣𝑎𝑟𝑖𝑐𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑎𝑐𝑒𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑙𝑒 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑒 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑒𝑡𝑎̀ 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑐𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑢𝑛 𝑑𝑒𝑠𝑒𝑟𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖, 𝑢𝑛 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑎𝑏𝑖𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑠𝑜𝑙𝑖𝑡𝑢𝑑𝑖𝑛𝑖. 𝑆𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑚𝑎𝑡𝑖 𝑎𝑑 𝑎𝑔𝑖𝑟𝑒, 𝑟𝑖𝑓𝑢𝑔𝑔𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑑𝑎 𝑒𝑔𝑜𝑖𝑠𝑚𝑜, 𝑟𝑎𝑠𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑜 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑓𝑓𝑒𝑟𝑒𝑛𝑧𝑎." Per poi ricordarci che "𝑃𝑎𝑡𝑟𝑖𝑜𝑡𝑡𝑖𝑠𝑚𝑜 𝑒̀ 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑚𝑒𝑑𝑖𝑐𝑖 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑛𝑡𝑜 𝑠𝑜𝑐𝑐𝑜𝑟𝑠𝑜, 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑣𝑜𝑙𝑔𝑜𝑛𝑜 𝑖𝑙 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑑𝑖𝑓𝑓𝑖𝑐𝑖𝑙𝑖 𝑒 𝑡𝑎𝑙𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖𝑜𝑠𝑒. 𝑄𝑢𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑖 𝑖𝑛𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖 𝑑𝑒𝑑𝑖𝑐𝑎𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑖. 𝐷𝑖 𝑐ℎ𝑖 𝑓𝑎 𝑖𝑚𝑝𝑟𝑒𝑠𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑟𝑒𝑠𝑝𝑜𝑛𝑠𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑎𝑙𝑒 𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑖𝑐𝑢𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎. 𝐷𝑖 𝑐ℎ𝑖 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑐𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎. 𝐷𝑖 𝑐ℎ𝑖 𝑠𝑡𝑢𝑑𝑖𝑎 𝑒 𝑠𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑝𝑎𝑟𝑎 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑟𝑒𝑠𝑝𝑜𝑛𝑠𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑣𝑟𝑎̀ 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑡𝑜. 𝐷𝑖 𝑐ℎ𝑖 𝑠𝑖 𝑖𝑚𝑝𝑒𝑔𝑛𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑣𝑜𝑙𝑜𝑛𝑡𝑎𝑟𝑖𝑎𝑡𝑜. 𝐷𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑛𝑧𝑖𝑎𝑛𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑠𝑠𝑖𝑐𝑢𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑠𝑜𝑠𝑡𝑒𝑔𝑛𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑓𝑎𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑒." Ancora una volta grazie Presidente. #discorsomattarella #discorsofineanno #SergioMattarella #speranza #buonannonuovo #buon2025 #volontari #volontariato #csvlazio
Post di CSV Lazio ETS
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#vecchipensieri una "nuova" vecchia #riflessione, che -di nuovo, ahimè- è sempre attuale. È necessario riscoprire, o per tante -molte- persone scoprire l'amore per la #cosapubblica. Serve che ognuno di noi riporti al centro delle proprie discussioni la #politica; perchè è necessario che tutti noi ci interessiamo alla politica. Non farlo significa autoescludersi della definizione e costruzione del nostro #futuro e del futuro delle #nuovegenerazioni. Abbiamo sacrificato sull'altare dell'oggi il nostro domani; lo facciamo per inseguire effimeri bisogni, per dare sfogo a un ego-centrismo dannoso, per noi stessi e per la Comunità. Dobbiamo mettere da parte l'io e pensare al noi; è necessario costruire una società che sia sempre meno ego-centrica e sempre più #ECO-centrica. Non è più il momento di rimanere in disparte; questo è il momento di assurmersi delle #responsabilità e #fareladifferenza. Lo dobbiamo fare #ora, lo dobbiamo fare #INSIEME. Il mio punto di vista lo trovate in questo vecchio articolo del 2020. Buona lettura. ⬇️⬇️⬇️ https://lnkd.in/dDerktB6
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È un piacere tornare su Scienza in rete per condividere alcune riflessioni che nascono dall’esperienza e dalla ricerca, affrontando le lezioni di solidarietà e resilienza che le pandemie ci hanno lasciato. Ogni crisi sanitaria è un duro promemoria della nostra fragilità, ma anche del potere che possiamo riscoprire quando scegliamo di unirci. Guardando alle esperienze passate, emerge l'importanza di coltivare connessioni autentiche e di costruire comunità pronte a reagire insieme. In fondo, è nei momenti più difficili che il nostro senso di umanità si rivela con più forza, e da lì possiamo trarre la spinta per guardare al futuro con speranza e consapevolezza. Link dell'articolo: https://lnkd.in/eFYDdiTs
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👣 in cammino verso le Settimane Sociali dei Cattolici in Italia Dalle riflessioni dei 2000 partecipanti al percorso preparatorio verso la 50^ Settimana Sociale dei Cattolici in Italia (Trieste, 3-7 luglio 2024). web ▶️ https://lnkd.in/dSWr7Ugi Emerge uno spaccato incoraggiante sulle ricadute sociali dell’impegno corale dei cittadini – nelle associazioni, nelle buone pratiche – ma anche uno sguardo lucido riguardo i fattori che possono ostacolare e frenare la partecipazione. Partecipare ad un’azione sociale nella prospettiva del bene comune crea coesione, infonde motivazione e accresce le competenze personali, favorisce lo sviluppo della capacità di coordinamento, rende le iniziative più incisive socialmente e politicamente. #settimanesocial #AlCuoreDellaDemocrazia #trieste2024 #ChiesaeComunicazione
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Quanto è cambiato il mondo dal 1950? Tanto, forse fin troppo. Al contempo, il nostro presente non è così diverso da quello di 75 anni fa, perché non sono così diverse le domande fondamentali che ci accompagnano, quelle per cui vale la pena interrogarsi e impegnarsi nel cercare risposte come collettività. Come Aggiornamenti Sociali intendiamo continuare a cercare risposte, a scoprire e tessere legami in un mondo che cambia. Leggi l'editoriale del direttore Giuseppe Riggio per i 75 anni della Rivista: https://lnkd.in/dAvgvrQB
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A volte nel nostro Paese ho l’impressione che ci sia un atteggiamento passivo nei confronti del presente. Un atteggiamento che sta sgretolando uno dei pilastri del nostro modo di stare insieme, del nostro modo di guardare al futuro. E’ come se si pretendesse di avere diritto ad un domani migliore senza essere consapevoli che bisogna saperlo conquistare. Io non sono un professore di storia e sociologia ma mi è capitato ogni tanto di pensare da dove nasca tutto ciò. La risposta che mi sono dato è che in modo paradossale ogni tanto le grandi conquiste portano a risvolti imprevedibile e non voluti. E così è successo nel ‘68, movimento di lotta pienamente condivisibile che ci ha permesso di compiere enormi passi avanti nelle conquiste sociali e civili ma che ha avuto purtroppo un effetto devastante nei confronti dell’atteggiamento verso il dovere. Oggi viviamo nell’epoca dei diritti. Il diritto al posto fisso, al salario garantito, al lavoro sotto casa, il diritto di urlare e sfilare, il diritto a pretendere. Lasciatemi dire che i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati. Ma se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo. Perché questa evoluzione della specie crea una generazione molto più debole di quella precedente, senza il coraggio di lottare ma con la speranza che qualcun altro faccia qualcosa. Una specie di attendismo che è perverso e involutivo. Per questo credo che dobbiamo tornare ad un sano senso del dovere. Alla consapevolezza che per avere bisogna anche dare. Bisogna riscoprire il senso e la dignità dell’impegno, il valore del contributo che ognuno può dare al processo di costruzione dell’oggi e soprattutto del domani.“
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Memoria come Responsabilità Collettiva In occasione del Giorno della Memoria, mi fermo a osservare il vagone FS Italia 7666 esposto in Piazza Bra a Verona. Questo vagone, identico a quelli utilizzati tra il 1943 e il 1945 per deportare uomini, donne e bambini verso i campi di sterminio, è un simbolo tangibile della tragedia della Shoah. È un ricordo che non si spegne, che ci invita a riflettere sul passato, ma soprattutto a interrogarci sul presente: come possiamo fare in modo che atrocità simili non si ripetano? Nell’ impegno con il MAEC - Mediterranean Aid Education Center mi confronto quotidianamente con la sofferenza di chi fugge da guerre e persecuzioni. Salvare vite in mare e accogliere chi ha perso tutto non è solo un atto di solidarietà, ma una difesa della dignità umana. È un impegno morale che afferma che nessuna vita deve essere messa in secondo piano. Eppure, per costruire un futuro migliore, la memoria non può rimanere relegata al passato. Deve diventare una forza che ci spinge ad agire. Raccontare storie come quella del vagone FS 7666 non significa solo ricordare, ma educare le nuove generazioni a comprendere che l’odio, la violenza e l’intolleranza non nascono all’improvviso. Sono il risultato di indifferenza e paura. La memoria, quindi, non può essere passiva: deve tradursi in azioni concrete, deve ispirare scelte, impegno e coraggio. Ogni volta che il vagone viene esposto, sento la responsabilità di fare di più. È un simbolo che non parla solo del passato, ma ci ricorda che la storia può ripetersi. Ogni giorno vediamo crescere muri, esclusioni e vite lasciate alla deriva. Oggi più che mai, ricordare significa agire. Significa denunciare l’odio, combattere l’indifferenza, difendere chi ancora oggi subisce ingiustizie e discriminazioni. Il vagone FS 7666 è un simbolo che ci unisce, ma anche un monito. Non basta ricordare. Dobbiamo fare in modo che la memoria diventi un ponte verso il futuro, un futuro in cui educare le nuove generazioni al rispetto, alla solidarietà e al rifiuto dell’odio è la chiave per costruire una società migliore. Come diceva Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.” Conoscere è il primo passo per cambiare. Sta a noi scegliere di non voltare lo sguardo, ma di essere parte di un impegno collettivo per un domani in cui la dignità e i diritti di ogni persona siano sempre rispettati. #giornatadellamemoria #pernondimeticare Regina https://lnkd.in/dp2mEBym
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La grande saggezza di saper comunicare con speranza Uno sguardo agli ultimi appuntamenti che hanno riguardato la comunicazione con un focus sul Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2025 La settimana appena trascorsa ha visto susseguirsi a Roma e in Vaticano una serie di iniziative che hanno avuto come comune denominatore la comunicazione e tutte le sue derivazioni. La Pontificia Università della Santa Croce ha ospitato, dal 22 al 24 gennaio, il suo 14º Seminario Professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa, a cui hanno preso parte circa 600 professionisti da oltre 60 Paesi. Io stesso - come ho raccontato sui miei canali social - ho avuto la possibilità di tenere una comunicazione su “Intelligenza Artificiale e Vita Consacrata” e intervenire in una sessione con don Luca Peyron su “Evangelizzazione e Intelligenza Artificiale”. Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Proprio il 24 gennaio, nella Festa di San Francesco di Sales, è stato diffuso come di consueto il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali di quest’anno (la 59ma), dedicato al tema giubilare della speranza. Oltre a quanto già riflettuto su questa piattaforma quando venne annunciato il tema del Messaggio lo scorso novembre [I sogni di Papa Francesco per una comunicazione che cambia il mondo], possiamo aggiungere che dal testo emerge un invito pressante e attuale a riscoprire la comunicazione come strumento di speranza, costruzione e prossimità. Infatti, in un contesto storico segnato da disinformazione, polarizzazione e conflitti culturali, si rende ancora più necessaria la responsabilità dei comunicatori nel cercare di plasmare una società più giusta e fraterna. “Troppo spesso oggi la comunicazione non genera speranza, ma paura e disperazione, pregiudizio e rancore, fanatismo e addirittura odio”, scrive il Pontefice. Questo quadro è aggravato dalla tendenza a semplificare eccessivamente le complessità della realtà per ottenere reazioni istintive, e dall’uso strumentale delle parole, che spesso diventano “lame” per ferire e dominare. Leggi il resto sul mio Substack: https://lnkd.in/djKwtSRt #animadigitale
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TRE BUONI PROPOSITI PER IL 2025 Sperare nella speranza «Spera» è il titolo dell’autobiografia di Papa Francesco, scritta insieme con quel fenomenale editor che risponde al nome di Carlo Musso. Di più: Bergoglio, non a caso, ha dedicato il Giubileo alla speranza. Ma attenzione, la sua non è una fissazione: è il più importante buon proposito per il 2025. In primo luogo bisogna sperare nella pace. Ecco, noi nel 2025 vogliamo sperare nella speranza. (Ri)costruire la comunità Aristotele diceva che l’uomo è un animale sociale perché appartiene a una comunità. Peccato che la comunità si stia sgretolando sotto i colpi dell’individualismo, del cattivismo e, perché no, del nazionalismo. Occorre rimboccarsi le maniche per creare una società più giusta, inclusiva, solidale. Ecco, noi nel 2025 vogliamo (ri)costruire la comunità. Lavorare in letizia I nostri genitori ci hanno insegnato a identificare il lavoro con il sacrificio. Per fortuna qualcuno, negli ultimi anni, ha cominciato a pensarla diversamente. Fino a Oliver Burkeman, scrittore (e giornalista) britannico, che ha definitivamente capovolto il concetto: lavora bene ed è più produttivo solo chi è contento del proprio lavoro e si diverte tutti i giorni. In fondo, lo diceva anche San Benedetto ai suoi monaci. Ecco, noi nel 2025 vogliamo che tutti lavorino in letizia. https://www.smart-time.it #papafrancesco #carlomusso #speranza #burkeman #aristotele #sanbenedetto #comunità #lavoro
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POLITICA E RADICE CATTOLICA Vedi anche il sito ilcorriereblog.it Settimane sociali. Per rigenerarsi contro l’individualismo le democrazie devono provare a decentrare il loro sguardo Non c’è immagine più iconica per cogliere la fine di un’epoca politica del dibattito presidenziale tra un Biden affaticato, tentennante, disperatamente teso a dare una lettura razionale ma troppo scialba della realtà e un Trump condannato, spavaldo, presuntuosamente sicuro di possedere le soluzioni a tutti i problemi del nostro tempo, Si potrebbe continuare guardando la Francia, dove il governo di un presidente illuminato e colto rischia di finire malamente, consegnando il paese a un Rassemblement National che raccoglie a piene mani il risentimento popolare. Occorre prendere atto che la crisi strutturale del modello della globalizzazione sta facendo vincere le destre. E che gli sconfinamenti verso posizioni estreme, xenofobe e razziste, sono sempre più diffusi e legittimati. Come dimostrano anche i recenti fatti di cronaca italiana. Qualche anno fa il più importante filosofo tedesco vivente, Jurgen Habermas, aveva sostenuto che le democrazie contemporanee non sono in grado di rigenerare le premesse etiche su cui si fondano. Il senso di questa affermazione è che l’individualismo radicale – in combinazione con l’incessante innovazione tecnologica – tende a snervare il tessuto democratico, indebolendo il legame sociale, che viene prima e dopo lo spazio della libertà individuale. Per questo motivo Habermas – da grande pensatore laico – suggeriva di non sottovalutare il ruolo che le risorse cognitive e relazionali ancora disponibili nelle grandi tradizioni religiose possono avere per rianimare la democrazia e salvarla dalla sua crisi. È in questa prospettiva che si deve guardare allo svolgimento della 50ª edizione delle settimane sociali dei cattolici italiani che si svolgono in questi giorni a Trieste. La presenza del presidente della Repubblica Mattarella e di Papa Bergoglio attribuiscono a queste giornate un rilievo che non raggiungevano da molti anni. Il tema – non a caso – è quello della democrazia e della partecipazione. Tema attualissimo, che tocca tutti, oggi più che mai. Il mondo cattolico – molto più variegato e debole rispetto al passato – oggi non ha un partito di riferimento. E sarebbe del tutto fuori luogo guardare a Trieste sul piano strettamente partitico. Alla luce del pontificato di Bergoglio – e alle due encicliche Laudato Si e Fratelli Tutti – il ruolo dei cattolici nella sfera pubblica si pone su un piano diverso. L’idea di fondo è che l’offerta politica oggi disponibile non riesce più a interpretare la condizione di vita dei nostri concittadini. Viviamo in un ritardo cognitivo. Le idee di individuo, di impresa separata dal proprio contesto, di sovranità politica territoriale slegata dai problemi globali sono inadeguate (...) Mauro Magatti - Corriere della Sera - 4 luglio 2024 Continua la lettura sulla paguna facebook de Il giornale dei giornali
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Come comunicare la fede in un mondo che cambia? Crollano le vocazioni, cala vertiginosamente il numero dei fedeli che frequentano le funzioni religiose (ad oggi il 19% degli italiani), mentre le organizzazioni di volontariato hanno perso 1 milione di volontari negli ultimi 7 anni. Eppure si assiste a fenomeni curiosamente in controtendenza, come il crescente interesse nei temi di spiritualità, al punto che i siti web che se ne occupano vengono presi d'assalto. Anche nel mondo dell'informazione quotidiani come Avvenire stanno registrando risultati sensibilmente migliori rispetto alle testate generaliste. La gente cerca una spiritualità scollegata dalla liturgia? Come possono intervenire Chiesa, giornalisti, comunicatori ed influencer cristiani, ma anche la letteratura in questo composito panorama? Di questo abbiamo dibattuto oggi al convegno "LA BUONA NOTIZIA" promosso da Ucsi Piemonte nel corso del quale abbiamo raccolto interessanti stimoli e suggerimenti in un convegno che ha visto tutti, pubblico compreso, protagonisti attivi. Grazie per questa bella giornata che non vedo l'ora di poter ripetere sul territorio.
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2 mesiGrazie Presidente